“Nella musica c’è tutto il mio mondo. La finale è stato un momento di gioia, di grande condivisione, un’opportunità, una vittoria, una speranza”, queste le parole con cui Davide Santacolomba ha descritto la sua finale a Tu Sì Que Vales, il popolare format televisivo del sabato sera, svoltasi il 9 dicembre e dove è si è classificato terzo.
di Elèna Vitrano
Nativo di Palermo, Davide Santacolomba non è semplicemente un giovane e talentuoso pianista; Davide è il giovane e talentuoso pianista, che nota dopo nota l’ha letteralmente fatta in barba a tutti, tra diagnosi drammatiche e un avvenire prematuramente segnato. Non udente dalla nascita, l’artista è affetto da una grave ipoacusia bilaterale neurosensoriale e nel corso degli anni ha provato varie protesi acustiche, ma senza successo, fino a quando nel 2013 si è sottoposto a un delicato intervento di impianto cocleare, dall’esito più che soddisfacente. Come lui stesso ha infatti più volte dichiarato, la sua vita è migliorata nettamente, sia in termini di comunicazione verbale che di percezione dei “rumori” del mondo, e soprattutto della sua amata musica, il linguaggio universale più carismatico di sempre. È infatti proprio grazie a quest’ultimo che Davide Santacolomba vince la sua sfida contro la sordità!
Qualcuno dice che la vita è come un pianoforte: i tasti bianchi rappresentano la felicità e i tasti neri la tristezza; ma qualunque sia il cammino della propria vita, anche i tasti neri servono per fare musica. Con la sua sensibilità e l’innato talento, il nostro musicista non ha tralasciato alcun tasto, facendone così la sua vita, nonché la sua vittoria più grande.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Il mio unico obiettivo, come credo che sia anche l’unico vero scopo di ogni musicista, è quello di far rivivere tra la gente tutto quello che è nascosto dentro lo spartito di un compositore: emozioni e sensazioni che durante l’esibizione, come per magia, diventano proprie. Quindi se un autore narra di tristezza, bellezza, gioia, finisco sempre per essere totalmente coinvolto al tal punto da provarle io stesso in prima persona. Quando si provano certe sensazioni vengono recepite all’istante dal fruitore. Questa è la mia più grande vittoria.
Hai sempre sognato di fare il musicista?
Sì, sin da bambino. Ricordo che proprio piccolissimo, durante uno dei viaggi estivi con la mia famiglia, in un ristorante di Siviglia, mi chiamarono “piccolo Pavarotti”. Chissà quella gente che cosa aveva letto nella mia piccola personcina. I miei avevano riso tanto, io non sapevo bene chi fosse il grande Maestro Pavarotti, eppure già mi sentii importante. Ho sempre saputo che la musica mi avrebbe salvato. A casa fingevo spesso di dirigere un’orchestra. A quei tempi non avevamo ancora un pianoforte, né altro strumento musicale, però quando andavo in chiesa mi piaceva molto ascoltare l’organo e le celestiali melodie che da esso uscivano. Io che di temperamento ero molto vivace e “rumoroso”, davanti a quello strumento diventavo silenzioso, lasciandomi rapire completamente. Sì, penso che ognuno di noi sin da piccolo abbia già delle naturali tendenze. Poi sono le coincidenze della vita, è la lettura degli adulti che può aiutarti a capire quali siano le tue passioni, quale sia la tua strada. Ed in questo io sono stato molto fortunato perché entrambi i miei genitori hanno sempre fatto sì che io potessi seguire la mia naturale tendenza di musicista e mi hanno sempre sostenuto. Per la verità a casa mia la musica è molto amata da tutti.
Quello che hai con quest’ultima è un profondo legame. Com’è nato?
Da piccolo non sapevo bene ancora cosa fosse la “musica”, ma essa mi attirava e, soprattutto, mi ha attirato attraverso il pianoforte: uno strumento bello, elegante, nero e lucido. Quel giocattolo era formidabile! Produceva suoni meravigliosi. Ed io ne ero innamorato. Tutto iniziò per caso. Mi trovavo a Milano, a casa di un’amica di mia madre, e lì provai la gioia di poter suonare un accattivante motivetto per bambini, Fra Martino Campanaro. Cosa incredibile: all’età di otto anni avevo riprodotto un brano senza conoscere neppure una nota! E da allora il pianoforte… non mi ha più mollato.
La prima volta a Tu Sì Que Vales hai suonato una versione intensa di Struggle for Pleasure. Perché proprio quel pezzo?
Struggle for Pleasure di Wim Mertens, letteralmente significa “Lotta per il piacere“, ed io penso che questo brano sia così importante per me proprio perché in esso, e attraverso esso, posso esternare tutte le emozioni che hanno contraddistinto il mio difficile percorso musicale a causa della mia ormai nota sordità. In questo pezzo c’è tutta la mia rabbia, il mio dolore, proprio perché ho dovuto lottare per il mio “piacere” di poter suonare malgrado tutto, malgrado il mio limite me lo impedisse. Ciò mi portava a struggermi dentro e bruciava dentro di me. Ma alla stessa maniera quel “fuoco” ha alimentato ancor di più la mia grande passione per la musica e mi ha ogni volta fortificato fino a poter raggiungere, come nel brano, anche la mia vittoria.
A proposito di pezzi, qual è un brano a cui sei particolarmente legato o a cui non rinunceresti mai durante un live?
