A Gibellina oggi come ieri fra nuovi linguaggi artistici e identità mediterranee
Vent’anni fa, nel 1992, grazie all’impegno del senatore Ludovico Corrao, nasceva l’istituto di alta cultura Fondazione Orestiadi Onlus, proseguendo nella nuova forma giuridica, l’esperienza culturale iniziata nel 1981 con la prima edizione delle Orestiadi, rassegna di teatro, musica, e arti visive di forte impatto culturale, sia per l’originalità e l’importanza delle proposte artistiche, che per il forte significato sociale del festival, nato in un’area geografica, la valle del Belice, distrutta dal terremoto del 1968 e offesa da decenni di politiche speculative.
Oggi, a vent’anni dalla sua nascita, la Fondazione Orestiadi è rimasta orfana del suo fondatore, anima e cuore di un grande progetto culturale che è stato in grado di affermarsi nel panorama nazionale e internazionale.
Ed è proprio nel nome di Ludovico Corrao che la Fondazione Orestiadi – presieduta oggi dalla professoressa Francesca Corrao – inaugura questo suo nuovo ciclo di vita, nel quale la sperimentazione e l’avanguardia nella comprensione delle nuove tendenze si sposano mirabilmente con l’identità di uno straordinario territorio come quello siciliano e con la sua storia millenaria.
Il ventennale della Fondazione Orestiadi – celebrato stamattina nel corso di una conferenza stampa – è l’occasione per un bilancio della sua attività e per sottolineare il suo ruolo attuale, a partire dai fiori all’occhiello della Fondazione, le Orestiadi, annuale rassegna di teatro, musica, poesia e arti visive, e il Museo delle Trame Mediterranee, che sorge nel cuore del Baglio Di Stefano a Gibellina.
Fra le principali novità che a partire da quest’anno contrassegneranno la Fondazione Orestiadi c’è una sensibilità ancora più marcata verso la grande poesia e la letteratura mediterranea: a questo proposito, da oggi sarà il grande poeta siriano-libanese Adonis, più volte candidato al Nobel, a coordinare la sezione poetica della Fondazione Orestiadi.
A settembre sono poi in programma recital di poesie, che vedranno fra i partecipanti il marocchino Muhammad Bannis e il tunisino Monce Ghachem e che vedranno coinvolti anche gli studenti delle scuole.
Si avvierà, inoltre, un progetto interdisciplinare che vede coinvolte diverse forme di arte attorno al tema dell’Isola interiore, pensato da Achille Bonito Oliva con la collaborazione dello stesso Adonis e di Andrea Cortellessa.
Fra le altre novità c’è una collaborazione con il Parco Archeologico di Selinunte, grazie alla quale sempre a settembre è in programma una grande iniziativa sulla poesia a cui parteciperanno, fra gli altri, gli stessi Muhammad Bannis, Monce Ghachem, oltre alla poetessa libanese Etel Adnan.
Novità anche per quanto riguarda il Comitato Scientifico della Fondazione Orestiadi: Presidente del comitato scientifico è da oggi il filosofo Sebastiano Maffettone. Fra gli altri nomi nuovi del comitato scientifico ci sono personalità del mondo della cultura, come l’antropologa Gabriella D’Agostino, il critico letterario Andrea Cortellessa, il rettore dell’Università Orientale di Napoli, Lida Viganoni, il critico d’arte e storico Claudio Strinati e altri ancora.
Insieme alle novità, non può non essere sottolineata l’azione culturale complessiva della Fondazione, che svolge un’intensa attività di promozione culturale, durante tutti i mesi dell’anno, collaborando all’organizzazione di mostre, convegni sui problemi del territorio (archeologici, etnoantropologici, urbanistici), con particolare riguardo e apertura al mondo islamico-mediterraneo. La Fondazione è stata inoltre presente con sue esposizioni alla biennale di Venezia, al Beaubourg di Parigi, a New York, Londra, Basilea, Algeri, Castel del Monte, Matera e Forlì.
