Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Che fine hanno fatto le polverose e affascinanti librerie?

di Redazione

L’editoria in crisi, il piatto piange, ma nessuno si occupa di imprimere una svolta, puntare sulla qualità, evitare le varie sfumature di grigio e nero che pagano subito, ma trasformano i gusti del lettore, appiattendo tutto

di Giusi Serravalle

Finalmente si allenta un po’ la morsa: nella seconda parte di questo terribile 2012, migliora infatti l’andamento del mercato del libro. Il dato, in controtendenza, lo ha diffuso a dicembre la Nielsen. Il valore assoluto resta negativo (-7,5%), ma la ripresa viene fuori da ottobre e si spera che possa ancora crescere. La situazione è comunque difficilissima: c’è la crisi, è ovvio, ma non solo. L’editoria libraria è infatti la più colpita dal mercato del falso, grazie ai contenuti digitali che oramai girano nella Rete, dalla musica ai film, ai videogiochi e nel nostro caso agli e-book. E’ difficile riuscire a identificare i pirati di internet perché spesso i server si trovano all’estero e  s’intrecciano fra loro in modo da rendere inutile l’opera delle polizie nazionali. Il saccheggio è totale nell’indifferenza degli organi istituzionali preposti. I dati: 300 milioni di euro di mancati guadagni nel settore discografico, 1,8 miliardi di euro nel mercato librario. Ma c’è dell’altro: la pirateria informatica ha provocato la riduzione di ben 22 mila posti di lavoro. Ogni commento appare superfluo.

Comunque è bene considerare che la pirateria, piaga sociale ed economica, è solo una delle cause della crisi attraversata dal mercato del libro. Il motivo principe è dovuto alla cronica difficoltà di milioni di italiani di approcciarsi alla lettura. Intere generazioni di ragazzi non leggono libri, lo stesso avviene in alcune classi sociali. Un po’ di luce si vede tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti. Comunque una nicchia. Molto fa anche la vita in contesti nei quali è difficile trovare qualcuno sulla panchina o appoggiarsi sul tavolo della cucina a leggere un libro: al centro Nord si legge di più, i limiti negativi sono al Sud. Si poteva facilmente comprendere, non serve certo l’Istat a descrivere uno stato sociale che pone l’Italia, e il suo Sud, agli ultimi posti in Europa.

Davanti a un panorama di questo genere, le grandi case editrici hanno fatto la cosiddetta “scelta supermercato”: più libri commerciali di attori, attrici, attricette, personaggi televisivi, politici, uguale meno libri da promuovere delegando al personaggio medesimo la promozione indotta. L’effetto? Meno investimenti in nuovi autori, meno rischi, massificazione del mercato. A tenere duro restano poche e piccole case editrici che puntano ancora sulla qualità dello scritto. Qualcuno c’è riuscito. Non tanti, per la verità. E’certamente un percorso difficile.

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