Un fenomeno, quello degli incendi boschivi in estate che, ogni anno, distrugge migliaia di ettari di bosco. Le cause più inquietanti all’origine degli incendi.
di Patrizia Romano
La Sicilia è tra le regioni più colpite dagli incendi boschivi che divampano prevalentemente in estate. Troppo spesso, infatti, un po’ per inerzia, un po’ per incuria, si provoca un incendio. Molto più di frequente, però, gli incendi sono provocati per dolo.
Dal 2000 sino allo scorso anno, sempre nel corso dell’estate, sono state denunciate, per reati di incendi boschivi, circa 4 mila persone. Nell’ultimo decennio, sono divampati circa 800 mila ettari di area boschiva e non.
L’anno ricordato come il più terribile è stato il 2007.
Rispetto al decennio precedente, però, il numero di incendi boschivi in estate si è ridotto notevolmente. Parliamo, addirittura, di una riduzione del 40 per cento, circa.
Non illudiamoci, però. Il merito della diminuzione è legato, esclusivamente alle piogge abbondanti cadute in inverno e trascinatesi sino a primavera inoltrata e a ridosso dell’estate che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato il quadro meteorologico, rispetto alla siccità degli anni passati. Non possiamo attribuirla, infatti, né a una corretta gestione dell’ambiente, né a maggiori azioni di sensibilizzazione, formazione ed educazione alla prevenzione.
Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate.
Cause degli incendi boschivi in estate
Possiamo affermare con certezza che raramente gli incendi nei boschi sono provocati da cause naturali. Questi, infatti, dipendono essenzialmente da un forte senso di irresponsabilità che pervade l’animo umano. Irresponsabilità che si manifesta su tutti i fronti. Quello più compromettente è, senz’altro, il dolo. La maggior parte di incendi boschivi, infatti, sono dolosi, cioè appiccati con il preciso intento di distruggere il suolo vegetativo.
In molte occasioni, il dolo è legato alla tradizione agropastorale. Il fuoco, nell’immaginario collettivo della categoria degli addetti alla pastorizia, rigenera la fertilità del terreno.
In molti altri casi, e in Sicilia diremmo nella maggior parte, l’incendio richiede l’assunzioni di operai forestali precari. Non si pecca di illazioni, infatti, quando si afferma che ad appiccare il fuoco nei boschi, spesso e volentieri, sono proprio i potenziali candidati all’assunzione presso il Corpo Forestale, preposto alla prevenzione e allo spegnimento dei roghi.
Già agli inizi del 2000, il Sisde denunciava la responsabilità degli stagionali in Sicilia, un esercito che annovera al suo interno circa 30 mila operatori, poco meno della metà delle unità che si contano sul territorio nazionale; 68 mila circa.
Al fenomeno degli incendi dolosi, l’Italia è storicamente vulnerabile, ma negli ultimi anni ha aumentato le difese. Grazie a una campagna di sensibilizzazione e a una migliore organizzazione dell’apparato antincendio della Protezione Civile e delle Regioni, gli interventi spesso evitano il peggio. Gli strumenti principali per frenare la devastazione delle aree protette restano, però, l’applicazione di leggi per evitare la speculazione sulle aree incendiate, il rafforzamento dei divieti e l’istituzione del catasto regionale delle aree attraversate dal fuoco.
Le tipologie di incendi boschivi in estate
Il bosco può essere suddiviso in una serie di strati che si distinguono per la tipologia di vegetazione che persiste su quel territorio. Dallo strato più basso, si distinguono la lettiera, costituita da tutto il materiale decomposto che scivola al suolo, lo strato erbaceo, lo strato arbustivo e, infine, lo strato arboreo.
Il fuoco, purtroppo, può estendersi a tutti gli strati che costituiscono il bosco. In base allo strato interessato si distinguono diversi tipi di incendio, che vanno dall’ incendio sotterraneo (più profondo) all’incendio radente (superficiale) o, ancora, all’incendio di chioma o di corona.
Interventi e competenze contro gli incendi boschivi in estate
La legge quadro sugli incendi boschivi affida alle regioni la competenza in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi, mentre allo Stato compete una funzione di indirizzo e coordinamento di tali attività (art. 3 L. 353/2000 “Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”). In particolare, al DPC (Dipartimento della Protezione Civile), attraverso il COAU (Centro Operativo Aereo Unificato), è affidato il coordinamento dei mezzi della flotta aerea antincendio dello Stato resi disponibili dal Corpo Forestale dello Stato, dall’Aeronautica Militare, dall’Esercito, dai Vigili del Fuoco e dalla Marina Militare.
