Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Elezioni Unione Europea: scelta consapevole o senso del dovere

Da un sondaggio, è emerso che il 46 per cento degli elettori andrà alle urne soltanto per senso del dovere, ma senza alcuna competenza. Soltanto il 41 per cento andrà con la coscienza di apportare il proprio contributo all’Europa, ma anche questa percentuale esprime scarsa conoscenza. Il resto dell’elettorato, poi, non ha alcun interesse. Cosa indicano questi dati? Ne parliamo con Marco Evola, professore di Diritto dell'Unione Europea, della Facoltà di Giurisprudenza della Lumsa di Palermo

di Patrizia Romano

Elezioni Unione Europea. L’Italia, vale la pena ricordarlo, è stata tra i paesi fondatori della Comunità Europea. Attraverso il pensiero e l’azione dei suoi padri fondatori, come Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, ha contribuito alla sua nascita.
Proprio nell’Unione Europea, l’Italia ha trovato il solco attraverso il quale ha potuto tracciare i principi di pace, democrazia, uguaglianza e libertà.
Sono trascorsi 67 anni dai Trattati di Roma, quei documenti storici che istituirono rispettivamente la Comunità economica europea, Cee e la Comunità europea dell’energia atomica, Ceea o Euratom. Ed è giusto sottolineare lo spirito europeista acquisito nel nostro Paese nel corso di questi lunghi anni di storia. Anni che hanno consolidato l’adesione politica e morale dell’Italia all’Europa. L’Italia che, ancora oggi, si mostra a favore del progetto europeo.

Europeismo in crisi

Numerosi fattori, però, hanno messo in crisi questo europeismo sempre più diffuso tra gli Stati Membri, prestando, così, il fianco agli euroscettici, che non hanno perso occasione per alzare l’indice contro chi aveva fatto del progetto europeo l’essenza del proprio futuro.
Tutto questo ha messo in crisi la fiducia nelle istituzioni europee, che appaiono agli italiani sempre più lontane, più distanti e meno empatiche.
Oggi, sembra essere tornati mille anni luce indietro. Il vecchio progetto di un’Europa unita, nell’immaginario collettivo degli italiani, è sempre più lontano.
L’europeismo, anziché diventare la bussola di tutti gli Stati Membri, in grado di guidare anche le azioni interne, diventa un concetto astratto e formale. A volte, è visto come un’opportunità, altre, come un opportunismo politico da spremere soltanto al bisogno.

L’elettorato italiano alle elezioni europee

Ma cosa rappresenta, oggi, l’Europa per l’Italia? Con quale animo i cittadini si approcciano alla materia europea. Ma, soprattutto, con quale stato di animo e con quali conoscenze l’elettorato italiano si accinge alle prossime elezioni europee?
Ne parliamo con Marco Evola, docente di Diritto dell’Unione Europea presso la facoltà di Giurisprudenza Lumsa di Palermo.

Prof. Marco Evola, Diritto Unione Europea Lumsa Palermo

Si vota: senso del dovere o per coscienza

In vista delle prossime elezioni europee, la Swg, azienda leader nel settore delle indagini demoscopiche, ha condotto un sondaggio tra gli italiani, dal quale è emerso che il 46 per cento degli elettori andrà alle urne soltanto per senso del dovere, ma senza alcuna competenza. Soltanto il 41 per cento andrà con la coscienza di apportare il proprio contributo all’Europa, ma anche questa percentuale esprime scarsa conoscenza. Il resto dell’elettorato, poi, non ha alcun interesse.
Cosa indicano questi dati?

Tre processi in atto

Credo siano in atto tre processi, peraltro strettamente legati tra loro. Innanzitutto, il consolidamento dell’indifferenza verso la politica e le istituzioni democratiche, fenomeno in atto da tempo e che rende sempre più fragile il tessuto democratico del nostro Paese. In secondo luogo, il progressivo impoverimento della coscienza critica che è necessaria al funzionamento dello Stato democratico. In questa prospettiva non si può non sottolineare che i temi legati al processo di integrazione europea non sono stati affrontati nella campagna elettorale e le elezioni sono ancora una volta trasformate nella cartina di tornasole dei rapporti di forza interni al quadro politico nazionale. Infine, il persistere di una debole identità politica dell’Unione europea che non riesce ad elaborare un progetto di integrazione capace di mobilitare le energie e la passione degli uomini e delle donne degli Stati membri. 

