Un insieme di stimolazioni psicologiche e nervose, consce e inconsce, che si manifesta in ciascuno di noi? No… la sessualità è molto, ma molto di più… Viaggio nel fantastico, delirante, emozionante, sofferto, pudico, perverso… universo sessuale
di Patrizia Romano
Per la chiesa, l’unica finalità è la procreazione. Nelle relazioni convenzionali e istituzionalizzate, è il punto di equilibrio della coppia. Per i moralisti, deve consumarsi soltanto tra persone sposate. Nelle società moderne è considerato, in primo luogo, un indiscutibile piacere. Per i trasgressivi, è l’espressione estrema della propria perversione. Per i romantici, è la sublimazione dell’amore. Per la pubblicità è un bene di consumo. Per l’economia di mercato è un business. Per i pudici, è tabù. Per i deviati, è violenza. Per gli stressati, è una valvola di sfogo.
Quante interpretazioni, quanti significati, quante accezioni sono stati costruiti, nel corso degli anni, attorno al sesso e alla sessualità.
Il sesso ha sempre giocato, nelle società di tutti i tempi, un ruolo molto forte. Ne ha capovolto i principi, condizionato i costumi, trasformato gli stili di vita. Talora represso in modo esasperato, talora consentito in modo spregiudicato, ha, comunque, generato gioia e piacere, così come dolore e tormento: croce o delizia da un caso all’altro.
Insomma, dall’allegoria del frutto proibito mangiato da Adamo ed Eva nel Giardino terrestre sino ai nostri giorni, il sesso è sempre stato ‘tutto e il contrario di tutto’.
Ma, al di là delle accezioni letterarie e delle interpretazioni soggettive, cos’è il sesso?
Molto semplicisticamente potremmo dire che il sesso è un insieme di stimolazioni psicologiche e nervose, consce e inconsce, che si manifesta con notevoli differenze tra un individuo e l’altro. Ma in una considerazione più profonda, diciamo, invece, che la sessualità è un argomento ampio e complesso e, talmente articolato, da rappresentare nella psicologia e nella sociologia un campo a sé stante, pur essendo indissolubilmente legato alla vita quotidiana. Inoltre, è formata da una serie di componenti e presenta un’infinità di sfaccettature. Cercheremo, anche se in maniera estremamente circoscritta e riduttiva, di focalizzare l’attenzione su alcuni dei suoi molteplici aspetti.
Sessualità e stili di vita
Esistono fattori, che sono acerrimi nemici della sessualità. Alterano gli effetti, rallentano le prestazioni, riducono il piacere. Alla base di questi problemi ci sono proprio stili di vita inadeguati, poco attenzionati e sottovalutati. Lo stile di vita che ogni individuo conduce – dice la dottoressa Valeria Randone, sessuologa e membro della Sia e della Fiss – influisce moltissimo sulla sfera sessuale. Molte disfunzioni sessuali, soprattutto maschili, correlano con stili di vita inadeguati e malsani, come l’utilizzo di droghe, alcool, spesso adoperato come disinibitore del comportamento sessuale e fumo, che nuoce fortemente alla capacità erettiva dell’uomo. Come sessuologa, facente parte della commissione nazionale di sessuologia della Sia, società Italiana di andrologia, mi batto molto, tramite articoli, comunicati stampa, interviste, il mio blog…. per facilitare formazione ed informazione
Sessualità deviata
Le ‘parafilie’ o perversioni sessuali sono dei comportamenti, impulsi o fantasie di carattere sessuale indispensabili all’eccitazione di chi le pratica e coinvolgono, nella mente del perverso, oggetti inanimati, bambini o persone non consenzienti. Queste attività, in alcuni casi, rappresentano dei veri e propri reati perseguiti dalla legge, come ad esempio la pedofilia, il sadismo o il masochismo sessuale. I comportamenti sessuali ‘deviati’ vengono distinti in due diverse tipologie: quelli cosiddetti ‘hard’ e quelli ‘soft’. I primi rappresentano una sorta di obbligo imposto al proprio partner. I secondi, invece, si pongono a metà tra il gioco e l’esperimento; la coppia decide di provare.
Negli anni si è, comunque, ridimensionato il concetto di perversione. Oggi, per esempio, le perversioni soft non vengono più classificate sotto la voce ‘degenerazione’, a differenza, comunque, di quelle hard, considerate ancora qualcosa che va al di là del tradizionale.
Le perversioni ‘hard’ colpiscono prevalentemente gli uomini, che rappresentano il 98 per certo dei casi. Le perversioni femminili, invece, si esprimono attraverso altre modalità e vanno pertanto cercate in ambiti diversi da quello squisitamente sessuale.