Alle regioni compete, innanzitutto, l’attivazione delle sale operative per consentire il coordinamento dei diversi soggetti che concorrono alla lotta agli incendi e, nel caso, all’intervento di protezione civile. Spetta, inoltre, alle regioni attivare i piani regionali di previsione, prevenzione e d’intervento aggiornati ogni anno ed elaborati su base provinciale. L’obiettivo primario di questi piani regionali è quello di ridurre le superfici boschive percorse dal fuoco. Nei piani sono definite specifiche intese e accordi con il Corpo Forestale dello Stato e con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco su base locale, oltre che con la rete del volontariato.
La prevenzione contro gli incendi boschivi in estate in Sicilia
L’attività di previsione consiste nell’individuare le aree e i periodi a rischio incendio boschivo, nonché gli indici di pericolosità elaborati sulla base di variabili climatiche e vegetazionali, la cui applicazione è fondamentale per la pianificazione degli interventi di prevenzione e di spegnimento. Le attività di previsione vengono messe in campo dal DPC e dalle regioni attraverso la rete dei centri funzionali. Il CFC (Centro Funzionale Centrale) e il Servizio Rischio Incendi Boschivi e di Interfaccia emettono giornalmente un bollettino di suscettività all’innesco degli incendi boschivi su tutto il territorio nazionale, individuando per ogni provincia tre livelli di pericolosità (bassa – media – alta).
Se la pericolosità è bassa l’evento può essere fronteggiato con i soli mezzi ordinari e senza dispiegamento di altre forze; se la pericolosità risulta media deve essere fronteggiato con una rapida ed efficiente risposta del sistema di lotta attiva; se invece la pericolosità è alta l’evento può raggiungere dimensioni tali da richiedere quasi certamente il concorso della flotta aerea statale. Le previsioni sono predisposte sulla base delle condizioni meteo climatiche, della vegetazione presente, dello stato fisico e di uso del suolo, della morfologia e dell’organizzazione del territorio.
L’attività di prevenzione consiste nel mettere in campo azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco d’incendio. Vengono, pertanto, utilizzati tutti i sistemi e i mezzi di controllo e vigilanza delle aree a rischio e in generale le tecnologie per il monitoraggio del territorio. L’attività di prevenzione si concretizza in due tipi di azioni: azioni preventive destinate al bosco, di competenza specifica delle Regioni. Vengono condotti interventi mirati nell’ambito della selvicoltura e della manutenzione e pulizia del bosco. Si punta, quindi, alla riduzione della biomassa particolarmente combustibile, alla rimozione della necromassa, all’ottenimento di soprassuoli forestali misti e ben strutturati.
Altri interventi preventivi nei confronti del bosco possono riguardare l’insediamento di specie resistenti al fuoco per ridotta infiammabilità e combustibilità (sughera, leccio, roverella, orniello, corbezzolo).
Altri ancora sono anche le azioni mirate a carico del soprassuolo, del sottobosco e dello strato erbaceo.
Non sottovalutiamo le azioni destinate alla tutela dell’uomo. In questo caso il fattore umano è di fondamentale importanza. I comportamenti scorretti dell’uomo (volontari o meno) sono infatti alla base della maggiore percentuale di incendi. Pertanto, l’azione preventiva viene condotta in diversi modi, per esempio attraverso il controllo del territorio e delle diverse attività umane, o attraverso le campagne di comunicazione, informazione e sensibilizzazione, allo scopo di educare i cittadini alla problematica, insegnando loro i divieti, le limitazioni da osservare e le norme di buon comportamento da tenere nei boschi in caso di incendio. Un’attenzione particolare andrebbe rivolta all’informazione nelle scuole, organizzando anche incontri tra studenti ed operatori del settore.
Il quadro normativo sugli incendi boschivi in estate
La normativa che concerne gli incendi boschivi è attualmente articolata su un livello penale e uno amministrativo ed è disciplinata da una pluralità di fonti legislative: la legge quadro sugli incendi boschivi, il codice penale, la legge forestale del 1923, il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e la legge istitutiva del Ministero dell’Ambiente. Con l’entrata in vigore della L. 21/11/2000, n. 353 (“Legge quadro in materia di incendi boschivi”), il legislatore ha segnato una svolta fondamentale sul fronte della repressione degli incendi boschivi, considerati tra i più gravi fenomeni delittuosi del momento, in grado di suscitare un considerevole allarme sociale presso l’opinione pubblica. La legge quadro sugli incendi boschivi, infatti, ha apportato importanti novità rispetto alla previgente disciplina giuridica. Ha imposto nuovi divieti. Ha introdotto nuove sanzioni amministrative. Ha modificato il Codice Penale, introducendo in modo specifico il reato di incendio boschivo come fattispecie penale autonoma, punita con pene molto severe.
Finalmente è diventato legge il ddl sugli ecoreati, che prevede nuove condotte, punite dal Codice Penale per chi danneggia l’ambiente e la salute pubblica, anche se la questione non è ancora del tutto chiusa, ma con l’ok definitivo alla legge cambiano connotati alcuni reati del Codice penale.