Cos’è? Chi è la vittima? Chi il carnefice? Scheda analitica di uno tra i più efferati reati: la violenza di genere
di Patrizia Romano
Per violenza di genere si intende qualsiasi forma di violenza rivolta contro le donne in ragione della loro identità femminile. Nella violenza di genere sono comprese la violenza sessuale e qualsiasi forma di persecuzione o violenza fisica, psicologica ed economica che un uomo esercita su una donna in ambito familiare o lavorativo. Violenza psicologica è anche essere tradita, subire menzogne, inganni, giornate di silenzio, sopportare il rifiuto di dare un aiuto domestico o educativo nella crescita dei figli, subire pedinamenti, inseguimenti, minacce, sottrazione di documenti.
Poi c’è la violenza economica, che sta nella privazione o nel controllo del salario, nell’abbandono economico, nel non pagamento dell’assegno di mantenimento, negli impegni economici imposti con l’inganno, nell’impedimento della ricerca o del mantenimento del lavoro.
Per violenza sessuale si devono intendere anche molestie sessuali verbali (comprese quelle telefoniche) e rapporti sessuali imposti.
Inoltre, esiste pure la violenza assistita e riguarda il coinvolgimento di minori. Precisamente, è violenza assistita non solo assistere, ma anche vedere i segni di violenze subìte da una figura di riferimento come la madre, udire i rumori, ascoltare le grida.
Secondo dati forniti dall’Istat, in Italia, quasi un terzo delle donne ha subìto violenza fisica o sessuale. Una su tre subisce abusi. Sette milioni le vittime accertate, in base alle denunce. Il 20 per cento è stata vittima di violenza fisica, il 21 per cento di violenza sessuale, il 5,4 per cento di forme più gravi di abusi come stupri e tentati stupri. Nell’ultimo quinquennio, le violenze fisiche o sessuali sono diminuite, ma sono aumentate quelle più gravi.
Responsabili delle molestie sono nella maggior parte dei casi degli sconosciuti, ma il 62 per cento degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente.
Questi dati non sono, comunque, pienamente attendibili. Sono dati che emergono dai casi denunciati, ma la maggior parte delle donne che subiscono violenza, spesso, scelgono di non denunciare. Sempre di più, si fa strada la convinzione che non serva. In realtà, la donna, di fatto, non è tutelata dallo stato e la recente legge sul femminicidio, che non consente il ritiro della denuncia, insieme alla novità del carcere evitato a chi subisce una condanna inferiore ai quattro anni, espone la vittima a ritorsioni se non a violenze ancora più gravi.
Secondo il dossier un buon 30 per cento di ragazzi tra i 18 e i 29 anni ritiene che gli episodi di violenza vadano affrontati all’interno delle mura domestiche. Non solo. Ma la cosa più grave è che un giovane su 4 giustifica la violenza sulle donne con il troppo amore oppure, ancora peggio, al livello di esasperazione al quale gli uomini sarebbero condotti dal comportamento delle donne, soggetti difficili da gestire.