Alcune forme di perversione sono molto diffuse. “Tra le più praticate – riprende la dott.ssa Randone – c’è sicuramente lo scambismo. Tante coppie oggi, sono infatti sull’orlo di una crisi sia sentimentale, che erotica ed in alcuni casi lo scambismo, sembra rappresentare una strategia di evitamento delle difficoltà, celato dal concetto di gioco erotico e da potente afrodisiaco. Lo scambismo è sicuramente un tradimento codificato, con non poche complicanze postume….
I protagonisti dello scambismo – sottolinea la dottoressa – nella maggior parte dei casi, sono coppie giovani, che annoiate e stanche della solita routine, si imbattono, prima online e poi nel reale, in incontri plurimi con coppie ‘altre’ dalla loro. Molti partners, per glissare sulla possibile gelosia post-coito, dicono che l’esperienza vissuta, rappresenta per loro un gioco, un divertimento, un diversivo alla sessualità ortodossa e un po’ datata e diradata. Parlano degli altri protagonisti degli incontri, come uomini e donne, senza identità, senza sentimento e, senza passionalità, dicono essere i loro ‘giocattoli’, da adoperare all’interno e per la loro coppia, con l’unico scopo di divertirsi, senza rischi di coinvolgimento alcuno. In realtà, non sempre e non per tutti – ribadisce la sessuologa – il post-scambismo è dalla facile digestione ed elaborazione. Molti scrivono ai professionisti, per palesare confusione, efferata gelosia, paura di perdere la moglie o il marito, tra le focose e trasgressive braccia di pochi o di tanti possibili rivali amorosi, eccetera”.
Sempre tra le più frequenti, abbiamo l’esibizionismo, la pedofilia, il froutterismo, il voyeurismo, il sadismo, sadomasochismo, feticismo e travestimento.
Ma ne esistono molte altre che, fortunatamente, sono meno diffuse, ma anche molto meno comuni, perché molto più spinte. Tra queste, per esempio, la cosiddetta ‘scatologia telefonica’, che consiste in telefonate oscene o la ‘zoofilia’, in cui si hanno rapporti sessuali con animali o, ancora, la ‘coprofilia’, in cui, addirittura, ci si eccita facendosi defecare addosso e ‘l´urofilia’, facendosi urinare addosso e, ancora la ‘clismafilia’, che consiste nell’eccitarsi attraverso l´uso dei clisteri e tante altre forme ancora che vanno molto al di là dell’immaginario. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Tutti questi comportamenti, comunque, possono assumere un carattere compulsivo e coatto o rappresentare una forma di sperimentazione e di gioco, come avviene rispettivamente nelle perversioni hard e nelle perversioni soft.
Un ruolo particolare tra le pratiche deviate è rivestito dal ‘bondage’, dall’inglese, schiavitù. E’ una pratica caratterizzata da dominio e sottomissione, spesso improntate a costrizioni psico-fisiche, messa in pratica attraverso rituali, legature, bavagli, fruste e manette.
Questa pratica, in particolare, è preceduta da un gioco atipico in cui predominano il dominio, il potere, il possesso, il controllo e l’esclusività.
Il sesso solitario
Dal sesso, per così dire ‘collettivo’, che vede nel coinvolgimento di ‘altri’ la sua massima espressione, al sesso solitario. L’autoerotismo è la prima forma di conoscenza del proprio corpo che cresce e nasce nell’età adolescenziale. Nel corso degli anni, questa pratica sessuale ha subito un’infinità di mutamenti concettuali. In alcuni casi, comunque, rimane ancora un tabù.
“L’autoerotismo – chiosa la nostra sessuologa – storicamente correla con la caduta dei capelli, con le punizioni divine, con la cecità, eccetera. Insomma, con tutta una serie di mal celate minacce genitoriali, al fine di tenere i giovani e non, lontani dal piacere. La masturbazione femminile, poi viene ancor di più mistificata e celata, perché correla con il ‘sesso silente’, quindi non solo le donne hanno avuto accesso in notevole ritardo alla sessualità scevra dal concepimento ( la pillola anticoncezionale, ha da poco compiuto 50 anni), ma ancor di più al piacere fine a se stesso”. Insomma, le donne lo fanno ma non lo dicono. Perché? “Quando si parla di autoerotismo – risponde Valeria Randone – vi è una marcata scissione tra immaginario maschile e femminile. Il maschio, crescendo, palesa la necessità di praticare l’autoerotismo, in quanto tappa fondamentale della crescita psico-sessuale e, lo pratica stabilmente quasi a conferma della propria salute sessuale. Spesso lo condivide simpaticamente all’interno del gruppo dei pari, vantando il numero di volte possibili e fattibili, quasi come un vanto e un’affermazione di sé. Per l’universo femminile, l’accesso al mondo del piacere avviene quasi sempre ‘per e con’ l’altro; praticare l’autoerotismo, non solo viene fatto con estrema segretezza, ma con la netta convinzione, frutto di antichi retaggi culturali, che viene praticato come surrogato e sostituto di un ‘piacere condiviso’.
