Offerta formativa carente, autonomia gestionale ambigua, edilizia disastrata. Sono i nodi centrali che negli ultimi anni hanno messo in ginocchio la scuola siciliana. La nostra Regione, infatti, contribuisce notevolmente ad abbassare la media nazionale rispetto all’Europa
E’ arcinoto che la scuola nazionale è, ormai, allo sfascio sotto tutti i profili. In questo contesto disastroso, la Sicilia contribuisce notevolmente ad abbassare la media nazionale rispetto all’Europa. Sul piano della formazione, per esempio, negli ultimi tre anni, abbiamo perso 15 mila unità lavorative. Perdita che ha messo in ginocchio l’offerta formativa. “Nel rapporto numerico docenti-alunni – dichiara Michele Pagliaro della Cgil scuola – siamo in linea rispetto alle altre regioni, ma abbiamo un rapporto di basso profilo qualitativo, soprattutto nella scuola dell’infanzia, dove intervengono gli enti locali con un’offerta inferiore rispetto alle reali esigenze. Nella scuola primaria, invece, il numero inferiore è dettato dal fatto che non esista il tempo prolungato”.
Da uno studio comparato della Cgil, in Sicilia, proprio per la mancanza del tempo prolungato, vengono effettuate 27 ore a settimana contro le 40 delle altre regioni. Questo significa che un bambino siciliano riduce a tre i cinque anni di studio fatti dagli scolari del resto d’Italia.
“La nostra – riprende Pagliaro – è una regione in cui il governo non si occupa di scuola. L’istruzione non è assunta come una priorità. Questo produce una diseguaglianza socio-culturale con gravi ripercussioni nel confronto con gli altri Paesi europei”.
Il tutto viene ulteriormente aggravato da un’autonomia ambigua. Dal ‘2000, le scuole hanno assunto una propria autonomia gestionale e giuridica. Autonomia, però, fortemente soffocata da disposizioni governative che hanno imposto pesanti tagli. “L’autonomia è contratta dalla scarsa elargizione delle risorse – dice Marisa Guccì, componente regionale della Cgil -. Quest’anno, poi, si è registrata un’ulteriore riduzione per il ridimensionamento della rete scolastica; per noi fallimentare sotto tutti i profili. La Regione ha costituzionalmente piena facoltà di definire la programmazione dell’offerta formativa. Lo Stato, invece – prosegue la sindacalista – ha questa facoltà sul piano organico. Risultato? Una piena dicotomia tra Stato e Regione. Due istituzioni che non trovano un luogo di incontro”.
Con l’accorpamento degli istituti, oggi abbiamo 171 scuole, su 1001, sotto dimensionate e senza un dirigente scolastico.
Non parliamo, poi, dell’edilizia scolastica. Appena il 30 per cento degli edifici è a norma. Il dato più sconcertante è la mancanza di edifici scolastici nati come tali. In poche parole, in Sicilia non si costruiscono scuole dal ’78, con la legge Falcucci. “Per il resto, si tratta di edifici di altro genere e nati con altri scopi, quindi inadeguati a essere utilizzati come scuole. E’ chiaro – riprende Michele Pagliaro – che dietro c’è una rete di interessi facile da comprendere. Questo aggrava, ulteriormente l’evasione scolastica, alimentata anche dalla mancanza di ambienti confortevoli e adeguati -.
A cura della Cgil Scuola