Nutrirsi è anche spiritualità. La cultura Veda in cucina, dove la comprensione del cibo comincia con il realizzare che non siamo corpo, ma anima che vive nel corpo
di R. G.
La cultura del pasto veloce e preconfezionato che domina la cucina contemporanea ci ha abituati ad una attitudine passiva nei confronti del cibo e dell’alimentazione. Oggi si mangia più per un dovere di sopravvivenza che per il gusto del buon cibo e di una piacevole compagnia.
Di principio opposto è, invece, la cultura gastronomica dei Veda, la cui spiritualità è orientata verso concetti diversi. Per i Veda, nutrirsi è anche cultura, storia, convivialità.
Il termine Veda deriva dal sanscrito e significa ‘conoscenza’. I Veda sono le antiche scritture che presentano un cammino di conoscenza verso l’assoluto. Essi sono ancora oggi seguiti da milioni di persone.
L’antichissima scienza alimentare vedica esclude dalla tavola carne, uova e pesce. I Veda consigliano così di divenire persone che vivono bene, mangiano bene e cercano di rispettare il più possibile le altre entità viventi. Loro propongono, inoltre, un’attitudine più attenta e consapevole, in modo che la cucina rispetti il nostro apporto energetico.
Ciò che distingue soprattutto l’attitudine di cucinare nella cultura vedica è la coscienza spirituale di chi cucina e la sua consapevolezza nel preparare i cibi e nel meditare a chi deve essere offerto per prima il cibo.
Nella maggiorparte dei sistemi religiosi, la gente chiede al proprio Dio il pane quotidiano, mentre nella cultura veda, si offre a Dio o al divino il pane quotidiano come espressione del nostro amore per lui. Di solito, cucinando, pensiamo a molte cose, ma non a soddisfare colui che ci da il cibo. Quando il cibo viene cucinato secondo la coscienza della divinità, il pensiero materialista del cuoco contamina in modo sottile il cibo e chi lo mangia. Quando, invece, mangiamo ‘prasada’, cibo cucinato con devozione per Dio, nel mangiare quel cibo, il nostro cuore si purifica, sviluppando amore. Gli effetti che si osservano in chi mangia ‘prasada’ sono differenti da quelli che si possono notare in chi si nutre di cibi cucinati per bisogno di guadagno, per il piacere del palato.
Questa è la visione dell’India, una cultura che unisce tutti gli sforzi umani verso la perfezione spirituale. Secondo i Veda, anche la gastronomia, quindi, può essere permeata di spiritualità.