Struggle for Pleasure è uno di quelli. Possiedo una smisurata collezione di standing ovation dovute alla mia interpretazione di questo pezzo, sin dai primi anni di conservatorio. Questo pezzo per me è un punto di forza, di sicurezza, un punto di riferimento dove continuare a credere nel momento di sconforto.
Poi…Chopin…ma non dico altro. Chopin è Chopin!
C‘è un artista da cui Davide Santacolomba trae ispirazione per la sua musica?
Di mia musica ce n’è ben poca, o meglio non ce n’è completamente. Io sono un interprete di musica altrui. Ogni compositore, attraverso la sua arte, mi regala sempre la stessa ispirazione provata dallo stesso al momento della composizione.
Sei nativo di Palermo e, nonostante la giovane età, hai le spalle esperienze significative. Parliamo di una città che trabocca di cultura e bellezza, ma che al tempo stesso si rivela quasi ostile, arida, di fronte a chiunque tenti di dar voce alla propria arte. Cosa mi dici al riguardo?
Palermo è e sarà per me sempre nel cuore. È la città dove sono nato, dove ho la mia famiglia e tantissimi amici. È una città che ti prende e ti sorprende da ogni angolazione. Pensiamo al sole che su di essa illumina le giornate dei palermitani per quasi tutti i 365 giorni dell’anno. Pensiamo al mare, ai suoi profumi, ai suoi colori e alla sua accattivante magia di richiamare a sé ciascuno degli abitanti di questa antica e nobile città. Pensiamo all’arte e a tutte le sue molteplici sfumature contrassegnate da ogni civiltà che si è susseguita nella nostra Panormus e ne ha lasciato traccia attraverso opere imponenti e di ineguagliabile bellezza, oggi persino considerate patrimonio dell’umanità. Pensiamo ai mercati, all’inebriante street food, stigghiola, pani ca meusa e quant’altro… profumi che si elevano nell’aria e ne lasciano un indelebile ricordo, colori che non verranno mai cancellati dalla mente. E poi c’è la gente: cordiale, festosa e passionale. No, Palermo non si può dimenticare! Però in tutto c’è il rovescio della medaglia: purtroppo riuscire a vivere in questa meravigliosa città riuscendo a coronare i tuoi sogni non è affatto facile. Il lavoro spesso manca e dopo aver studiato una vita corri il rischio di rimanere a casa, in ozio, costretto a mortificare la tua voglia di fare, ad attendere una chiamata che forse non arriverà mai. Soprattutto in campo musicale la cerchia è davvero stretta e l’orizzonte di sbocco veramente irraggiungibile. Allora bisogna prendere una decisione: restare ed aspettare, oppure andare e buttarti a capofitto in ciò che hai veramente creduto? Beh, io ho scelto la seconda chance. Sì, sono lontano da casa, dalla mia famiglia, dai miei amici e dalla mia città. Ma sono ugualmente felice perché sento che pian piano, tassello dopo tassello, sto costruendo meritatamente il mio futuro. Certo i sacrifici che ho affrontato e che sto affrontando sono davvero tanti, ma almeno ho la speranza e la consapevolezza che infine potrò raggiungere il mio obiettivo. E chissà, nel frattempo può darsi che anche la mia Palermo mi riscopra e mi richiami a sé. Però noi giovani, ormai, ci sentiamo davvero cittadini del mondo e come tali dobbiamo riuscire a trovare dignitosamente la nostra giusta collocazione.
A oggi quale posto/ città ti ha dato di più?
In ogni città, in ogni posto dove ho avuto il piacere e la possibilità di potermi esprimere, ho trovato sempre una calorosa accoglienza ed un grande plauso. Persino in Polonia, a Varsavia, tra gente che è lontana da noi per cultura e storia, ho trovato un largo consenso ed una piacevole ammirazione. Certamente Palermo mi ha permesso di effettuare il mio percorso musicale con un’ottima preparazione e conseguire il diploma di vecchio ordinamento in pianoforte con 10 e lode presso il Conservatorio Vincenzo Bellini sotto la guida di una grande persona, Giovanna De Gregorio. Persona alla quale devo tutto, perché lei mi ha dato tutto! Una grande gioia, un grande traguardo per me. Ma Lugano, certo, è oggi per me luogo privilegiato e di grande importanza perché ho modo di esprimermi giornalmente ed ogni giorno vivo una nuova fantastica avventura sia dal punto di vista musicale, sia in vista della mia ormai prossima carriera professionale. O almeno lo spero!
Cosa si prospetta nel 2018?
Studio, studio, ancora studio e tanti, tantissimi concerti. Ho appena intrapreso infatti un altro difficile ed impegnativo Master in Music Performance, presso il Conservatorio della Svizzera Italiana, sotto la guida della mia stimatissima Prof.ssa Anna Kravtchenko. Spero che anche questo master, come già il precedente conclusosi a giugno, possa ancora e sempre di più perfezionare la mia tecnica, le mie doti artistiche ed elevarmi ai più alti livelli. Intanto mi vengono già proposti numerosi concerti dal nord al sud d’Italia e spero che a queste proposte se ne aggiungano ancora tante altre, perché il mio sogno è proprio questo: poter esprimere la mia musica attraverso i concerti e regalare a chi mi ascolta molteplici emozioni attraverso il profumo intenso e soave di questo linguaggio universale.