Le origini
Nel periodo immediatamente successivo alle devastazioni causate dal sisma del 1968, era stato proprio il senatore Corrao – allora sindaco di Gibellina – a rivolgersi a numerosi artisti di grande fama per interpretare, con la propria opera, il sentimento di rinascita della cittadina e il forte messaggio di riscatto sociale, espresso attraverso i differenti linguaggi dell’arte. Interventi che segnarono profondamente la fisionomia di Gibellina e ne fecero uno straordinario contenitore di opere d’arte. Tra gli artisti che accolsero l’idea si possono ricordare Pietro Consagra, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Leonardo Sciascia, Mimmo Paladino, Mario Schifano, Franco Angeli e Alberto Burri, che sulle macerie di Gibellina vecchia distrutta dal sisma, realizzò il Grande Cretto, che ripercorre le vie e i vicoli del paese distrutto: un grande monumento della memoria, che ancora oggi è una delle opere d’arte contemporanea più estese al mondo.
Le Orestiadi
Quest’anno la Fondazione presenterà la XXXI edizione del Festival Internazionale delle Orestiadi – la cui direzione artistica è curata da Claudio Collovà -: un progetto che venne ideato dal Senatore Ludovico Corrao e inaugurato nel 1979 dal Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame. Da allora il Festival ha avuto una cadenza annuale, dimostrando oggi una longevità insolita per la Sicilia e ha visto passare da qui artisti provenienti da tutto il mondo. E’ un elenco lunghissimo quello dei poeti, registi, attori, musicisti e coreografi che si unisce a personalità immense delle arti visive, artisti che hanno lavorato ospiti della Fondazione in residenze artistiche, workshop, produzioni, come in una vera Officina creativa tra le più felici oggi in Italia, e sicuramente con la sua specificità l’unica in Sicilia. Nel 1983 ‘L’Orestea di Gibellina’ di Emilio Isgrò, regia di Filippo Crivelli e macchine spettacolari di Arnaldo Pomodoro, segna l’inizio di una vocazione al teatro contemporaneo, alla ricerca, alla sperimentazione e alla complessità dei linguaggi espressivi.
Le iniziative artistiche della Fondazione hanno continuato nel segno della multidisciplinarietà, coniugando insieme l’arte contemporanea con la musica e il teatro sperimentale. Grandi artisti hanno partecipato alla realizzazione delle scenografie da Mimmo Paladino, la cui montagna di sale caratterizza ancora il Baglio di Stefano sede della Fondazione, a Nunzio, Toti Scaloja, solo per citarne alcuni. Tra gli registi della scena internazionali che hanno dato il loro contributo si ricordano Cesare Lievi, Iannis Xenakis, Mario Martone, Alexandr Popowski, Thierry Salmon, Silviu Purcarete, Eimuntas Nekrosius, Lev Dodin, Pietro Carriglio, Roberto Andò, Raul Ruiz, Pippo Delbono, Elio De Capitani, Amos Gitai, Moni Ovadia, Bob Wilson, Peter Stein, Arianne Mnouchkine, Robert Lépage e musicisti come Daniele Abbado, Robert Fripp, John Cage, Philip Glass, Salvatore Sciarrino, Giovanni Sollima. E ancora artisti e autori siciliani oggi riconosciuti in Italia e in Europa come Franco Scaldati, Claudio Collovà, Scimone e Sframeli, Vincenzo Pirrotta ed Emma Dante, ma è questo sicuramente un elenco riduttivo e incompleto. Sono passati trenta edizioni felicissime e le manifestazioni intestate alle Orestiadi hanno avuto come principale scopo il sostegno e la rifondazione della città di Gibellina. Uomini di cultura italiani e stranieri hanno fatto la storia delle Orestiadi, realizzando ciascuno un frammento di un progetto culturale vastissimo e articolato, fortemente caratterizzato dall’incontro tra le espressioni artistiche più innovative e il richiamo continuo alla memoria dei luoghi, un progetto di cui il Festival rappresenta solo una parte. Le Orestiadi di Gibellina è infatti anche uno di quei rari festival in Italia dedicati alla poesia e ha ospitato importanti convegni con la presenza di poeti provenienti dalla Siria, dall’Egitto, Libano, Marocco, Tunisia e moltissimi altri Paesi del bacino del Mediterraneo: uno scambio vitale con la Sicilia e l’Italia che ha accolto le testimonianze e le espressioni più alte di moltissimi poeti, solo per citarne alcuni, come Adonis, Karim Hannachi, Daisaku Ikeda, Giovanni Raboni, Elio Pagliarani, Vincenzo Consolo e Francesca Corrao, che ha inoltre curato e ideato tutti i progetti sulla poesia, teatro, musica e danza che, insieme alle arti visive, alla fotografia, al design e all’artigianato, hanno trovato qui a Gibellina, grazie alla immensa intuizione del Senatore Ludovico Corrao, una casa comune di straordinaria vitalità.
