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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Dipendenze patologiche: vi guidiamo a capirne i sintomi e i segnali per individuarle

Dipendenze patologiche. Come capire se una persona è dipendente da stupefacenti o da altri comportamenti viziati, come il gioco, lo shopping convulsivo o l’alcool?...

di Redazione

Come capire se una persona è vittima di dipendenze patologiche, come stupefacenti, alcool o di altri comportamenti viziati, come il gioco, lo shopping convulsivo o ancora manie persecutorie, mania di igiene? E quali i sintomi che ce lo possono rivelare? Ecco una breve guida

di  Luca Licata

Nell’immaginario collettivo, le dipendenze patologiche, fino a qualche anno fa, erano rappresentate dagli stupefacenti e dall’alcool.
Oggi, l’interesse socio sanitario si è spostato su un’altra tipologia di dipendenze, legate a oggetti o comportamenti presenti nella vita quotidiana di molti soggetti e che non hanno nulla a che vedere con l’abuso di sostanze.
Ci riferiamo alla dipendenza dal gioco, dal sesso, da Internet, dallo shopping compulsivo, dal lavoro eccessivo, dal cibo. dipendenza-da-cibo

Non solo, anche la ricerca continua e incessante di esperienze sentimentali o di stati di innamoramento, costituiscono un gruppo eterogeneo comunemente definito come ‘dipendenze comportamentali’ o ‘nuove dipendenze’ o, ancora, new addiction.
Il termine ‘dipendenza patologica’, dall’inglese addiction, in realtà, deriva dal latino addictus, termine già utilizzato nell’Antica Roma per indicare lo schiavo divenuto tale a causa dei debiti protratti negli anni e la cui condizione di schiavitù durava fino all’estinzione del debito.
Nel Novecento, il termine comincia a essere utilizzato negli ambienti scientifici inizialmente per descrivere la condizione di schiavitù dall’uso di droghe.

Al di là della terminologia, le dipendenze patologiche rappresentano, comunque, un disagio psichico profondo e di un malessere sociale vasto e pervasivo, che richiama la nostra attenzione sulla necessità di ascoltare e decodificare una domanda di aiuto che si esprime spesso con modalità paradossali. Sebbene ogni forma di addiction sia caratterizzata da aspetti specifici, nel loro insieme sembrano manifestare un desiderio di fuga dalle difficoltà della vita quotidiana.
Le dipendenze comportamentali o da sostanze influenzano la vita quotidiana di molte persone. Tutti i comportamenti di dipendenza sembrano essere accompagnati da un’attrazione talmente forte verso alcune sostanze o esperienze allettanti da comportare una perdita di controllo. Le persone diventano dipendenti da esperienze che ne modificano l’umore e le sensazioni.

Ma quando le dipendenze possono essere considerate veramente patologiche?

“Tutte le dipendenze  – risponde il dottore Tommaso Di Marco, direttore del Uoc, Dipartimento Salute Mentale, Dipendenze Patologiche e Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Asp di Palermo – sono patologiche e comportano un cambiamento di stato nel soggetto sia sotto il profilo fisico sia sotto quello psichico. Si può essere dipendenti da sostanze, ma anche da comportamenti specifici – continua il dottore Di Marco – . I comportamenti come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, l’abuso di internet, il  sesso estremo e promiscuo rappresentano le nuove dipendenze e rientrano tra le dipendenze comportamentali”.

Sintomi delle dipendenze patologiche

Tutte le dipendenze patologiche presentano alcuni sintomi tipici. In primo luogo, la tolleranza: il bisogno di aumentare la quantità della sostanza o la frequenza e l’intensità del comportamento compulsivo. A questa si aggiunge l’astinenza: quando la persona non assume la sostanza o non mette in atto il comportamento compulsivo, sperimenta sintomi spiacevoli fisici e psichici, che spesso sono l’opposto del piacere/sollievo sperimentati durante il comportamento dipendente. Poi, abbiamo la mancanza di controllo: difficoltà a smettere o a ridurre il comportamento dipendente.
L’ ossessione: la persona è focalizzata costantemente sulla dipendenza. Ci pensa continuamente. E, infine, la perdita di tempo: la persona spreca molto tempo a pianificare e a mettere in atto la dipendenza. Ed anche molto tempo a riprendersi dagli effetti negativi.

Segni della dipendenza patologica

I segni sono variabili da un soggetto all’altro. In ogni caso, i segni maggiormente diffusi sono rapidi cambiamenti di umore: la persona passa rapidamente dall’ebbrezza, alla paura, alla rabbia. La persona mente o altera la realtà per celare il proprio comportamento dipendente. Dorme troppo o troppo poco. Sintomi psicosomatici, come dolori allo stomaco, gastrite, colite, ipertensione, insonnia, perdita dell’appetito, emicranie. Cambiamenti estremi nel livello energetico della persona: a volte è molto attiva e brillante, altre è estremamente fiacca, abbattuta. Isolamento: la persona gradualmente tende a rifuggire le situazioni sociali che un tempo frequentava. Perdita o acquisto di peso significativi. Tosse persistente o ‘tirare su’ col naso. Forte calo del rendimento sul lavoro o nello studio. Le pupille degli occhi sono più grandi o più piccole del normale. Compromissione di relazioni familiari o di amicizia anche di lunga data. Nuove e ambigue frequentazioni, misteriose conversazioni telefoniche. Vengono commesse azioni irresponsabili o addirittura illegali per procurarsi il denaro necessario per mettere in atto la compulsione.

Le dipendenze patologiche acuiscono in maniera esponenziale tutta una serie di problemi sociali. “In molti casi – dice il direttore dell’Uoc li creano. In altri li peggiorano. I problemi principali nascono nell’ambito familiare. In seguito possono instaurarsi problematiche relazionali, con la giustizia, e così via”.
Le strutture per arginare o, quanto meno, tenere sotto controllo il fenomeno in Sicilia non sono sufficienti. Si ricorre a programmi di recupero. Ma può un programma di recupero  porre veramente termine alla dipendenza patologica? Come si può aiutare una persona schiava delle dipendenze patologiche? La scuola e la famiglia, cosa possono fare?
“Sicuramente non colpevolizzare la persona – interviene Di Marco -. Bisogna aiutarlo a capire che si tratta di un problema di salute e spingerlo a rivolgersi ai servizi dedicati”.

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