‘Per aspera ad astra’, ‘Attraverso le asperità sino alle stelle’.
E’ un’esortazione che arriva dritta al cuore. Uno stimolo a sfuggire, anche per pochi attimi, all’angoscia costante e inesorabile, che attraversa tutti i momenti della nostra attuale quotidianità. Attimi che, comunque, devono essere proficui per la mente e per l’animo.
Mario Vespasiani, un artista visivo marchigiano, aveva proprio questo obiettivo, quando, mosso dalla sensibilità che contraddistingue ogni artista, ha lanciato, nei giorni scorsi, una singolare iniziativa: creare un’opera collettiva attraverso, una sorta di mappa surreale dell’universo quotidiano, attraverso una serie di scatti fotografici originali, particolari, improvvisati, insoliti. Scatti che ritraggono particolari astratti, singolari, e originali, ma con comune denominatore: il colore. Ogni particolare riprodotto deve essere pieno di colori, come un’esplosione di energia. Elemento, quest’ultimo, che caratterizza le opere di Mario Vespasiani.
L’iniziativa ci consentirà di entrare in empatia con l’arte. Come? Ne parliamo con lo stesso artista.
Per aspera ad astra
“Attraverso le asperità fino alle stelle”. Quanto l’arte, già fragile e vulnerabile, ne uscirà forte da questa infausta esperienza?
La grande arte, anche se spesso in maniera indiretta, reagisce ad ogni evento naturale o eccezionale, intimo o, come in questo caso globale, sempre con lucidità, perché i tempi che vive e attraversa li interpreta attraverso i codici che le sono propri, ossia mediante la metafora e la sintesi del messaggio.
Gli artisti sono capaci di restituire non tanto i fatti di cronaca, quanto le emozioni umane, profonde, che sono state “registrate” nei momenti cruciali e che si sono amplificate durante le fasi seguenti. Ovviamente, l’evento in questione, per la sua drammaticità ed imprevedibilità, persisterà a lungo nella memoria collettiva, ma vorrei che il senso di comunità e di prossimità, di soccorso e di sacrificio, che abbiamo verificato fin dal primo giorno nei luoghi più colpiti e poi via via su tutto il territorio nazionale, diventasse un elemento di unione e di maggiore coesione sociale. L’arte uscirà rafforzata se tutti noi avremo imparato la lezione che non ci si salva da soli. Di conseguenza, la pratica artistica non è un altro intrattenimento o un sofisticato strumento di speculazione, bensì un mezzo per elevare il pensiero dalla superficialità del materialismo e dalla banalità del male.
Con l’arte si vola in alto
Quanto l’arte potrà risalire in alto fino alle stelle?
L’arte, insieme alla preghiera, è la più alta forma di espressione dell’uomo, è gratitudine verso i doni ricevuti, verso la vita e per questo è sempre rivolta verso l’alto, dove la forma perde di peso e con essa le ansie del quotidiano. L’arte ci porta in una condizione di presenza con noi stessi, ma anche lontanissimi, dove ritornano alla memoria fatti che abbiamo vissuto, ma anche visioni che espandono l’immaginazione. Siamo sempre proiettati verso le stelle perché nel nostro corpo sono contenuti gli stessi elementi siderali e perché l’anima continua ad esistere oltre il corpo. I nostri cari continuano a vivere nei nostri ricordi, ma le grandi anime del passato sono nei cuori di ciascuno e influenzano le nostre scelte anche se non ci facciamo caso, anche se non li abbiamo potuti incontrare di persona. Ecco l’importanza della cultura, dell’immaginazione e del rispetto altrui.
I molteplici ruoli dell’arte
Speranza, distrazione, svago, unione e tanto altro ancora. Non è un carico eccessivo di compiti da affidare all’arte?
L’arte è “p-arte” della nostra vita, commina con noi, ma non per
noi. Se non uniamo ed utilizziamo tutte le altre “p-arti” di noi
stessi, lei non è in grado non solo di sostenere carichi,
ma nemmeno sé stessa. Dobbiamo pensare che nella
nostra complessità, nell’attuale fase di crescita quotidiana – perché
giornalieri sono gli stimoli che riceviamo – occorre avere una presa
a terra che ci consenta di orientare i nostri passi.
L’arte ci fornisce degli strumenti utili alla comprensione del mondo, ma
come tutti gli “utensili”, presuppone che uno sappia come usarli.