Livello di competenza

Sempre secondo i sondaggi della Swg, solo una persona su 10 si è dichiarata informata sulle elezioni europee. Meno di una su 3 conosce solo vagamente meccanismi di elezione del Parlamento Europeo e del suo presidente.
I processi istituzionali dell’Unione europea sono certamente complessi anche perché non riproducono i meccanismi decisionali degli Stati, ma ribadisco che il problema è politico e nasce dalla incapacità dell’Unione europea di ridefinire la propria identità e di elaborare una strategia organica per affrontare le sfide dinanzi alle quali si trova. Un esempio per tutti. Da oltre due anni si combatte una nuova guerra nel Continente europeo nella quale gli Stati membri rischiano di essere trascinati in una condizione di afasia politica dell’UE e di assenza di dibattito politico sulle scelte compiute e su quelle annunziate proprio in questi ultimi giorni dal segretario della NATO.

Giovani demotivati

La fascia elettorale che risulta essere poco interessata, se non, addirittura, demotivata, è la fascia dei giovani?
Come recepiscono i giovani il concetto di Europa?

Non ci si può sorprendere di fronte a questi dati e non solo perché i giovani sono il segmento della società più esposto ai processi di cui ho parlato prima. Abbiamo cercato di spiegare ai giovani che gli Stati da soli non possono risolvere i problemi che sono all’origine della loro angoscia per il futuro, ma non possiamo non registrare che l’UE non risponde alle loro preoccupazioni. La politica ambientale ben rappresenta un tradimento delle aspettative delle nuove generazioni. L’Unione europea ha fatto una bandiera della protezione dell’ambiente, ma sono bastate le proteste degli agricoltori per un deleterio ripensamento delle scelte compiute.

Potere legislativo in aumento

l Parlamento europeo, che rappresenta l’unica istituzione dell’Unione europea direttamente eletta dai cittadini, negli ultimi decenni, sembra avere visto ampliato il proprio potere legislativo, influenzando numerosi ambiti della vita sociale.
E’ realmente avvenuto e quali sono i settori più influenzati?

Tutti i Trattati che hanno modificato quelli originari hanno attribuito maggiori poteri al Parlamento europeo che in principio aveva un ruolo solo consultivo, mentre oggi concorre con il Consiglio ad adottare molte delle norme dell’Unione europea. Il Parlamento europeo non esercita mai da solo il potere normativo, ma in alcuni casi concorre con il Consiglio, ad adottare gli atti e in altri esprime il proprio parere sugli atti che il Consiglio ha adottato. Il Consiglio è l’istituzione che rappresenta gli Stati membri. L’elaborazione delle norme è, quindi, il risultato di dinamiche molto complesse nelle quali intervengono attori diversi e nelle quali sono rappresentati interessi di molteplici soggetti. Il dibattito politico non è affidato alle logiche dicotomiche nazionali, ma alla contrapposizione tra quanti sostengono l’integrazione europea e quanti l’avversano. Penso sia importante avere consapevolezza della complessità che ho sintetizzato quando si riflette sull’attività dell’istituzione parlamentare europea.

Sfiducia nelle istituzioni

Dallo scorso anno, si è registrato un aumento dell’8 per cento di coloro che si dichiarano avulsi dalla vita politica.
E’ il sintomo di una sempre crescente sfiducia nelle istituzioni o una scarsa preparazione e formazione al concetto di Europa Unita?

Non c’è dubbio che la dimensione dei processi in atto sia di natura politica. La distanza dei cittadini dalle istituzioni politiche è un fenomeno comune agli Stati membri dell’Unione europea, come hanno mostrato le elezioni tenutesi a livello nazionale. Non possiamo, peraltro, dimenticare che diversi movimenti politici, definiti con le formule populisti o sovranisti, hanno costruito su questo processo le loro fortune politiche. Se consideriamo inoltre che molti Stati sono da tempo impegnati a sabotare l’integrazione europea è facile comprendere la drammaticità dello stato di salute della democrazia che i dati mettono in evidenza. 

