Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Artigianato: continuano a chiudere le aziende – A Palermo saldo negativo

Artigianato. Intervista a Nunzio Reina, Presidente di Confartigianato Palermo, che ci parla delle criticità di un settore che esprime tante eccellenze...

di Clara Di Palermo

Come cambia il mondo dell’artigianato. Ce lo racconta Nunzio Reina, Presidente di Confartigianato Palermo, che ci dice anche quali sono le criticità di un settore che esprime tante eccellenze

 

di  Clara Di Palermo

“La situazione delle imprese artigiane? Siamo molto arrabbiati, perché oggi molti dei nostri artigiani aprono al mattino le loro aziende con grande voglia di lavorare ma a sera si ritrovano indebitati. E gli artigiani indebitati sono facile preda dell’usura e finiscono per chiudere comunque l’attività. Molte aziende si trovano in strade Non si può andare avanti così: l’artigianato, in tutte le sue espressioni, è la vera ricchezza di questa terra”.
Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo, commenta i dati elaborati da Movimprese per il sistema camerale, dati che evidenziano come, a Palermo e provincia, su un totale di 14.318 imprese artigiane iscritte, nel primo trimestre 2017 si registrino 162 nuove iscrizioni ma ben 372 cessazioni. Un saldo negativo, quindi, che riflette l’andamento dell’intera Regione.

“Queste cessazioni, però – denuncia Reina – spesso significano lavoro nero. Perché si chiude l’attività a causa dei costi di gestione troppo alti, ma si continua a lavorare in piena irregolarità, facendo concorrenza sleale a chi mantiene l’attività. È il caso di tanti parrucchieri ed estetiste che, armati di valigetta con tutta l’attrezzatura, vanno a domicilio, senza avere l’incombenza di sterilizzare nulla, adempiere allo smaltimento lame, in barba a qualsiasi forma di sicurezza e rispetto delle regole”.

Già, perché artigiani non sono solo ceramisti, calzolai, impagliatori, ma anche parrucchieri, imprese edili, carrozzieri, elettricisti, servizi sportivi e così via.

I dati denunciano la totale scomparsa di imprese edili in alcuni centri della provincia.
“Esatto. In alcuni centri, addirittura, non si registrano cancellazioni ma nemmeno nuove iscrizioni nell’edilizia, come se fosse un settore morto. Ma dirò di più: questi dati non devono essere letti racchiudendoli in un breve periodo. Questi dati vanno a confermare le percentuali negative che registriamo da oltre 6 anni, perché il settore soffre una crisi profonda da almeno sei anni”.
“Ma una grossa responsabilità ce l’ha anche il committente – aggiunge Salvatore Piscitello, presidente provinciale di Anaepa, l’associazione delle imprese edili che aderiscono a Confartigianato -, soprattutto nella provincia di Palermo. Perché quando si affida un lavoro, e parliamo del privato, uno dei parametri di scelta è il costo. Non ci si rende conto, però, che spesso a un costo più basso corrisponde poca sicurezza e si dimentica che il committente stesso ha delle responsabilità sulla regolarità della ditta, a cominciare dalla situazione contrattuale degli operai, spesso ingaggiati in nero. Un operaio in regola costa 150/180 € al giorno, quello in nero molto meno”.
Emerge anche l’abitudine a cancellare la registrazione di una ditta a nome del titolare, ma rifare una nuova iscrizione a nome della moglie, magari giusto il tempo di aggiudicarsi un appalto ed eseguire i lavori e, dopo qualche tempo, anche questa ditta viene cancellata.
“In Confartigianato abbiamo deciso che tutti colori i quali chiuderanno l’attività, dovranno compilare un modulo che abbiamo predisposto e dire, in pieno anonimato, la ragione che li ha portati a questa decisione. Vogliamo monitorare e avere un quadro chiaro e cercare di arginare il fenomeno”.

Troppa burocrazia e difficoltà di accesso al credito. Qual è la prima cosa da risolvere?
“Certamente si dovrebbe consentire alle aziende sane di accedere al credito. Le banche chiedono garanzie eccessive rispetto alle somme che erogano. Questo è il primo punto. Una volta avevamo il CRIAS, un fondo per gli artigiani che, con la rotazione, consentiva di supportare il settore. Oggi, con la crisi, molte aziende non sono riuscite a rientrare dal credito e quindi anche lì ci sono serie difficoltà, anche perché la Regione Sicilia ha stornato fondi per destinarli ad altri capitoli di spesa. E poi snellire tutta questa burocrazia soffocante. Nel settore dell’artigianato si potrebbe reintrodurre la prova d’arte, con una commissione composta da sindacati, scuole professionali, parti datoriali, responsabile di settore della Camera di Commercio, un rappresentante della regione Sicilia, introducendo anche l’obbligo della conoscenza di una lingua straniera. Sono certo che ci sarebbero almeno 500 nuove imprese”.

E i giovani? Si accostano al mondo dell’artigianato?
“Spesso tra i giovani manca la cultura d’impresa: oggi chi cerca uno sbocco lavorativo, talvolta, tenta di metter su una start up ma cerca i finanziamenti, magari a fondo perduto, o comunque il modo per avviare un’attività senza metterci un soldo di tasca propria. Aprono un pub o una panineria, sopravvivono un paio di anni grazie ai fondi ottenuti, e poi scompaiono. Il vero welfare, nella nostra società, sono i nonni, che con le loro pensioni mantengono intere famiglie. Non oso pensare a cosa accadrà quando questi non ci saranno più….probabilmente si allungheranno le file dietro ai portoni della Caritas”.

Intanto da una sua idea hanno trovato un’occupazione alcuni giovani, i nuovi lustrascarpe.
“L’idea ha avuto un grande successo tanto che Il progetto sarà esportato in tutta Italia, un nostro lustrascarpe presto sarà da Dolce & Gabbana a Milano”.

A breve si farà la Giunta della Camera di Commercio di Palermo ed Enna. Quali gli equilibri?
“L’appuntamento per la Giunta è il 6 giugno. La Camera di Commercio è in uno stato di crisi profonda, con l’accorpamenti di Enna siamo in forte crisi economica, il diritto camerale è stato ridotto al 50% e tra pensioni e stipendi da pagare, lo sviluppo non si può fare. Ma sicuramente la nuova Camera sarà molto vicina alle imprese, si scenderà in strada per stare al fianco delle aziende”.
Ma la parola artigianato deve tornare ad avere il valore di una volta e, come dice Reina, “se si vuole esaltare e sottolineare il pregio di un prodotto, si dice che si tratta di una creazione artigianale. Dobbiamo dare a questa parole e al lavoro che ha dietro, la giusta dignità”

http://inchiestasicilia.com/2017/06/02/artigianato-siciliano-trionfo-di-cultura-e-tradizioni/

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.