Il tessuto produttivo siciliano è messo a dura prova e le imprese fanno grossi sforzi per restare a galla. Analisi di un’impresa che, nonostante manifesti un’apparente stabilità, vacilla da tutte le parti. Ne parliamo con Antonello Montante, presidente regionale di Confindustria e Unioncamere Sicilia
di Patrizia Romano
Settori in aumento e settori in calo. Comunque sia, la situazione imprenditoriale in Sicilia, nella sua criticità, sembra rimanere stabile, con un numero di imprese che si aggira intorno alle 464 mila unità. Secondo dati forniti dall’Unioncamere, anche se le imprese attive sono leggermente diminuite, la contrazione è stata in parte compensata da un consistente aumento delle unità locali operanti nella regione, che hanno superato le 66 mila unità.
Nel contesto di un quadro complessivamente stabile, si registra, però, un incremento, pari al 5 per cento circa, degli scioglimenti e liquidazioni volontarie, che superano, addirittura, i 21 mila casi. A questi si aggiungono quasi 12 mila aziende sottoposte a fallimento.
Permane, quindi, una serie di difficoltà legata in parte ai problemi internazionali e in parte a squilibri insiti nella compagine territoriale. A questi fattori si aggiungono la speculazione imperante all’interno di certi ambiti, nonché lo sviluppo caotico e disordinato del terziario.
Tutto ciò configura un quadro economico della Sicilia molto complesso. Alcuni settori segnano discontinui regressi, o meglio, fasi altalenanti sia sotto il profilo produttivo sia sotto quello occupazionale. Altri, invece, registrano una certa stabilità.
Abbiamo tentato, sulla base di dati forniti sempre dall’Unioncamere, un’analisi introspettiva sulla distribuzione delle imprese per comparto produttivo. Da questi dati, il Commercio, in termini di numerosità delle aziende, rappresenta il principale comparto dell’economia siciliana, contando lo scorso anno, quasi il 33 per cento del totale delle aziende attive. L’Agricoltura, invece, è il secondo grande aggregato con il 23 per cento del totale. A questo, seguono le Costruzioni, con il 12 per cento. Il Turismo rileva, invece, ancora una scarsa propensione, con un’incidenza di presenza del 5 per cento, anche se negli ultimi mesi dello scorso anno ha registrato un incremento del numero delle imprese pari a quasi il 4 per cento, a differenza del comparto commerciale, che è rimasto stabile e dell’Agricoltura e Manifatture che hanno subito una riduzione delle aziende attive.
Un dato veramente sconfortante riguarda la sopravvivenza delle imprese. La mortalità infantile delle imprese siciliane, infatti, è altissima. Basti pensare che lo scorso anno, è risultato attivo soltanto il 64 per cento delle imprese iscritte nel 2009 e solo il 68,4 per cento di quelle iscritte nell’anno precedente. Questi dati evidenziano lo stato di fragilità e debolezza in cui versa l’imprenditoria.
“Il tessuto produttivo siciliano – dichiara Antonello Montante, presidente regionale di Confindustria Sicilia e di Unioncamere Sicilia – è messo a dura prova e le imprese stanno facendo grossi sforzi per riuscire a restare a galla”.
Non possiamo negare, infatti, la debolezza intrinseca che caratterizza le imprese al loro nascere, proprio nella fase di avvio delle iniziative imprenditoriali. In causa, soprattutto, il contesto ambientale poco favorevole a sostenere il consolidamento e la crescita delle nuove aziende. Le imprese da sole, senza il supporto istituzionale, nonostante gli sforzi, possono fare ben poco.
“A questi sforzi – aggiunge il presidente di Confindustria – adesso deve corrispondere una strategia efficace di sostegno all’economia che deve ridare fiducia a tutti i settori. Bisogna partire da un presupposto e cioè che il rilancio della Sicilia passa innanzitutto dal rilancio delle imprese. “Solo così – conclude Montante – si potrà rimettere in moto il mercato del lavoro e con esso anche la crescita e lo sviluppo territoriale”.
È significativo osservare che la percentuale di imprese che riescono a sopravvivere è inferiore nel caso delle società di capitali, mentre è superiore alla media per le imprese individuali. Per quanto riguarda le prime, solo il 57 per cento di quelle avviate nel 2009 era ancora in attività nel 2012.
L’aspetto più grave, comunque, non è tanto il calo numerico delle aziende, quanto il calo in termini occupazionali. L’occupazione in Sicilia, che continua a esprimere margini di sofferenza molto ampi, soprattutto in virtù del sommerso, è strettamente legato alle dinamiche imprenditoriali. Il mercato del lavoro, tra l’altro, ha registrato negli ultimi anni un aumento del fabbisogno di occupazione nei processi produttivi