L’abisso al pari dell’inconscio umano, proprio per la sua reale e totale inconoscibilità ed esplorabilità pone l’uomo in una condizione di sfida perenne che lo stuzzica e lo spaventa al contempo…
Dottoressa Marina Li Puma*
Come ogni anno l’arrivo del 21 Giugno, a parte qualche disconferma climatica, apre ufficialmente la stagione delle spiagge, del sole, della vacanza e di tanto altro; tra le diverse attività sportive che è possibile praticare in contesto marino spicca per diffusione e fascinazione l’immersione subacquea.
Ecco che dilettanti e veterani armati di bombole, giubbotti ad assetto variabile(GAV), pinne, maschera e muta si immergono nelle acque del mare e della loro adrenalina, alla ricerca dell’ignoto, del mistero e della vittoria dell’uomo sulla natura. Sfidando l’anatomia e le nostre oggettive possibilità respiratorie ci inabissiamo supportati da raffinati strumenti tecnologici che consentono l’apertura a nuovi spazi di dominio ambientale e psicologico. Scendere per “salire” sulla personale piramide della conoscenza, della consapevolezza e della padronanza del tempo e dello spazio, in un momento che è sospeso. “Take only the pictures,live only the bubbles” è lo slogan portante dei veri appassionati di questo sport, che sta ad indicare l’opportunità di coniugare l’esplorazione con l’ incontaminazione, l’amore per il mare con la salvaguardia del suo equilibrio. E’ per questo che il codice etico-comportamentale del vero sub prevede un abbracciare gli abissi senza alterarne l’intima essenza.
Immergersi nel silenzioso e colorato mondo dei fondali marini costringe ad ascoltare solo il proprio respiro, confermandoti in maniera ripetitiva la tua esistenza, che sembra tornare indietro alla condizione fetale di libera espressione motoria nel liquido amniotico nel regno dell’inconsapevolezza. L’abisso al pari dell’inconscio umano, proprio per la sua reale e totale inconoscibilità ed esplorabilità pone l’uomo in una condizione di sfida perenne che lo stuzzica e lo spaventa al contempo, così come un percorso analitico necessita di immersioni calibrate e guidate per cercare di vedere ciò che c’è, agisce ma è sommerso. Soltanto un fidato dive-master può segnalarti il tragitto per la scoperta degli scenari nascosti, così come anche la strada per una sana e protetta risalita al piano della coscienza, risalita che non provochi bruschi e traumatici intoppi alla “respirazione psichica”. Sarebbe comodo riuscire a regolare la pressione emotiva per mezzo di un piccolo interruttore che ci consenta di “gonfiare” e “sgonfiare”a seconda dei casi e delle circostanze, così come molte volte l’unico abisso che riusciamo a guardare è quello marino poiché, per quanto siano grandi la curiosità, la sfida e l’ansia di saperne di più, in realtà l’inconscio per molti continua ancora ad essere troppo blu, quasi nero,e la paura non consente di tuffarsi.
*psicoterapeuta