Più di 130 mila casi. Oltre 350 sentenze al giorno. Il 25 per cento dei legami in atto si scioglie. Ogni 4 minuti, in Italia, un matrimonio va in frantumi. E la Sicilia, tradizionalmente e storicamente meno coinvolta nel fenomeno, si equipara sempre più alle regioni del Nord. Esperti a confronto in un’analisi giuridica, legale, sociale, psichica, religiosa di un fenomeno in espansione: il divorzio
A cura della Redazione
“Matrimonio! Che bruttissima parola! Di quelle che ti fanno capire in che guaio ti sei ficcato!” (George Bernard Shaw). “La base logica del matrimonio è il malinteso reciproco!” (Oscar Wilde). “Probabilmente il divorzio ha all’incirca la stessa età del matrimonio, credo però che il matrimonio abbia qualche settimana in più!” (Voltaire). “Il matrimonio è come una trappola per topi: quelli che son dentro vorrebbero uscirne e gli altri ci girano intorno per entrarvi!” (Giovanni Verga).
Anno 1970, con 325 voti a favore e 283 contrari, la Camera approva la legge sul divorzio. Asce come rimedio al fallimento della viota coniugale , rappresentando, agli esordi, una vera e proprisa rivoluzione nel campo dei diritti umani, oggi una vera e propria piaga sociale.
ANDAMENTO DEL FENOMENO
Lo stesso anno della promulgazione, si registrano 5 mila 500 divorzi. Appena un anno dopo, la cifra aumenta vertiginosamente, registrando 15 mila casi in più. Dal ’72 all’80, il fenomeno mantiene una media annua di 40 mila casi. Durante i 4 anni successivi, si arriva a 45 mila. Sino ad arrivare agli anni del boom, gli anni 90, in cui la cifra si aggira intorno ai 65 mila casi l’anno, cioè il 22 per cento dei matrimoni avvenuti in quel periodo. Da allora a oggi siamo di fronte una cresita inarrestabile. Oggi, il numero di separazioni e divorzi, secondo dati del ministero di Grazia e Giustizia, si aggira intorno ai 130 mila: più di 350 sentenze al giorno; insomma… uno scioglimento coniugale ogni 4 minuti. Negli ultimi due anni, poi, si è registrato un aumentyo record del 25 per cento in un solo biennio, tanto quanto sono aumentato in un decennio. In passato si è registrato un forte divario numerico tra Nord e Sud, con cifre preponderanti al Nord. La sicilia, in particolare, è sempre stata la regione meridionale con lacentualev più bassa. Nell’ultimo decennio, però, tale divorzio si è assottigliato, registrando un forte incremento in tutta l’Isola sia delle separazioni sia dei divorzi, con una crescita rispettivamente dell’85 e del 74 per cento. Il flusso delle cause è in costante aumento. Il numero più alto di contenziosi si registra nel capoluogo. In Sicilia la crisi riguarda in particolare famiglie di recente formazione. Prevalentemente sono in aumento i procedimenti consensuali. Le cause sono spesso determinate da un forte disagio economico che crea notevoli difficolltà nell’adozione di provvedimenti. La durata media di un matrimonio si aggira intorno ai 14 anni. Dentro questi cambiamenti, ci sono anche le differenze multietniche che coinvolgono anche l’Italia, dove si dsono registrati il 9,2 per cento di separazioni e il 6,1 per cento dei matrimoni.
