Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Povertà assoluta e povertà relativa: le due facce della stessa medaglia

Povertà assoluta e povertà relativa: La prima definisce la mancanza delle dotazioni necessarie per vivere. La seconda, la disponibilità di spesa per consumi...

di Patrizia Romano

La prima definisce una condizione di mancanza delle dotazioni necessarie per vivere. La seconda, invece, definisce una linea di povertà che fissa il valore della disponibilità di spesa per consumi. Povertà assoluta e povertà relativa: le due facce della stessa medaglia

 

di  Patrizia Romano

Si parla spesso e tanto di ‘nuova’ povertà. Ma cosa si intende per nuova? Esiste davvero una povertà nuova?
Vista in un’ottica moderna, nella sua accezione più comune la povertà è considerata come l’assenza delle risorse monetarie occorrenti per garantire a sé e alla propria famiglia dignitose condizioni materiali di vita. In termini economici veri e propri, la soglia di povertà assoluta rappresenta il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza.
In poche parole, una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario.
E’, senz’altro, più semplice fare una distinzione tra povertà assoluta e povertà relativa.
La prima definisce una condizione di mancanza delle dotazioni materiali necessarie per vivere. La povertà relativa, invece, tiene in considerazione una soglia convenzionale, cioè una linea di povertà che fissa il valore della disponibilità di spesa per consumi al di sotto della quale una persona viene definita, appunto, relativamente povera.
I siciliani, che sono considerati gli italiani più poveri, a quale delle due categorie apparterrebbero?
Non è certo facile fare una distinzione reale, perché i fattori che concorrono sono tanti. Possiamo dire con certezza che Ragusa, Agrigento ed Enna sono tre province in cui il 65 per cento dei contribuenti dichiara meno di 15mila euro l’anno. Queste tre sono considerate le città in cui si concentrano gli italiani più poveri, in base ai dati delle dichiarazioni dei redditi 2016.
Questo andamento nel corso dell’ultimo anno si deve principalmente all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti,  soprattutto coppie con 2 figli e tra le famiglie di soli stranieri,  in media più numerose.
Dopo un certo aumento, l’incidenza della povertà sia assoluta sia relativa, nell’ultimo periodo, si è mantenuta sostanzialmente stabile. Si tratta di un piccolo segnale di miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie italiane, ma è ancora allarme nel Mezzogiorno, dove la povertà assoluta rimane quasi doppia rispetto al resto del Paese, soprattutto nei piccoli comuni.
Oggi, possiamo dire che la povertà assoluta è sostanzialmente stabile: si attesta al 4,2 per cento al Nord, al 4,8 per cento al Centro e all’8,6 per cento nel Mezzogiorno.
Migliora la situazione delle coppie con figli e delle famiglie con a capo una persona tra i 45 e i 54 anni; la povertà assoluta diminuisce anche tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione.
Nonostante il calo, la povertà assoluta rimane quasi doppia nei piccoli comuni del Mezzogiorno rispetto a quella rilevata nelle aree metropolitane. Il contrario accade al Nord, dove la povertà assoluta è più elevata nelle aree metropolitane, rispetto ai restanti comuni
La povertà assoluta è più diffusa tra le famiglie di stranieri che vivono in Italia, rispetto che nelle famiglie composte solamente da italiani.
Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno è circa tripla.
E’ importante sottolineare, però, che l’incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile negli ultimi tre anni per le famiglie. Cresce, invece, se misurata in termini di persone singole.

 

 

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