Il Museo delle Trame Mediterranee
Il Museo delle Trame Mediterranee – diretto dall’architetto Enzo Fiammetta – rappresenta una interpretazione aperta e corretta della storia mediterranea, che scorre dalla Spagna, dalla Francia attraverso l’Italia fino ai paesi arabi. Il Museo accoglie nelle sue sale costumi, gioielli, tessuti d’arte, ceramiche e oggetti d’arte di popoli e culture dell’area mediterranea: Sicilia, Egitto, Tunisia, Palestina, Marocco, Albania, ed è l’approdo di anni di ricerche, incontri, dibattiti, studi e seminari promossi dalla Fondazione Orestiadi, ma è tuttora una idea guida, un’idea limite, la cui forza risiede nel suo carattere processuale, interdisciplinare, transnazionale.
Il “Segno” e la “Forma” caratterizzano due delle sezioni del percorso espositivo.
Nella prima è possibile leggere, attraverso l’accostamento degli oggetti di diversa provenienza e di differenti periodi l’evoluzione dei principali motivi decorativi che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’arte e dell’artigianato mediterraneo.
I motivi dell’arabesco, della scrittura e della pseudoscrittura, delle geometrie intrecciate, diffusi in occidente dagli arabi, sono utilizzati come chiave di interpretazione per una lettura intrecciata dei caratteri che uniscono o che univano i popoli del mediterraneo.
Nel confronto tra oggetti di differente provenienza periodo ed uso, si sono cercati i tratti comuni ed i percorsi storico-artistici paralleli, con la possibilità di leggere la permanenza dei motivi decorativi nel tempo, le sue evoluzione e varianti nelle differenti culture e periodi.
Ne sono un esempio, in una delle sale, il raffronto degli arabeschi delle ceramiche di Caltagirone e Trapani del XVI secolo con i Kaftan marocchini del XIX secolo ed i costumi della corte albanese. O anche, in un’altra sezione, le geometrie intrecciate delle piastrelle maiolicate per esterni tunisine del XIX secolo ed i mosaici delle cattedrali normanne siciliane del XII secolo.
La sezione delle “Forme” conserva ceramiche arabe e siciliane del XIX secolo, che confrontate con brocche, idrie e vasi preistorici e medievali dichiarano la comune origine e permanenza del modello.
La Sicilia è sempre stata luogo di incontro di popoli, di sperimentazioni di linguaggi, questa peculiarità ha sempre caratterizzato la sua storia economica ed artistica. Ed è noto come uno dei periodi di maggiore ricchezza culturale e fermento dell’isola fu quello che oggi chiamiamo della cultura trilingue, sotto Ruggero II, nel XII secolo, greci, arabi e latini operavano all’interno dei laboratori reali realizzando alcuni dei più grandi capolavori dell’arte tessile medievale. Sembra a noi che oggi, l’attuale situazione, caratterizzata da profonde migrazioni, possa presentare caratteri simili, la Sicilia può tornare ad essere luogo di incontro, di passaggio di popoli, di sedimentazione di elementi provenienti da culture differenti dalla nostra.
Le sedi
La Fondazione Orestiadi ha sede presso il Baglio Di Stefano e al suo interno sono rappresentati la Regione Siciliana, la Provincia regionale di Trapani e il Comune di Gibellina.
Il Baglio Di Stefano è un complesso immobiliare edificato due secoli fa dall’antico proprietario, il barone Di Stefano. Distrutto dal sisma del 1968 è stato ristrutturato e costituisce oggi un esempio architettonico di eccezionale interesse artistico e culturale, esempio delle tipiche masserie che punteggiano le campagne trapanasi.
Dal 2000 la Fondazione ha nel palazzo (dar) Bach Hamba nel cuore della Medina di Tunisi un ulteriore spazio in cui svolgere le proprie attività. Dar Bach Hamba ospita un’esposizione permanente improntata alle linee-guida del museo delle Trame mediterranee e diverse iniziative nell’ottica di un confronto fra artisti di diverse culture.