Diminuiscono gli occupati e, di conseguenza, il numero di coloro i quali si iscrivono ai sindacati. Sembrerebbe questa la facile equazione. Ma quanto non è, invece, crisi di rappresentatività?
di Clara Di Palermo
Il tema dei voucher lavoro e della tutela dei diritti dei lavoratori ha, inevitabilmente, tirato in ballo i sindacati e il ruolo che essi oggi hanno nell’attuale mondo del lavoro. Un mondo in cui il costo del lavoro, in Italia, è ancora troppo elevato e grava pesantemente sulle imprese.
Si è parlato spesso di crisi di rappresentatività. Come viene affrontata dal sindacato in Sicilia?
“L’esperienza della Cgil non registra la flessione di iscritti di cui si dice – afferma Mario Ridulfo della segreteria provinciale Cgil -. E’ chiaro che il sindacato difende il lavoro che c’è. Faccio un esempio: se 20 anni fa c’erano 20 mila addetti in edilizia e oggi ce ne sono 10 mila, è chiaro che registriamo una flessione degli iscritti, ma tutto è proporzionato al mondo del lavoro. Ragionando in numeri complessivi,il dato dei nostri iscritti è stabile. Semmai, si deve valutare il monte salari: consideriamo il settore dei servizi, dove prima quasi tutti gli addetti avevano un contratto a tempo pieno e, di conseguenza, un salario proporzionato. Oggi lavaggio parte ha orari ridotti e contratti part -time, quindi ciò fa diminuire il monte salari del settore, anche se non il numero degli iscritti. Purtroppo diminuisce la ricchezza del mondo del lavoro. Ma ancora di più in questo momento il sindacato è fondamentale per la tutela dei diritti dei lavoratori”.
Può il sindacato essere propulsivo per un’impresa e per il suo rilancio?
“Sì, lo è anche stato in tante esperienze – dice Ridulfo -, in tante vertenze, laddove abbiamo trovato imprenditori disponibili a trovare soluzioni condivise. Il sindacato ha aiutato i lavoratori e, quindi, indirettamente, l’impresa a superare la crisi. I lavoratori hanno accettato contratti di solidarietà pur di accompagnare l’impresa fuori dalla crisi. A volte l’imprenditore vede il sindacato come intralcio. Invece il nostro interesse è che l’impresa funzioni e, quindi, che i lavoratori lavorino. Abbiamo il dovere di provare a trovare soluzioni insieme con lavoratori e imprenditori”.
Chi è oggi il principale interlocutore del sindacato nel nostro territorio?
“In Sicilia il comparto industriale incide solo per il 2% del Pil. Il grosso della ricchezza è prodotta da agricoltura e turismo ma la parte più consistente di ricchezza ruota attorno alla Pubblica Amministrazione, con le imprese che forniscono beni e servizi alla P.A. In questi anni di diminuzione della spesa pubblica, queste imprese sono andate in crisi, con serie difficoltà di sopravvivenza. Ci sono poi le imprese legate alla trasformazione dei prodotti e il commercio. Questo è il mondo con cui ci confrontiamo ed è chiaro che in questa realtà il sindacato ha i suoi interlocutori nei pochi imprenditori e nella politica che amministra la Pubblica Amministrazione. Il sindacato ha difeso il lavoro che c’era, e anche oggi lo difende con i denti, ma non abbiamo mai smesso di chiedere alla politica di guardare oltre la crisi e trasformarla in occasione per fare investimenti sulla messa in sicurezza del territorio, delle strade, delle scuole, sull’economia circolare. Ma in condizione di crisi tutto diventa complicato”.
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