Chiedono le indennità di servizio per il triennio 2014/2016, il riconoscimento del cosiddetto “Fondo perequativo” per gli agenti previsto dalla Regione siciliana. E denunciano la carenza di mezzi, personale e controllo sociale. Azione collettiva dei vigili urbani contro il Comune di Palermo
di Joey Borruso
La polizia municipale di Palermo fa ricorso al giudice per chiedere le indennità di servizio per il triennio 2014/2016. Chiedono il riconoscimento del cosiddetto “Fondo perequativo” per gli agenti previsto dalla Regione siciliana, somme che il Comune non ha mai girato.
La cifra che ne è scaturita è piuttosto consistente: trenta milioni i fondi stanziati dalla Regione.
E’ stata così avviata un’azione collettiva dei vigili urbani contro il Comune di Palermo. Il vice presidente del Comitato Nazionale dei diritti dei lavoratori della polizia locale, l’ispettore capo Giorgio Spedito, ci informa che il comandante della polizia municipale di Palermo ha istituito una task force per cercare di recuperare almeno le somme 2017, evitando quindi un ulteriore ricorso.
“La percezione di insicurezza – afferma Spedito – è ormai dilagante e non bastano statistiche costruite ad hoc a colmare un vuoto che continua a fare morti, tra la gente comune e, anche, tra chi è preposto a garantire sicurezza. I cittadini hanno perso fiducia nelle istituzioni e si continua a sottovalutare il problema. Mi chiedo… ma se noi per primi non siamo tutelati come si può pretendere che ogni cittadino faccia la sua parte? Siamo alla follia. Quasi tutto il personale in servizio ha superato abbondantemente i 50 anni e la stragrande maggioranza viene impiegata in attività d’ufficio e non in attività operativa, tranne le eccezioni di chi vuole fare il proprio dovere fino in fondo. Come premio oltre alle minacce, alle denunce ed alle sanzioni disciplinari, la nostra amministrazione forse ci pagherà lo stipendio a fine mese… e nient’altro ovviamente”.
Intanto sul pagamento del fondo perequativo intervengono due consiglieri: “Dal 2014 si è creata una falla nel meccanismo – spiega Sabrina Figuccia, consigliera comunale Udc – vengono date mezze risposte abbiamo posto al ragionare regionale del Comune di Palermo Basile un interrogazione lui ci ha risposto ma quello che dice non fornisce le risposte che aspettavamo per il 2017 bisogna fare un piano per lo stanziamento, per il pregresso dobbiamo capire a chi sono stati dati questi fondi che erano destinati alla polizia municipale”.
Anche Igor Gelarda, consigliere comunale del M5S si schiera con la polizia municipale: “Dobbiamo trovare uno strumento che convinca il Comune a dare queste somme. C’è un anacronismo evidente nelle risposte fornite dall’amministrazione, stiamo cercando di seguire la vicenda a 360 gradi”. Giovedì scorso era prevista una riunione a Palazzo delle Aquile, ma Basile non si è presentato e quindi l’incontro con i vigili urbani è saltato.
“A livello nazionale la polizia locale -informa ancora l’ispettore Spedito – consta di circa sessantamila dipendenti dislocati in 7.982 comuni. Sessantamila lavoratori che a tutt’oggi si ritrovano inquadrati in una normativa vetusta, non adatta alla pericolosità dei tempi attuali, che non è in grado di tutelare nè i lavoratori nè le famiglie di questi. Come può accadere questo? Semplicemente facendo sottoscrivere un contratto che è lo stesso di quello di un impiegato amministrativo. In sostanza – continua – attualmente, per lo Stato un dipendente dell’anagrafe corre i medesimi rischi di un agente di polizia locale, situazione stridente in un periodo dove a questi agenti è chiesto perfino di prestare servizio antiterrorismo. Non abbiamo più nessuna intenzione di continuare a tollerare tutto questo… la prossima legislatura, di qualunque colore essa sia, dovrà risolvere questo problema con priorità assoluta”.
Infatti non è solo il pagamento delle indennità di servizio a minare il lavoro della polizia municipale: “Senza uomini e mezzi ormai neanche interventi a macchia di leopardo si possono garantire… figuriamoci l’ordinaria amministrazione. Questo è quello che succede quando l’imperativo diventa priorità ad Amat e Reset”, denuncia Spedito.
“Noi possiamo multare i 650.000 palermitani – conclude l’ispettore – ma non può essere la priorità di chi deve governare Palermo. Manca il controllo sociale, quel controllo che in altre città più vivibili esercita ogni singolo cittadino. Ma non può esserci un operatore di polizia municipale per ogni cittadino. Bisogna quindi trasformare i 650.000 palermitani in operatori di polizia municipale cominciando dalle scuole primarie e secondarie delle periferie”.