Il documentario Mozambique – Paths of Peace, presentato lo scorso 24 aprile al cinema De Seta dei Cantieri Culturali alla Zisa, dimostra quanto possa essere sofferta ma soddisfacente una mediazione diplomatica. E che l’Italia, quando vuole, sa distinguersi
di Massimo Arciresi
Il cinema Vittorio De Seta, ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, mercoledì 24 aprile ha presentato il mediometraggio documentario Mozambique – Paths of Peace, diretto con partecipazione dal regista Sol de Carvalho. Un evento reso possibile da “SoleLuna – Un ponte tra le culture”, festival che promuove l’avvicinamento tra Paesi con background diversi; una delle tante manifestazioni componenti il partenariato all’origine della vivace programmazione della sala ospite (l’unica comunale, da poco restituita alla cittadinanza e ormai attivissima).
Frutto di tre anni di meticolosa preparazione, di raccolta dei dati e di interviste realizzate tra il Mozambico, l’Italia e gli Stati Uniti, il film racconta il travagliato cammino del Paese africano, la cui capitale è Maputo. Il percorso si snoda dalla proclamazione dell’indipendenza, nel 1975, alla mai definitivamente chiarita morte del suo primo presidente, Samora Machel (l’aereo su cui viaggiava precipitò), fino ai duri confronti tra il partito di maggioranza, il Frelimo, e il movimento armato anticomunista denominato Renamo e guidato da Afonso Dhlakama. Quest’ultimo ricorda in prima persona il proprio ruolo e le proprie rigide posizioni, alternandosi all’ex-presidente Chissano, a giornalisti, sacerdoti (la Comunità di Sant’Egidio s’impegnò molto per il raggiungimento di un equilibrio tra le due fazioni) e uomini politici che ebbero un ruolo od osservarono da vicino il processo di pace.
Fa una certa sensazione rammentare che nell’arco delle trattative concretamente determinante risultò l’apporto della nostra nazione. Ne parlano, fra gli altri, Andrea Riccardi e Mario Raffaelli, oggi a capo della sede nostrana di Amref (African Medical and Research Foundation), il quale ha pure introdotto la proiezione pomeridiana. Le parti firmarono la cessazione delle ostilità nel 1992, a Roma (era precedentemente fallito un tentativo d’incontro nel vicino Malawi), dopo qualche rinvio e molto sangue civile versato. Si era già giunti a un sostanziale rispetto tra gli avversari, ma bisognava ancora addivenire a un accordo su un dettaglio riguardante le forze di polizia, cosa che fortunatamente avvenne. Fra i testimoni internazionali della conciliazione c’era perfino l’ex-colonizzatore Portogallo, oggi partner commerciale del Mozambico, stato decisamente in crescita all’interno dell’Africa australe.
Lavori come questo – che non manca di sottolineare l’influenza dell’attuale Zimbabwe e del Sudafrica all’inizio delle ostilità – dimostrano il valore che assume, anche grazie a documentazioni filmate e collezioni di titoli di giornale, la memoria storica. Fanno in modo che non ci si scordi che accanto al dolore arrecato da conflitti non necessari esistono spesso svolte positive che non bisogna accantonare e che anzi possono fungere da faro per dirimere i tanti scontri fra popolazioni tuttora in atto nell’intero pianeta. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di un’impronta artistica in un prodotto simile, pensato come un insegnamento per le future generazioni, eppure l’autore, tra trovate grafiche e melodie tradizionali, sa metterci del suo.