Un tempo, il corteggiamento si limitava a sguardi timidi e appena accennati, pian piano si è arricchito di ammiccamenti sempre più arditi. Come cambia il modo di esternare e dichiarare il proprio amore
Dall’archivio de L’InchiestaSicilia n. 107/Maggio 2005
Appena nato, al primo sguardo, il padre capì quanti guai quel bimbo avrebbe combinato nel mondo, e cercò di convincere la madre che sarebbe stato meglio sopprimerlo. Ma la madre lo salvò, facendolo allevare, di nascosto, nei boschi.
Quando il divino infante si sentì capace di maneggiare un arco, se ne costruì uno in frassino e si esercitò nell’arte di ferire le creature terrene e gli dei.
Gli uomini lo chiamarono Amore.
Viene rappresentato come un giovinetto nudo, di meravigliosa bellezza, armato di un arco da cui saettano frecce infallibili. Una benda gli nasconde gli occhi e una fiaccola accesa gli fiammeggia in una delle mani.
Le sue frecce hanno colpito gli esseri di tutte le comunità del pianeta. Milioni i testi che hanno cercato di rappresentare l’incanto dell’umana esperienza dell’amore. Dalla poesia al romanzo, dai miti alle ballate, dai proverbi alle canzoni, nel tentativo di alimentare la consapevolezza che la vita è in balìa di quel giovinetto nudo.
L’oggetto del desiderio, però, non è sempre lì, a portata di mano. Al contrario, a volte appare come lontano e irraggiungibile. Va, quindi, conquistato e per far ciò occorre mettere in atto tutti quei comportamenti e quelle strategie che possono essere racchiusi in un’unica parola:corteggiamento. E’ un fenomeno antichissimo, che attraversa ambiti differenti, dalla sfera sentimentale a quella delle strutture familiari, dalla dimensione sessuale a quella relazionale, dall’aspetto privato a quello sociale. Nello specifico, il termine è collocabile tra il IX e il XII secolo, quando l’amore cortese si impone come forza totale, lontano da ogni compromesso con la quotidianità. Ma, si sa, le epoche e i contesti influenzano i comportamenti e il modo di sentire le esperienze. Così, se un tempo il corteggiamento si limitava a sguardi timidi e appena accennati, pian piano si è arricchito di ammiccamenti sempre più arditi. Fino a raggiungere, pur nella consapevolezza di innegabili eccezioni, la sfrontatezza tipica dei nostri giorni.
“Fino a settanta/ottanta anni fa – racconta Sara Favarò, nota studiosa di tradizioni popolari – a Vicari, così come in altri luoghi della Sicilia, l’unico sfondo per esplicitare le pratiche di corteggiamento era la chiesa”. Durante la messa domenicale, infatti, i giovani del paese lanciavano il proprio sguardo colmo d’amore alle ragazze che occupavano la navata centrale delle chiese. “Il passo successivo – continua la studiosa – consisteva in una pratica chiamata ‘allisciamaruni’, che vedeva l’innamorato percorrere chilometri e chilometri avanti e indietro, sotto il balcone dell’amata”.
Spesso si faceva accompagnare da uno o più amici. La ragazza, da dietro le persiane, si guardava bene dal mostrarsi agli occhi del pretendente, cercando di non tradire il vecchio adagio facci ammucchiata facci addisiata.
Di contatto diretto non si parlava ancora. Il corteggiamento, a esclusivo appannaggio dell’uomo, era più che altro simbolico, spesso si avvaleva di modalità bizzarre che oggi fanno di certo sorridere. “Durante la processione di San Giuseppe – prosegue Sara Favarò – gli uomini che erano fidanzati con qualche ragazza del paese o ne corteggiava una, faceva scoppiare per lei dei petardi dalla inequivocabile simbologia fallica”.
Un altro rituale di corteggiamento, tipico questa volta di Roccapalumba, consisteva nel porre davanti la porta dell’amata un ceppo di ficodindia. Il rituale presupponeva una risposta, anch’essa non verbale e, per di più, neanche data dalla diretta interessata. Spettava al padre, infatti, la decisione di portare dentro o lasciare fuori il ceppo di ficodindia. Il muto agire equivaleva rispettivamente a un sì o a un no. A un concedere o, al contrario, a un negare la mano della figlia.
Gli anni sono passati, petardi e ceppi di ficodindia sono entrati a far parte del folklore paesano e agli sguardi si sono accompagnate manifestazioni di interesse ben più esplicite e variegate. Molto più vicine all’intimo sentire di chi le manifesta, molto più orientate alle caratteristiche di chi è destinato a riceverle.