L’AVVOCATO EL DIAVOLO: ASPETTO LEGALE E ASPETTO ECONOMICO
Il processo deo divorzio può seguire due processi alternativi. Tutto dipende dal consenso di entrambi i coniugi. I procedimenti di separazione possono essere consensuali o giudiziali. “I primi – spiega Caterina Mirto, avvocato matrimonialista, presidenter dell’Aiaf, associazione di avvocati esperti in diritto di famiglia _ si concludono in una sola udienza in presenza del Presidente del tribunale che constata la validità degli accordi raggiunti dalle parti, dopo avere esperito un tentativo di cionciliazione. Questo si conclude con un decreto di omologazione per accedere dopo tre anni alla richiesta di divorzio. Le separazioni giudiziali, invece – continua l’avvocato – iniziano a istanza di una deller parti e si svolgono in due fasi diverse; quella presidenziale in cui viene esperito il tentativo di conciliazione e vengono adottati provvedimenti provvisori e urgenti, la seconda, che si svolge davanti al Giudice struttore, può durare da uno a x anni e il giudizio si conclude con una sentenza che può essere appellata e successivamente anche impugnata in cassazione”. In entrambi i casi, le parti debbono essere assistite da un avvocato e questo comporta già un primo carico di spese. Se si litiga, poi, la spesa non ha limiti. Il divorzio rappresenta un vero e proprio business. Certo tutto è affidato alla deontologia dei legali. Parliamo, comunque, di un volume di affari che ogni anno fattura dai 500 milioni al miliardio di Euro. Quando parliamo di divorzi congiunti, la cifra oscilla dai 2 ai 15 mila Euro, mentre quelli conflittuali sono, come si dice in termini legali, ‘senza tetto’ e con cifre da capogiro. In realtà, comunque, determinare il costo preciso di un procedimento di separazione e di divorzio è impossibile dal momento che non si possono preventivare gli atti che si andranno a compiere. “I costi, se parliamo di avvocati corretti – sottolinea l’avvocato Mirto – vengono determinasti attraversio un tariffario che è identico per tutte le regioni d’Italia. I costi aumentano solo in virtù di quello che si attua per il cliente. L’avvocato non può andare oltre le tariffe consentite dalla legge, ma nell’ambito delle stesse può applicare i minimi, le medie o i massimi. In caso di parcelle non corrispondenti al lavoro effettuato il cliente potrà rivolgersi al consiglio dell’ordine.
I TEMPI BIBLICI ELLA LEGGE- ASPETTO GIURIDICO
I costi di un divorzio, oltre che sulla coppia, gravano sulle tasse statali, poiché una rilevante dei giudizi si svolge con il patrocinio a spese dello Stato. “Nel caso che si concluda con una separazione consensuale – spiega Rocco Camerata Scovazza, giudice reggente della prima Sezione Civile del Tribunale di Palermo – vengono liquidati dagli 800 ai 1000 Euro circa per ciascun difensore. Nel caso che il giudice prosegua, il costo sale a circa 1500 Euro. Il problema è aggravato pure dai tempi di procedimento che variano a secondo delle domamde formulate dalle parti, nonché dal tipo di giudizxio promosso. Una prima strozzatura – sottolinea il giudice – si verifica tra il deposito del ricorso e la convocazione delle parti per il tentativo di conciliazione, per cui passano almeno sei mersi. Altra strozzatura si verifica, invece, nell’intervallo di tempo tra l’udienza presidenziale e quella di prima comparizione avanti al G.I., che vede un intervallo di circa tre mesi. Successivamente i tempi del giudizio si protraggono a secondo delle questioni messe in campo dalle parti (affidamento dei figli, patrimonio, eccetera), in quanto siu frende necessaria la raccolta di prove e l’espletamento di consulenze tecniche”.
ANIMA IN FRANTUMI – ASPETO PSICOLOGICO
Al di là dei tempi e delle procedure, il divorzio rimane uno degli espedienti più deleteri per la psiche individuale, implicando un coinvolgimento emotivo irreversibile. Un contributo per contenere i danni psicologici a carico di tutti i soggetti coinvolti viene dato dalla psicologia giuridica. Una disciplina, quest’ultima, che coniuga il diritto e la psicologia in ambito giuridico-giudiziario. I tratta di una disciplina antica, ma di recente applicazione, in particolare in Sicilia. Nell’ambito del suo intervento, bisogna tenere conto soprattutto delle dinamiche che si innescano all’interno di una rottura. “Le cause sono tante – sottolinea Antonella Luppino, psicologa -. Tra queste, l’assenza di svincolo dalla famiglia di origine, l’immaturità affettiva, l’evoluzione personale, l’evento critico che conduce all’allontanamentyo dalla dimensione di coppia, nonché la rottura interna del patto di coppia”. Proprio per la molteplicità di cause, tracciara un profilo della coppia separata è estremamente complesso. “Generalmente è una coppia – continua l’esperta – in cui la dimensione del ‘Noi’ non esiste più e ha lasciato il posto alla dimensione dell’Io, dove non vi è più la capacità di mediare e fare compromessi all’interno di un circuito rabbioso dettato dalla delusione di come si vede adesso l’altro. A volta l’aggressività verso l’ex, che si avverte come traditore del patto coniugale, può manifestarsi in una conflittualità aperta, a volte moltom più sottile e celata”. La patologia del matrimonio si riflette prevalentemente sui figli. Anche se qualche volta fanno da deterrente alla separazione dei genitori.
