Sono quasi 3000 i lavoratori impiegati nel call center AlmavivA di Palermo, un popolo in cerca di prospettive durature e che attende un piano industriale che riassetti il settore
di Clara Di Palermo
Duemilaottocento i lavoratori che AlmavivA utilizza a Palermo, un paese dentro la città. Erano circa 3200 prima del passaggio di alcuni di essi a Exprivia.
Nell’attuale situazione economica, i call center hanno rappresentato e rappresentano una vera risorsa per tantissimi giovani. Giovani che, in moltissimi casi, hanno messo su famiglia contando esclusivamente sul lavoro nel call center, essendone entrambi dipendenti.
Ma quanti sono i lavoratori di call center in Sicilia? Complessivamente, ci comunica la Cgil, sono oltre 15 mila tra grandi call center e quelli cosiddetti “da sottoscala”. Dei 15 mila, diverse migliaia sono lavoratori a progetto che hanno i contratti rinnovati di mese in mese e, a vario titolo, gravitano in questo universo. La stragrande maggioranza, comunque, sono a tempo indeterminato.
In Sicilia ci sono svariati call-center, i principali sono AlmavivA, Exprivia, Atlanet, 4 You, Qè e Visiant di Catania; a Caltanissetta ha sede Telecompact.
Esiste, poi, una realtà che è difficile censire, quella dei call center nei “sottoscala”, lì il sindacato non riesce ad arrivare. Altro dato importante è la localizzazione: i call center sono quasi tutti da Roma in giù, il che disegna un chiaro quadro del tessuto economico del meridione.
Massimiliano Fiduccia, RSU (Rappresentanza sindacale unitaria) della Slc Cgil di Palermo, ci racconta come la situazione dei lavoratori del settore sia sempre in evoluzione e non si possa definire una partita chiusa.
“In un momento come questo – dice Fiduccia – il ruolo del sindacato è stato fondamentale nella tutela del lavoro. Ma c’è un nodo da chiarire: la questione dei call center non riguarda solo Palermo. In tutta Italia sono 80 mila le persone che vi lavorano, e la situazione va affrontata seriamente, strutturalmente, con un piano industriale che cerchi di tirarci fuori da questa crisi in cui siamo sprofondati, progressivamente, negli ultimi anni”.
È di queste ore la notizia dell’accordo raggiunto al call center Almaviva di Napoli. I lavoratori hanno accettato una riduzione salariale per non perdere il lavoro. Come lo commenta?
“Quello di Napoli è un accordo pesante. Ma era prevedibile: questa è una crisi che è maturata nel tempo. Già da circa 6 anni i lavoratori sono continuamente oggetto di accordi al ribasso, con erosione dei salari e continua riduzione dei diritti. Va detto che AlmavivA rispetta i contratti. Ma il mercato è disturbato da piccoli call center che giocano al ribasso, con eccessivi ribassi, che, però, fanno comodo ai committenti che hanno delle grosse responsabilità in questo gioco al massacro”.
Qual è lo stipendio medio di un lavoratore di call center?
“Lo stipendio di un part time a 4 ore è di circa 800€ mensili. Ultimamente si è abbattuta una tegola che si chiama FIS, fondo di integrazione salariale. Un ammortizzatore sociale nuovo che ha prodotto, come primo effetto, la decurtazione di una media di 250€ mensili sugli stipendi. Questo perché se, ad esempio, con la cassa integrazione l’azienda anticipava le giornate non lavorate, nel FIS non è più previsto che questi giorni di ammortizzatore sociale li anticipi l’azienda ma si devono attendere i tempi dell’INPS. Essendo uno strumento nato nel settembre 2016, paradossalmente si è verificato un rallentamento per cui, di fatto, tra il sistema informatico che lo gestisce e il sistema informatico dell’INPS non si è avuta coordinazione. Con l’effetto del taglio salariale di cui dicevamo”.
Ecco che, così, diverse coppie di giovani sposi, entrambi dipendenti AlmavivA, si sono trovati a dover fare i conti con una riduzione di circa 500€ del budget familiare mensile.
“Capite bene che per quelle coppie che devono far fronte a mutuo o affitto, e tutto il resto – conclude Fiduccia -, la situazione è drammatica. A Palermo, peraltro, i call center esprimono professionalità molto elevate, con giovani laureati, tantissimi parlano più lingue, una forza lavoro che attende un giusto rilancio. AlmavivA fa anche Information Tecnology, è un’impresa con tante sedi e con grandi potenzialità. Ci aspettiamo che continui il dialogo per un riassetto di tutto il settore”.
Con 45.000 persone, 12.000 in Italia e 33.000 all’estero, AlmavivA è il 6° Gruppo privato italiano per numero di occupati al mondo, il 3° a guida imprenditoriale, con un fatturato nel 2015 pari a 709 milioni di euro.
AlmavivA opera a livello globale, attraverso 38 sedi in Italia e 21 all’estero, con un’importante presenza in Brasile, oltre che negli Stati Uniti, Cina, Colombia, Tunisia, Romania e a Bruxelles, centro nevralgico della UE.