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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Cgil: sempre meno lavoro a Palermo

di Redazione

E sul tema della perdita dei posti di lavoro, dopo il commento della Cgil Sicilia, interviene anche la sezione palermitana del sindacato . Gli occupati a Palermo si riducono e passano da 324 mila a 318 mila unità. Seimila occupati in meno in un anno. Nel 2007, dieci anni fa, gli occupati erano 365 mila. E si innalza sensibilmente il tasso di disoccupazione giovanile: dal 65 al 71,2 per cento. Sono alcuni dei dati che emergono dal raffronto, elaborato dal Cerdfos, il centro studi della Cgil, tra le ultime rilevazioni Istat del quarto trimestre 2016, con quelle, di un anno fa, del quarto trimestre del 2015. “Sono confermate le nostre analisi e le denunce che facciamo da anni – dichiara il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo – C’è un problema di occupazione, di qualità e quantità del lavoro. Al di là delle medie, ci sono parti della nostra provincia dove il tessuto economico e sociale è ai minimi termini e lì i dati sono ancora più drammatici. La vera emergenza di Palermo è il lavoro, la sua quantità e la sua qualità”.
In città la perdita di posti di lavoro colpisce l’universo maschile. Dei 6 mila posti di lavoro persi, 5 mila in meno si trovano nell’industria: mille si sono persi nel manifatturiero e 4 mila nelle costruzioni. I rimanenti mille posti in meno riguardano i servizi. Per quanto riguarda il fronte femminile, infatti, il mercato del lavoro è rimasto completamente fermo. Restano 113 mila a Palermo le donne occupate, come un anno fa. Non c’è stato nessun incremento né decremento. Anche il tasso di disoccupazione femminile resta stabile: è pari al 26,3 per cento, in linea con il dato dell’anno precedente.
Il tasso di occupazione si abbassa dal 38 per cento al 37,4 per cento. E cresce quello dei disoccupati, che passano da 102 mila a 107 mila, con un tasso di disoccupazione che balza dal 23,9 per cento al 25,1 per cento. La disoccupazione giovanile si incrementa e passa dal 65 per cento al 71, 2 per cento. Una variazione significativa riguarda gli inattivi: diminuiscono, e passano da 417 mila a 414 mila. Un fatto che va letto partendo dalla considerazione della precarietà e della fame di lavoro. “Ci sono almeno 3 mila persone che non cercavano lavoro e che da un anno all’altro hanno iniziato a darsi da fare per trovare un’occupazione- aggiunge Campo – La diminuzione degli inattivi dimostra che la situazione è abbastanza pesante e precaria. Non siamo fuori dal tunnel, mai si era verificata una caduta occupazione di questa portata. L’occupazione è strettamente legata all’andamento del Pil, cioè ai consumi e all’investimento. Se non si lavora su queste due variabili, consumi e investimento, non si creerà occupazione”.
Anche il dato sulla stazionarietà del mercato del lavoro delle donne, rimasto completamento fermo a Palermo, fa riflettere sulla disuguaglianza di occasioni e prospettive. “Considerando che la maggior parte delle famiglie è monoreddito, e che la perdita occupazionale ha interessato gli uomini – prosegue Campo – significa che ci sono parecchie migliaia di famiglie in condizione di povertà. Dai dati inoltre sembra emergere che Palermo, Trapani e Messina siano le province che hanno accusato maggiori difficoltà”.

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