A Palermo c’è un imprenditore, anzi ci sono , si spera,tanti imprenditori coraggiosi.
La storia non è singolare, ciò che è singolare, al contrario, è il coraggio dell’imprenditore la cui storia vale la pena, in questa sede, raccontare.
Siamo a Palermo , in una ridente località di mare a pochi chilometri di distanza. Il nostro protagonista è titolare di una locale in riva al mare i cui affari vanno abbastanza bene.
Il nostro uomo ha anche un socio, che però non mostra un gran fiuto per gli affari, Così , un giorno, egli decide di proporgli di rilevarne le quote per continuare da solo la gestione dell’azienda.
Per tutta risposta il socio decide di rivolgersi alla pericolosa cosca mafiosa di Palermo Centro. I cui membri, senza indugio, provvedono a convocare il nostro imprenditore ad un appuntamento in un magazzino sottomesso dove, il loro capo, prendendolo per la gola e sbattendolo al muro, non si fa scrupolo di minacciare gravemente lui e la sua famiglia.
Indicandogli, poi, gli altri accoliti seduti a semicerchio, il boss, continuando a minacciare, aggiunge: ” Li viri chissi? Chissi sunnu cani. Si iu li lassu s’abbentanu” .” Dacci le chiavi e sparisci”.
Il nostro imprenditore non può che obbedire per scoprire, in breve, di essere stato totalmente estromesso dalla sua attività pur mantenendone la titolarità formale.
Sostituito pienamente dai mafiosi negli affari, che a quel punto cominciano ad andare male, l’imprenditore , che chiaramente non denuncia, si ritrova a pagare multe salatissime e ad essere sottoposto a richieste di pizzo.
Completamente esasperato dalla gravissima situazione decide, quindi, di rivolgersi ad Addio Pizzo che con Libero Futuro incominciano segretamente ad assistere il nostro uomo.
La situazione però non è facile . Anzi molto delicata. Dalle informative degli investigatori emerge che i pericolosi soggetti non sono solo estorsori ma sono autorevoli esponenti della pericolosa famiglia di Ballarò del mandamento di Palermo centro , la quale ha avviato, da un certo tempo, un importante traffico di stupefacenti con il sud America riallacciando vecchi accordi e relazioni con la Camorra .
La storia si protrae quindi per più di un anno in attesa di raccogliere tutti gli elementi che possano condurre all’incriminazione più grave.
Il nostro coraggioso imprenditore è però sfinito, rovinato economicamente, distrutto umanamente.
Finchè, con un gesto di incosciente disperazione, un pomeriggio decide di ripresentarsi nei locali della sua azienda per riprenderne il controllo. Per tutta risposta, nel corso di quella stessa notte il locale viene distrutto da un incendio doloso.
Si decide, insieme ad Addio Pizzo che non è più possibile attendere oltre e così scatta: l’operazione Alexander.
Ai mafiosi e al capo della cosca, oltre ai pesanti reati addebitati, si unirà , pertanto,l’incriminazione per traffico internazionale di stupefacenti. Poche speranze, per loro quindi, di ritornare “sul campo”.
Per il coraggioso imprenditore si apre la strada, adesso, alle tutele riservate dalle norme di legge che gli faranno riottenere i beni perduti con i relativi risarcimenti.