Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Vintage, stile senza tempo

di Clara Di Palermo

All’improvviso, ti sembra di tornare indietro nel tempo. E’ un viaggio fatto di emozioni ripescate nel passato. Il vintage, raccontato dalle donne che, a Palermo, gestiscono alcuni dei negozi vintage che abbiamo visitato nel centro storico della città.

 

di Clara Di Palermo

Varchi la soglia, ed è come se passassi attraverso la porta di una macchina del tempo……improvvisamente sembra di tornare indietro di anni, con una bellissima sensazione di magia…dimentichi tutto,  il mondo è rimasto fuori dalla porta, oltre le vetrine del negozio “vintage” in cui sei appena entrata, e inizi un’avventura fatta di sensazioni, sogni e ricordi.

Vintage è quasi una filosofia di vita, bisogna comprendere i singoli oggetti, dai vestiti, alle borse, ai giocattoli di una volta, comprenderli e vederli vivi, perché ciascuno di loro racconta una storia. E alcune di queste storie ce le hanno raccontate le donne che, a Palermo, gestiscono alcuni dei negozi Vintage che abbiamo visitato, nel centro storico della città, in questo nostro viaggio indietro nel tempo.anita 4

“In quella che è una delle giacche più belle, a mio parere, che ho nel mio negozio – dice Elena Scimonelli, di “Magazzini Anita” in via Maqueda – ho trovato un biglietto da visita. E’ una bellissima giacca in velluto di Ted Lapidus, tutta impunturata a mano, ed è il primo esempio di giacca unisex. Quando l’ho acquistata, nel controllare le tasche, ho trovato un biglietto di un barbiere di New York, Roger,  che riceve per appuntamento……chissà se esiste ancora! E chi la acquisterà porterà con sé anche il biglietto”. Sul biglietto leggiamo: “spero che ogni cliente elimini le sue preoccupazioni così come io taglierò i suoi capelli”…..un messaggio di speranza che, chissà perché, ci riporta a tutti quegli emigranti partiti alla volta degli Stati Uniti in cerca di fortuna.

Elena raconta che alcuni oggetti vorrebbe che non venissero mai acquistati, “perché mi piacciono particolarmente ed esercitano su di me un fascino particolare. Io ho iniziato ad appassionarmi al vintage da ragazza, quando ancora studiavo. A Londra ho visitato tantissimi di questi negozi e, una volta tornata a Palermo, ho cominciato a raccattare da amici e parenti tutto ciò che mi trasmetteva qualcosa e li rivendevo sempre nella cerchia degli amici. Fino a quando ho deciso, dopo la laurea in lingue, di farlo diventare il mio lavoro”. Nel frattempo entra una coppia spagnola, i due cercano una borsa, così lasciamo Elena al suo lavoro.

E’ un sentimento che accomuna chi si occupa di vintage quello del coinvolgimento emotivo,  delle sensazioni che gli oggetti d’epoca riescono a evocare, dell’attaccamento agli oggetti non in quanto tali ma per le emozioni che danno.

Avvicinandoci al negozio di Antonella Troncato, in Corso Vittorio Emanuele, il balzo indietro agli anni ’20 è immediato, comincia già  dall’esterno, dall’insegna in vetro verde, con la scritta “Mercurio” in oro. Gli arredi e le vetrine, in perfetto stato, sono tutti Liberty originali e la cassaforte, che rimanda alla tradizione orafa della famiglia che ha la proprietà dello storico immobile (“è sottoposto a vincolo- racconta Antonella – e negli ultimi 6 mesi ho avuto ben due controlli per attestare che non vengano arrecati danni alla struttura”), è un elemento così bello e così bene integrato, che una volta Antonella vi aveva allestito una esposizione di scarpe d’epoca.

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“Alcune scarpe sono usate, ma io le faccio pulire per bene prima di esporle, così come vengono mandati in lavanderia tutti i capi di abbigliamento – precisa -. Ma capita spesso, per le scarpe, di avere scarpe mai messe, magari sono campionari, assolutamente mai usati”.

Nel salire al piano superiore, la scala in marmo con i gradini alti, come erano una volta, accoglie scarpe, cappelliere, giacche, abiti in pizzo, come un bellissimo abito da sposa, o l’abito in seta di Emilio Pucci, completo di scialle “che a Londra è stato valutato 5mila sterline – dice Antonella Troncato – ma io ho messo in vendita a 1.700 Euro, perché non posso chiedere più di tanto….dobbiamo anche considerare il mercato e il momento storico della nostra economia. Ma non va nemmeno svalutato un pezzo così, tutto in seta, con una stampa particolare e un taglio unico”.