SOCIETA’ MALATA? ASPETTO SOIALE
Non sempre le cause investono la sfera individuale, ma anche sociale. Quanto influisce il contesto socio-culturale sui conflitti di coppia? “Il fattpo che molte persone decidano di separarsi – sottolinea il sociologo Fabio Lo Verde, direttore del dipartimento di Scienze Sociali presso la facoltà di Scienza della Formazione – non necessariamente implica che ci sia un diffuso malessere sociale. La società, vista nel suo insieme, potrebbe presentare uno stato di benessere sociale sistemico, mentre gli individui possono vivere individualmente uno stato di malessere diffuso. O viceversa. Quello della società italiana mi sembra, in questo momento, uno stato di incapacità di lettura sistemica. La cosa di cui possiamo essere certi – prosegue il sociologo – è piuttosto che oggi si manifestano elevati livelli di conflittualità spicciola, cioè di rissosità espressa nella società e dunque all’interno della struttura familiare. Nelle statistiche della litigiosità, rientrano anche i conflitti familiari. Ma in realtà se guardiamo al passato, l’instabilità coniugale è una delle caratteristiche che è sempre stata presente. Solamente che n el passato i fattori di instabilità erano altri. La centralità del diritto individuale della persona e il grande guadagno delle società occidentali contemporanee generano anche un loro contrario, e cioè che non si è disposti più, soprattutto da parte delle donne, a convivere in una situazione di forzata condivisione di spazi e tempi”. In Italia permangono, tra le cause sociali, delle differenze tra le varie aree geografiche. In merito alle differenze regionali – chiarisce il sociologo – c’è da dire che i diversi livelli di instabilità fra Nord e Sud evidenziano uno stato di cose che riguarda comunque differenze territoriali in termini socioeconomici, culturali, valoriali, eccetera complessive, ma che per certi aspetti tendono a ridursi. Ad esempio è vero che ci sono più separazioni al nord che al sud, ma negli ultimi cinque anni i tassi di crescita si sono allineati. Anche il processo di secolarizzazione a cui siuamo andati incontro ha influito sulla desacralizzazione non solo del rito, ma anche degli effetti regolativi del progetto matrimoniale per come viene vissuto oggi rispetto al passato”.
L’UOMO NON OSI SEARARE CIO’ CHE DIO UNISCE – ASPETTO RELIGIOSO
‘I matrimoni durano pochissimo. Aumentano i riti civili e le convivenze. I valori di una volta si stanno perdendo’. Il tribunale ecclesiastico siciliano lancia dati allarmanti. I separati cristiani, però, si sentono esclusi ed emarginati dalla chiesa. La comunità che li rappresenta manifesta grande risentimento in proposito. “I separati – dice don Fabio Fiorentino, direttore dell’Ufficio pastorale per la famiglia di Palermo – se non sono conviventi non hanno nessun problemas ad accostarsi aklla confessione e all’eucarestia, che sono comunemente le cose di cui ci si lamenta di più. La comunità cristiana – continua padre Fiorentino – è vicina con molte strutture ai separati; attraverso i gruppi diocesani o le parrocchie”. Eppure molte coppie ottengono l’annullamento del proprio matrimonio. Il tribunale ecclesiastico regionale della Sicilia per il 2008 ha trattato ben 1169 cause. Ma in quali casi ricorrono gli estremi? “La Chiesa – precisa il sacerdote – non annulla il matrimonio validamente contratto; si può fare un processo canonico per accertare l’invalidità del vincolo. Solo dopo il pronunciamento ufficiale e positivio del tribunale ecclesiastico si può passare a nuove nozze”. La religiosità, comunque, sembra influire sulle scelte di separazione. Ma quanto? “Direi parecchio – sottolinea il direttore del centro pastorale – ed essendo un tema di particolare rilevanza morale, forse non potrebbe essere diversamente”. I corsi pre-matrimoniali hanno effetti sull’animo di chi li segue. La loro obbligatorietà per il matrimonio in chiesa, comunque non sembra preservare da una futura separazione. “Non possono preservare da scelte future – precisa il religioso – anche se non in linea con gli impegni richiesti dal matrimonio religioso. I corsi hanno lo scopo di illuminare la scelta matrimoniale alla luce della fede e di formare una coscienza piàù profonda sui fini del sacramento. Resta detto che chi non condivide è libero di sposare civilmente, perché in talia, per non nostra fortuna, vige la democrazia”.