Per la mentalità femminile – continua la dottoressa – il provare piacere e basta non è sufficiente. Spesso l’autoerotismo non solo non è contemplato come indispensabile fase di crescita, ma viene messo al rogo delle fantasie e vissuto come ‘sostituto’ di un legame d’amore o, comunque, emozional-sessuale. Secondo la cultura dominante, la donna non può accedere al piacere da sola, nonostante la rivoluzione sessuale del sessant’otto, ma deve essere ‘altro’ da sé ad effettuare l’iniziazione al piacere dei sensi. Nell’immaginario collettivo, la masturbazione, ancor di più quella femminile, viene associata all’età dell’adolescenza o ad una condizione di solitudine, raramente viene considerata lecita e con possibilità di coesistenza, all’interno di una relazione di coppia stabile. L’autoerotismo, è un momento di incontro con se stessi, con la propria corporeità e sensorialità e, soprattutto con il proprio ‘immaginari’, abitato spesso da fantasie erotiche, che nell’incontro con l’altro vengono censurate. Per noi sessuologi clinici, è un valido strumento diagnostico e terapeutico, spesso infatti, in sede di terapia sessuologia viene prescritto, per valutare le cause di un possibile calo del desiderio sessuale e, per poter ritrovare l’accesso al piacere, magari smarrito o mai raggiunto all’interno della coppia”.
Il sesso tra gli adolescenti
Da soli o in compagnia, per gli adolescenti, l’approccio al sesso rappresenta una fase molto delicata. Fase, che non sempre viene vissuta con le opportune modalità. Gli strumenti appropriati che potrebbero possedere genitori, medici, esperti, operatori, insegnanti, vengono surclassati da mezzi decisamente poco delicati. “Molti giovani – sottolinea la dottoressa Randone – adoperano il web come se fosse un altro luogo dell’esistenza, vivono relazioni virtuali, corteggiamenti nell’etere, amplificati sul piano sensoriale dall’assenza del corpo dell’altroa, pubblicano di continuo immagini e link, che si sostituiscono ad una reale comunicazione emozionale. Tra i giovani che abitano l’etere – continua – vi sono anche giovanissimi, ovviamente minorenni, che scarsamente consapevoli dei possibili rischi di questa moda si imbattono in pericolosi e destabilizzanti invii. Un aggravante, inoltre, è correlato all’assenza di educazione emozionale e sessuale, tutto quello che imparano lo imparano dalla pornografia, che contiene temi inesatti, come quello delle dimensioni dei genitali e della possibile durata del rapporto sessuale, il tutto avulso dall’affettività e dalla coppia con le sue poliedriche sfaccettature”.
Il sesso in rete
A fare del web, l’oggetto prediletto per vivere la propria sessualità in tutte le sue sfaccettature, non sono soltanto i giovani. Oggi, il sesso in rete è la forma più diffusa, più utilizzata, più richiesta per vivere il sesso. Internet ha interferito tantissimo sul sesso. “L’avvento di internet – incalza la sessuologa – ha totalmente stravolto l’approccio sia all’intimità, che alla sessualità. Dalle lettere magari sigillate e segretamente custodite, siamo passati alle emozioni e sentimenti, esposti sulla bacheca di face book, al sexting, alla seduzione online. Ma il monitor di un pc non può affatto sostituirsi alla fisicità, al calore, al corpo dell’altro. Il sesso online, di cui oggi si fa un gran parlare, oltre all’eccitazionetrasgressione momentanea, cela frequenti problematiche e solitudine mascherate. Molti giovani e non, vivono la propria sessualità che si conclude tristemente con una dimensione di piacere solitario, dietro il monitor del pc, amplificando un vissuto di sconforto, solitudine, inadeguatezza ed autismo tecnologico”.
Ma è possibile tracciare l’identikit del frequentatore del sesso in rete? “La rete – risponde l’esperta – con le sue seduzioni, apparenti facilitazioni, immediatezza della comunicazione e impatto importante che ha sull’eccitazione e sessualità, cattura milioni e milioni di frequentatori. Non credo sia possibile tracciare un profilo omologabile estendibile a tutti, ma credo che un denominatore comune sia sicuramente la ‘solitudine ed il disagio psicologicorelazionalesessuale’. Molti uomini adoperano la rete per effettuare conquiste, per fruire della pornografia online, per essere sempre connessi, vivi e vitali, per la paura di invecchiare, della solitudine, della morte… Le donne invece, la utilizzano con un chiaro significato consolatorio: cercano compagnia, emozioni nuove, emozioni residue, affettività, magari ingridite dal tempo e dal quotidiano non più appagante”.