Rotti gli schemi rigidi e formali che volevano la donna in una posizione di passiva attesa, che fosse l’uomo a muoversi per primo, col tempo, il corteggiamento ha sempre più assunto le sembianze di un gioco a due. Qualche volta sottile e raffinato, qualche altra impertinente e diretto. Non importa più se l’iniziativa è dell’uno o dell’altro, e questo lo dicono tanto i quarantenni quanto i sedicenni.
L’ Amore nel mondo animale
Nelle specie animali il corteggiamento e le sue florescenze, generalmente attuate dai maschi, consentono alle femmine di valutare la motivazione e la qualità del maschio e diventano, quindi, un importante criterio di selezione sessuale.
I segnali impiegati possono essere di varia natura: quelli chimici e acustici sono impiegati generalmente sulle lunghe distanze, quelli visivi a distanze più ravvicinate. Quando l’incontro è avvenuto, sono i segnali tattili a diventare determinanti: nel complesso essi permettono il riconoscimento specie-specifico ed evitano l’incrocio tra specie diverse.
Il dimorfismo sessuale facilita il compito: tanto meno vistose sono le differenze somatiche tra i due sessi tanto più assumono rilevanza le differenze comportamentali, che consentono il reciproco riconoscimento. Il corteggiamento guida i partners, attraverso la successione dei segnali di specie, fino alla copula, che deve avvenire al momento giusto e nella posizione corretta; assolve anche l’importante ruolo di ‘cerimoniale di acquietamento del partner.
Se il maschio dispone di particolari attrattive somatiche, ne fa ampio uso esibendole alla femmina come invito sessuali: canti, danze, odori afrodisiaci fanno ampia parte del corredo di risorse animali.
“Scusa, ti posso parlare”?
“E lei: cosa mi devi dire?, ma sapeva già tutto”. Così Alfio Patti, scrittore nato e vissuto a San Gregorio di Catania, un paesino alle falde dell’Etna, ricorda il modo in cui, poco più che adolescente, corteggiava la sua ragazza. “Siccome sei molto bella e mi piaci, vorresti essere la mia ragazza? Tutto in perfetto italiano. Quella era la lingua del corteggiamento. C’era quando la ragazza faceva aspettare qualche giorno per la risposta oppure diceva subito di sì, anche perché il ‘terreno’, grazie alle ‘ruffianelle’ era stato sondato e quindi si ufficializzava il tutto con l’atto finale della ‘dichiarazione’.
Era il 1972 e, come nelle chiese di un tempo la navata centrale era riservata alle donne, anche al cinema annesso all’oratorio che frequentava Alfio Patti da ragazzo c’era una parte destinata agli uomini e l’altra alle donne, un corridoio separava i due blocchi di sedie. A destra sedevano le donne e a sinistra gli uomini. Le classi scolastiche erano rigorosamente femminili o maschili. “Appartengo a quella generazione – conclude lo scrittore etneo – che ha vissuto un rapporto di coppia caratterizzato da un tipo di corteggiamento fatto ancora di segni, linguaggi, pudori e baci rubati”.
L’ Amore – Il parere dello psicologo
“Come tutti i rituali che coinvolgono il corpo, anche il corteggiamento – secondo lo psicologo siracusano Fulvio Giardina – rientra nel novero delle esperienze che sono strutturate nel vissuto dell’individuo e che vengono enfatizzate nell’adolescenza, cioè in quella fase in cui avviene il passaggio dalla dipendenza dalloa famiglia all’indipendenza e al desiderio di possesso dell’altro. E’ proprio per questa ragione – continua Giardina – che al di là delle modalità di espressione, che certamente mutano al mutare delle condizioni ambientali, il corteggiamento descrive le grandi relazioni umane mai cambiate nell’arco dei millenni”.
A tal proposito, paragonando il corteggiamento al linguaggio, Giardina afferma: “Così come la lingua parlata si arricchisce di nuovi termini, allo stesso modo il corteggiamento, pur modificandosi nelle modalità espressive, rimane immutato per quanto concerne gli obiettivi”.
Il noto psicologo siracusano ritiene altresì fondamentale che gli adulti incoraggino i giovani al corteggiamento. “E’ importante – conclude – che i ragazzi imparino ad ascoltarsi, a comprendere ciò che l’altro può suscitare in loro. Questa capacità può favorire la crescita di una società basata sulla profondità, cioè sulla valorizzazione dell’interiorità”.