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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

G7 a Taormina, scintille alle falde dell’Etna

Senza false modestie, la Sicilia è il posto giusto per ospitare il G7. Le vere ragioni della scelta. Il G7 a Taormina...

di Redazione

La Sicilia può dare un notevole contributo di  testimonianza agli ospiti del G7. I siciliani sono stati spesso capaci di importanti lotte e  coraggiose prese di posizione sui temi della pace e dell’accoglienza. I temi del G7  a Taormina: scintille alle falde dell’Etna

 

di  Mario Guglielmino*

Il gran teatro del G7 quest’anno avrà la sua prima sede accanto a  quello greco romano di Taormina.
E promette di fare un certo chiasso. Quindi, G7 a Taormina, scintille alle falde dell’Etna.
Sarà, infatti, la prima uscita ufficiale di mister Donald Trump, neo presidente degli Stati Uniti d’America, nel consesso dei suoi omologhi capi di governo e di stato degli altri paesi  più industrializzati del mondo. Rispetto alle decisioni, mai eclatanti e sempre sonnolente e misurate, che ci si attende da questi incontri, il miliardario americano potrebbe davvero scompaginare le carte e l’assetto dei più compassati partecipanti alle cene e alle foto di gruppo. Più ancora del ‘discoletto’ a noi più noto predecessore di Gentiloni, Silvio Berlusconi, che si limitava, però, a proferire divertenti salaci barzellette dinanzi a stupite  ministre, nonché   a distribuire pacche sulle spalle, e,  persino, talvolta, esibendo compiaciuto goliardici irriverenti cenni  con le dita della mano biforcute dal retro delle capigliature dei colleghi.G7 a Taormina
Trump, invece, è atteso con le sue molto probabili e ormai proverbiali gaffes, ormai maestro incontrollato di ‘politically incorrect’, capace persino di stanare, quasi omeopaticamente, un ‘tipino’ strano come il nord coreano Kim Jong Un.
Riuscirà mister Donald a sorprenderci anche stavolta alle falde dell’Etna? Una cosa è certa: oltre a lui, pari scanzonata interpretazione delle relazioni internazionali non esprimeranno gli altri due nuovi arrivi  del jet set del politichese mondiale. Il novello enfant prodige, Macron, reduce dalla sua personale vittoria e presa della Bastiglia, sconfiggendo i pericolosi nemici antieuropeisti e populisti (quelli si!) dei lepeniani, è chiamato a rassicurare sulla stabilità del progetto europeo, da presidente della repubblica di un paese cardine come  la Francia. E un altro personaggio, che potrebbe  colpire duro, ma  con il tipico aplomb anglosassone: la signora Theresa May, primo ministro inglese, che ha in mano le redini e alcune importanti carte della Brexit, il  più complicato passaggio politico dell’Unione europea dal momento della sua nascita.

A quanto sembra, l’argomento principale delle discussioni dovrebbe essere la problematica della sicurezza internazionale, con la lotta  al terrorismo, la situazione migratoria, l’emergenza umanitaria, che a livello mondiale, senza risparmiare nessun continente, vede intere popolazioni vittime  della guerra, della fame  e del mancato sviluppo, intraprendere tristi e disumani viaggi della speranza, in cerca di asilo.
Il G7 di Taormina è il principale di una serie di incontri che, nel corso dell’anno, avranno sede in Italia, e che avranno come protagonisti i ministri e rappresentanti competenti per   singole specifiche aree tematiche.
Grande sarà il dispiegamento  di forze per  proteggere i capi di stato e di governo. Qualche preoccupazione ha suscitato l’organizzazione della manifestazione di protesta che ormai da anni  fa da contorno a questi eventi.
La Sicilia può dare un notevole contributo di  testimonianza verso questi ospiti. Centro e punto di incontro di tutte le  civiltà che nel  Mediterraneo hanno trovato la propria culla, i siciliani sono stati spesso capaci di importanti lotte e  coraggiose prese di posizione sui temi della pace e dell’accoglienza. Ricordiamo l’azione per lo smantellamento delle basi missilistiche a Comiso e il  più recente movimento di protesta contro la costruzione del Muos a Niscemi che, a parte le motivazioni riguardanti le possibili ripercussioni  sulla salute di chi vive nell’area, è un altro presidio di una  cultura che tende a ottenere la  pace come semplice  assenza di conflitto mediante il  mero controllo dell’avversario, non invece attraverso lo sviluppo di relazioni internazionali umane  e solidali.
Pacifismo e accoglienza  si fondono in questa terra di Sicilia, che ha visto all’inizio del secolo scorso migrare le proprie famiglie verso il nuovo mondo e altre mete in cerca di lavoro e sostentamento.
Adesso la Sicilia accoglie, con i mezzi e la sensibilità di cui è capace, le genti in fuga dagli incubi realissimi dell’Africa e del Medio Oriente. Lampedusa e le  coste del sud possono diventare un modello per un nuovo possibile mondo.

*Voci Attive

 

 

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