Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Dietro le quinte del teatro privato

di Redazione

Non sempre la passione e la devozione sono sufficienti a perseguire i propri obiettivi. Purtroppo occorre anche il denaro. Che non sempre c’è. E quello che accade a chi svolge l’attività teatrale in privato. Pochi soldi e tanta fatica

Di Annalisa Cardella

Una vita per il palcoscenico. E’ intorno a questo principio che ruota l’intera attività del teatro privato. Non c’è altro. Al di là dell’amore e della passione non ci sono altri elementi che contribuiscano a esaudirne tutti gli aspetti. Non sempre, però, la completa dedizione è sufficiente a mandare avanti un’attività così complessa. E per molti teatri è la fine. Una fine inesorabile alla quale si assiste talvolta con indifferenza. Per alimentare il teatro occorre tanto denaro e quello che un piccolo impresario teatrale riesce a racimolare soltanto con la propria attività, non sempre è sufficiente.

Dal mondo istituzionale arrivano soltanto segnali saltuari e occasionali. I contributi pubblici destinati al privato privato sono legati all’andamento politico, nonché ai cambi di guardia presso il Governo regionale. Non esiste una legge che garantisca un contributio annuo fisso, per assicurare un margine di sicurezza e la possibilità di una basate sulle produzioni; Un contributo molto esiguo che si aggira tra gli otto e i dieci mila Euro. Un teatro con le proprie produzioni riesce appena a sopravvivere. Le spese di gestione sono enormi. L’enturage che ruota attorno al teatro è enorme.

La forza del teatro privato è l’amore. Se il teatro pubblico non ha soldi, i dipdendenti scioperano e le rappresentazioni saltano. Se il teatro privato non ha soldi, si va avanti klo stesso, ma a costo di sacrifici. Molti gestori privati hanno persino venduto i propri beni per di mantenere in vista il proprio teatro. Non certo per arricchirsi, ma semplicemente per mantenere un minomo standard: Perché il teatro plubbilo viene finanziato. I veri incentivi, infatti, sono destinati soltanto a quello pubblico. Dobbiamo renderci conto che il teatro privato non è una vendita al dettaglio. Basta niente per determinare una crisi. Una stagione particolarmente rigida manda in tilt un cartellone. Oltretutto, il teatro rappresenta un bene di genere voluttuario, pertanto, diventa la prima cosa alla quale, in caso di ristrettezza economica, si rinuncia. Ed è così che negli anni, numerpsi teatri hanno abbassato il sipario definitivamente

Eppure, il teatro pubblico, nonostante i contributi e le migliaia di abbonamenti annui, entra in crisi con estrema facilità.

E’ opportuno che venga fatta una legge che tuteli il teatro privato. Fino a ora, il teatro privato ha retto su una vecchia legge regionale che prevede ancora contributi annui Per mantenere una piccoloa-media impresa teatrale

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