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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Segnali di ripresa economica in Sicilia?

di Redazione

Dall’andamento della cassa integrazione guadagni qualche speranza per la ripresa economica in Sicilia.

di Giacomo Giusti*

Come è ai più noto, il 2015 dovrebbe aver rappresentato il momento di svolta dell’economia del nostro paese. Al di la del dibattito legato al conseguimento di un decimale in più o in meno sul livello di crescita del nostro Prodotto Interno Lordo, argomento che ha un forte rilievo per quanto concerne gli equilibri di finanza pubblica del paese ma che ha un impatto decisamente minore sulla lettura del ciclo economico, una certezza che sembra profilarsi è quella di un 2015 chiusosi all’insegna di un segno positivo.

Segno positivo che ovviamente non può bastare a recuperare tutte le posizioni perse dall’inizio della crisi economica (che ricordiamo ci siamo trascinati dietro quasi senza soluzione di continuità fin dal 2008) e che è in ogni caso di una intensità talmente poco accentuata da poter nascondere dei differenziali territoriali che possono condurre a ulteriori situazioni recessive, soprattutto con riferimento alle regioni del Mezzogiorno che come è noto scontano una scarsa presenza sui mercati internazionali che in questa fase storica sono molto più performanti rispetto a una domanda interna che sta ripartendo con estrema lentezza. Mentre stiamo scrivendo non siamo in grado di poter dire se la ripresa possa dirsi trasversale a tutti i territori oppure se presenta delle eccezioni, in quanto la diffusione delle informazioni sul Prodotto Interno Lordo a livello territoriali verranno diffuse soltanto nei prossimi mesi. Pertanto fino a quella data possiamo cercare di capire come è stato il 2015 sui territori italiani mettendo insieme indicazioni che provengono da fenomeni correlati alla crescita economica. Il primo di questo indicatore che storicamente viene misurato nel corso dell’anno è costituito dall’andamento della Cassa Integrazione Guadagni.

Un indicatore che l’analisi economica ha dimostrato essere fortemente correlato con la crisi economica avendo raggiunto i suoi massimi storici proprio in corrispondenza degli anni più intensi della crisi. Ebbene a livello nazionale, dopo che in quattro degli ultimi cinque anni si è sfondato il muro del miliardo di ore autorizzate con un massimo di 1,1 miliardi toccato nel 2012 e nel 2013, nel 2015 siamo tornati a meno di 700 milioni di ore con un decremento di quasi il 36% rispetto al 2014. Un segnale importante di recupero di ottimismo da parte delle imprese che è avvenuto con una intensità significativa quasi in tutte le regioni con un recupero più contenuto in Trentino-Alto Adige, Umbria e Basilicata che però costituiscono  territori in cui già il 2014 era coinciso con una sostanziale tenuta del tessuto produttivo o addirittura come la Lucania con una lieve ripresa. La Sicilia ha messo in evidenza una diminuzione della cassa integrazione guadagni di quasi il 33% su un livello assoluto pari a circa 21 milioni di euro.

E in Sicilia?

Ma se a livello nazionale i segni meno pur di diversa intensità erano comuni a tutte le regioni italiane, nella province siciliane non solo le diminuzioni sono fortemente variabili ma si registrano anche diversi casi di aumenti del ricorso a questo strumento che fanno si che in Sicilia siano presenti ben quattro delle dieci province con CIG in crescita fra 2014 e 2015. I due casi più eclatanti in tal senso sono costituiti dalle circoscrizioni provinciali di Agrigento e Caltanissetta che hanno visto una crescita del ricorso alla Cassa Integrazione di oltre il 10%. Situazioni a cui si aggiungono le sostanziali stabilità (tendenti alla crescita) di Catania e Messina e le fortissime contrazioni di Palermo e Ragusa che quindi si candidano a essere i territori provinciali che maggiormente potrebbero aver beneficiato della ripresa.

Ma il 2015 della Cassa Integrazione Guadagni siciliana presenta molte novità anche sul fronte dei settori di attività economica che hanno fatto ricorso a questo ammortizzatore sociale. Se nel 2014 il settore che aveva maggiormente attinto alla Cassa Integrazione Guadagni è stato quello dei servizi alle imprese, il 2015 ha visto il ritorno al vertice di un comparto “classico” come le costruzioni. Comparto che comunque ha dimostrato qualche segnale di ripresa visto il calo del 37% osservato e che fa ben sperare per la ripartenza di quello che è il comparto probabilmente uscito maggiormente con le ossa rotte dal periodo recessivo. Ma questa non è l’unica cosa degna di nota. In Sicilia si nota una diffusa tendenza all’utilizzo di questo strumento da parte di settori terziari e visto il notevole peso che questi hanno nel determinare le fortune economiche di tutti i territori nazionali, una crescita dell’accesso alla CIG da parte di alcuni di questi comparti potrebbe influire negativamente sui processi di ripresa siciliani. Il ruolo dei servizi alle imprese pur non essendo predominante come nel 2014 è comunque molto rilevante e a questi si aggiungono due divisioni di attività economiche diciamo così “emergenti”. Si tratta dell’istruzione che nel 2015 è arrivato ad essere il secondo settore a maggiore intensità di CIG (mentre nel 2014 era solamente il 18 esimo) con un incremento di oltre il 300% a cui si aggiunge il comparto dei trasporti e delle agenzie di viaggio che hanno visto quasi un raddoppio di accesso allo strumento. Molto più confortanti appaiono invece i segnali che provengono dal manifatturiero. In particolare decisamente buone notizie derivano dal comparto dei mezzi di trasporto e in particolare modo dall’automobilistico (-63%), dalla metallurgia in senso ampio e dall’alimentare. Qualche difficoltà (ma su livelli assoluti di ricorso molto modesti) è il comparto meccanico.

Il 2015 ha infine ulteriormente accentuato quel cambiamento strutturale che sta intervenendo nell’utilizzo di questo strumento. Da mezzo usato per contrastare le situazioni temporanee di difficoltà aziendale si sta passando sempre più rapidamente ad un utilizzo per affrontare situazioni di ristrutturazione da parte delle imprese. Non è una tendenza, questa, solo siciliana ma in questa regione ha una connotazione decisamente rilevante. Se nel 2005 le ore di cassa integrazione ordinaria (ovvero quella che si attivano per fronteggiare crisi temporanee) rappresentavano nell’isola oltre il 60% delle ore autorizzate, nel 2015, gli interventi ordinari sono solamente il 18% del monte ore totale. A tutto vantaggio dello strumento straordinario incrementatesi in dieci anni di oltre il 235%.

*Istituto Guglielmo Tagliacarne

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