La Sicilia può dare un notevole contributo di testimonianza agli ospiti del G7. I siciliani sono stati spesso capaci di importanti lotte e coraggiose prese di posizione sui temi della pace e dell’accoglienza. I temi del G7 a Taormina: scintille alle falde dell’Etna
di Mario Guglielmino*
Il gran teatro del G7 quest’anno avrà la sua prima sede accanto a quello greco romano di Taormina.
E promette di fare un certo chiasso. Quindi, G7 a Taormina, scintille alle falde dell’Etna.
Sarà, infatti, la prima uscita ufficiale di mister Donald Trump, neo presidente degli Stati Uniti d’America, nel consesso dei suoi omologhi capi di governo e di stato degli altri paesi più industrializzati del mondo. Rispetto alle decisioni, mai eclatanti e sempre sonnolente e misurate, che ci si attende da questi incontri, il miliardario americano potrebbe davvero scompaginare le carte e l’assetto dei più compassati partecipanti alle cene e alle foto di gruppo. Più ancora del ‘discoletto’ a noi più noto predecessore di Gentiloni, Silvio Berlusconi, che si limitava, però, a proferire divertenti salaci barzellette dinanzi a stupite ministre, nonché a distribuire pacche sulle spalle, e, persino, talvolta, esibendo compiaciuto goliardici irriverenti cenni con le dita della mano biforcute dal retro delle capigliature dei colleghi.
Trump, invece, è atteso con le sue molto probabili e ormai proverbiali gaffes, ormai maestro incontrollato di ‘politically incorrect’, capace persino di stanare, quasi omeopaticamente, un ‘tipino’ strano come il nord coreano Kim Jong Un.
Riuscirà mister Donald a sorprenderci anche stavolta alle falde dell’Etna? Una cosa è certa: oltre a lui, pari scanzonata interpretazione delle relazioni internazionali non esprimeranno gli altri due nuovi arrivi del jet set del politichese mondiale. Il novello enfant prodige, Macron, reduce dalla sua personale vittoria e presa della Bastiglia, sconfiggendo i pericolosi nemici antieuropeisti e populisti (quelli si!) dei lepeniani, è chiamato a rassicurare sulla stabilità del progetto europeo, da presidente della repubblica di un paese cardine come la Francia. E un altro personaggio, che potrebbe colpire duro, ma con il tipico aplomb anglosassone: la signora Theresa May, primo ministro inglese, che ha in mano le redini e alcune importanti carte della Brexit, il più complicato passaggio politico dell’Unione europea dal momento della sua nascita.
A quanto sembra, l’argomento principale delle discussioni dovrebbe essere la problematica della sicurezza internazionale, con la lotta al terrorismo, la situazione migratoria, l’emergenza umanitaria, che a livello mondiale, senza risparmiare nessun continente, vede intere popolazioni vittime della guerra, della fame e del mancato sviluppo, intraprendere tristi e disumani viaggi della speranza, in cerca di asilo.
Il G7 di Taormina è il principale di una serie di incontri che, nel corso dell’anno, avranno sede in Italia, e che avranno come protagonisti i ministri e rappresentanti competenti per singole specifiche aree tematiche.
Grande sarà il dispiegamento di forze per proteggere i capi di stato e di governo. Qualche preoccupazione ha suscitato l’organizzazione della manifestazione di protesta che ormai da anni fa da contorno a questi eventi.
La Sicilia può dare un notevole contributo di testimonianza verso questi ospiti. Centro e punto di incontro di tutte le civiltà che nel Mediterraneo hanno trovato la propria culla, i siciliani sono stati spesso capaci di importanti lotte e coraggiose prese di posizione sui temi della pace e dell’accoglienza. Ricordiamo l’azione per lo smantellamento delle basi missilistiche a Comiso e il più recente movimento di protesta contro la costruzione del Muos a Niscemi che, a parte le motivazioni riguardanti le possibili ripercussioni sulla salute di chi vive nell’area, è un altro presidio di una cultura che tende a ottenere la pace come semplice assenza di conflitto mediante il mero controllo dell’avversario, non invece attraverso lo sviluppo di relazioni internazionali umane e solidali.
Pacifismo e accoglienza si fondono in questa terra di Sicilia, che ha visto all’inizio del secolo scorso migrare le proprie famiglie verso il nuovo mondo e altre mete in cerca di lavoro e sostentamento.
Adesso la Sicilia accoglie, con i mezzi e la sensibilità di cui è capace, le genti in fuga dagli incubi realissimi dell’Africa e del Medio Oriente. Lampedusa e le coste del sud possono diventare un modello per un nuovo possibile mondo.
*Voci Attive