E mentre chiacchieriamo, entra una turista giapponese. Prova diverse paia di scarpe (tutte bellissime…….c’è l’imbarazzo della scelta), poi vede i bracciali in vetrina….. è incantata e fa mille complimenti, chiede di potere andare al piano di sopra, mentre entra un’altra signora, palermitana, che si dice stupita di non aver notato prima un negozio così bello…..

Ma chi sono i clienti di questi particolari negozi? “Soprattutto stranieri – ci dicono tutte – un buon 80 per cento è costituito da turisti, che hanno una notevole competenza in materia, spesso entrano sapendo già cosa cercare e hanno le idee ben chiare. La maggior parte punta su oggetti Made in Italy  perché la nostra manifattura è universalmente considerata di altissimo livello. Tornano a casa, in paesi dove il Vintage è molto apprezzato, e sfoggiano il loro capo Made in Italy d’annata. Ma anche la ragazzina che cerca il pezzo particolare, che non si trova ovunque, e talvolta anche la signora bene perché oggi il Vintage fa tendenza”.

“Il Vintage è l’antimoda – dice Antonella Troncato -. Nel senso che nei negozi, solitamente,  si trova la moda che lo stilista impone e l’utente sceglie tra quello che trova già pronto. Nei negozi Vintage, invece, si deve cercare, scoprire, scegliere il pezzo che ci identifica e creare il proprio stile. Spesso i ragazzi, infatti, non riescono ad appassionarsi, tranne qualche eccezione, perché non si identificano in nulla, i loro amici, poi, non li riconoscerebbero e non si riconoscerebbero in loro. Ci vuole una certa maturità di stile”.

Passeggiando per via Paternostro, vicino alla Chiesa di San Francesco d’Assisi, incontriamo “Botteghe Baker” (il nome è ispirato alla cantante e ballerina Josephine Baker), dove Giuseppina Cordone ha potuto dare libero sfogo alla sua passione per borse e cappelli, ma non solo.

“I cappelli sono sempre stati la mia passione – spiega la Cordone – e quando li acquisto è come se li acquistassi per tenerli per me….. quando ne vendo uno quasi sto male! La mia è una passione per la ricerca, la ricerca di tutto ciò che viene dal passato, come queste borse o questi cappelli in stile decò” e mostra dei veri capolavori, pezzi d’arte.

Il Vintage, ovviamente, non può avere un campionario, per cui si acquista ciò che si trova in negozio al momento, non è una scelta dettata dal risparmio, perché è un concetto diverso dall’acquisto del normale capo usato. Qui la stima del prezzo viene fatta in base a diversi parametri: il pregio del singolo articolo, l’epoca a cui risale, lo stato di conservazione, la firma se si tratta di un capo di una nota maison, la qualità del tessuto.

Ci sono camicie che partono da 30 euro, borse da 50/60 euro, “ho venduto una bellissima borsa di Roberta di Camerino per 300 euro – dice Giuseppina Cordone – o una storica cappelliera, bellissima, a 90 euro”, mentre Elena Scimonelli precisa che “se ho una scarpa Chanel vintage, certamente non posso venderla 300 euro, magari il suo prezzo dovrà essere intorno ai mille euro”.

“Se vai un po’ più avanti del mio negozio – mi dice Giuseppina Cordone – trovi un altro piccolo negozio con oggetti vintage”; così accolgo il suggerimento e mi fermo a far due chiacchiere anche con Concetta Genovese “io sono qui per passione e per dare una mano a Ursula Reale che è la proprietaria e al momento è fuori – precisa -. Per me il vintage è proprio una passione perché mi riporta indietro agli anni ’60, i più belli della mia adolescenza. C’è anche il piacere di riscoprire le cose belle, il disegno particolare di un tessuto. O i giocattoli in legno! Ne abbiamo diversi, ci fanno tornare a quando stavamo ore e ore a giocare con poco, con cose che i bambini di oggi nemmeno prenderebbero in considerazione”.

“Apprezzo i tessuti di una volta e la manifattura dei capi – continua la Genovese -. Ricordo che quando avevo 7 anni mia madre mandò me e mia sorella, di due anni più grande, da una sartina per imparare il rammendo, cucire un bottone, fare un’asola…..chi lo fa più ormai!”.

E’ proprio vero. Come è vero che, uscendo da questi negozi, si resta un po’ fuori dal tempo, quasi dispiace di tornare ai nostri giorni. Tornando a casa passeggiando tra le macchine e i motori, quasi quasi ci stupiamo…….ci saremmo aspettati di essere affiancati da una carrozza tirata dai cavalli……

 

 

 

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