Come stimolare l’affluenza alle urne

Come si dovrebbe intervenire per stimolare e aumentare l’affluenza alle Elezioni Unione Europea?
La campagna elettorale registra un paradosso: di Unione europea parlano coloro i quali non vogliono l’integrazione. Io credo ci sia bisogno di un ampio dibattito pubblico su cosa l’integrazione europea debba essere e su come si debba realizzare. Le grando riforme dei trattati istitutivi non sono mai state accompagnate da una discussione su scala europea dei contenuti delle modifiche. Penso che partiti, sindacati, associazioni, il mondo della cultura debbano operare perché la società civile sia coinvolta in questo processo nel quale i cittadini e le cittadine degli Stati membri riflettano sull’Unione. Se non si inverte la piramide e non si rende il progetto europeo un processo politico condiviso, così da innestare la linfa della partecipazione nei circuiti politici, non si potranno contrastare la crisi della democrazia e la deriva autoritaria che sono in atto.

Voto a distanza

Il voto a distanza per chi vive in un luogo diverso dalla propria residenza, che verrà praticato in via sperimentale sugli studenti fuori sede proprio con le prossime Elezioni Unione Europea, nonché il voto digitale darebbero dei risultati di qualità elettorale o soltanto di quantità, con una maggiore affluenza alle urne
Come ho cercato di dire, la crisi è politica ed è su quel terreno che occorre lavorare. Gli strumenti offerti dalla tecnologia possono risolvere questioni pratiche, ma non aggredire le cause dei processi in atto.

Movimenti separatisti ed Europa unita

Come si concilia l’esistenza di movimenti separatisti su ogni territorio con il concetto di Unione Europea e di elezioni Unione Europea?
Il ritorno alle logiche identitarie e alle rivendicazioni separatiste è il riflesso dei processi economici e politici che hanno segnato il quadro di riferimento nel quale si colloca l’integrazione europea. La logica del particolare e dell’interesse egoistico scardina l’idea della solidarietà sulla quale poggia il disegno di un’Europa unita. Ho la sensazione che in molti casi gli Stati membri abbiano agito in contrasto con il principio di solidarietà per logiche di politica interna legate alla presenza di questi movimenti.

Legittimità democratica del diritto europeo

Vale la pena ricordare che il Parlamento Europeo è l’unica istituzione dell’UE eletta direttamente dai cittadini europei. Questo contribuisce a garantire la legittimità democratica del diritto europeo?
Non c’è dubbio che l’ampliamento delle attribuzioni del Parlamento europeo abbia contribuito a consolidare la democrazia nell’Unione europea, ma non possiamo trasferire all’Unione europea le categorie che utilizziamo per gli Stati perché l’Unione europea non è uno Stato. Il Parlamento europeo non è l’unica fonte di legittimazione democratica dell’Unione. Le riforme introdotte con il Trattato di Lisbona hanno attribuito un ruolo maggiore nella vita dell’Unione ai parlamenti degli Stati membri e hanno previsto istituti di democrazia partecipativa. È evidente, però, che il contributo significativo di chi vive nell’UE presuppone i processi politici ai quali ho fatto un breve cenno prima.

Visione degli italiani dell’Europa

Qual è la visione più reale che hanno gli italiani dell’Europa e, quindi, delle elezioni Unione Europea; quella di una matrigna severa e malevola o quella di un benefattore lontano e distratto, che eroga denaro a distanza?Credo che ancora oggi prevalga l’idea che l’Unione europea sia il regno della tecnocrazia distante dalla società e dai suoi problemi, un’immagine alimentata anche dagli stessi Stati che scaricano sui “burocrati di Bruxelles” scelte politiche che essi hanno compiuto e che rispondono più ad una logica economicista che al valore della solidarietà sociale.

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