Non bisogna essere fondamentalisti – e limitarsi a scrutare il mondo
dal proprio osservatorio – bensì elastici ed empatici, visto che
siamo una comunità, siamo chiamati a scendere nelle problematiche o
nelle soddisfazioni altrui, con lo scopo di comprenderle, più che
giudicarle. Questa è la fluidità di pensiero che ci dona l’arte. Non porta pesi
eccessivi, se non quelli che gli affidiamo.
Il genere artistico di Mario Vespasiani
Lei è un artista visivo, ma durante il suo percorso, esprime il concetto di arte visiva in varie modalità espressive. Possiamo definire il suo genere?
Ogni definizione di genere racchiude la mia ricerca fino a un determinato punto, dopo un po’ la opprime. Per questo cambio spesso, non appena vedo che mi sto ripetendo. Senza pensare allo stile che avevo adoperato in precedenza. Lo stile sono io. Sono una persona curiosa che sperimenta, crea, cresce, sbaglia, chiede scusa e ricomincia. E la stessa caparbietà che mi fa spuntare un sorriso anche adesso, mentre lo scrivo è propria di chi ama quello che sta facendo, ripetendolo per l’ennesima volta, a me stesso e agli altri. Un artista visivo del 2020 non può che essere così, onnivoro ma asciutto, curioso ma moderato, attento ma discreto, perfino nello sguardo, perché come gli altri sensi, anche la vista va difesa dal cattivo gusto e da ciò che la violenta.Nel corso del tempo, ho affrontato tutti i temi della storia dell’arte, moltissime tecniche ed altrettante forme di allestimento, in luoghi istituzionali come in contesti impensabili. Per me non è mai stato importante esporre negli spazi prestigiosi dove vorrebbero essere tutti, ma solo in determinati contesti, legati a quello che l’evento ideato rappresenta. Spesso, le mie mostre si sono svolte in luoghi seguendo precise coordinate spirituali, geodetiche, geografiche e geomagnetiche.
Una mappa surreale dell’universo quotidiano
L’idea del progetto è quella di creare una sorta di mappa surreale dell’universo quotidiano. Quanto c’è in questa idea di Mario Vespasiani, artista concettuale?
Penso che io sia sempre totalmente calato in ogni mio progetto. A volte, lo evidenzio anche nel look, quando inconsapevolmente mi vedo con addosso vestiti che richiamano il tema che sto trattando. L’idea di una mappa dell’universo quotidiano, deriva da una grande opera che ho esposto a novembre al museo Michetti in Abruzzo, la quale superava i 3 metri di altezza per 15 di lunghezza e rappresentava una descrizione astratta del cosmo, fatta dall’unione di tanti piccoli tessuti dipinti con colori diversi. Dopo le precedenti mostre svolte in collaborazione con Nasa ed Esa (Our Place in Space) e Museo Storico dell’Aeronautica Militare (Fly, Sky and Air) ho iniziato a considerare l’osservazione del cielo, non solo in chiave mistica, ma anche nel carattere scientifico e dunque ho sviluppato alcune opere più complesse dell’infinito che ci circonda. Da qui ho considerato una prospettiva rovesciata che abbraccia tutti gli abitanti, che si rivolge dal cielo al mio paese e poi al mio pianeta, mediante una descrizione non più contrassegnata da macchie color “rosso-contaminazione” che si espandono, bensì da sguardi luminosi e accesi, dai toni più imprevedibili.
Il colore è energia
Nella sua ricerca artistica, i colori hanno sempre avuto un ruolo molto importante. Che ruolo giocano in un momento così buio della nostra vita?
Nella mia ricerca i colori rivestono un ruolo fondamentale, in quanto non solo identificano l’oggetto che ritraggono ma gli danno un ulteriore significato di non minore importanza. Molti studiosi e collezionisti hanno parlato delle mie opere d’arte come sessioni di cromoterapia, come immersioni della potenza del colore in grado di correggere alcuni sbalzi di umore e comunque di interferire armonizzando nell’osservatore alcuni contrasti interiori. Anche nel progetto Per aspera ad Astra i colori sono determinanti, ma non essendo io l’autore delle foto che mi arrivano e che aggiungo sul mio profilo Instagram – dove vi invito a seguirne lo sviluppo – mi limito solo ad alternarle facendo in modo che nella progressione dell’inserimento ci sia una visione equilibrata del racconto generale.
Il colore espressione dell’animo
Ancora oggi nella nostra società, come nelle epoche passate i colori hanno il compito di esprimere precisi segnali. Solo che nell’abbondanza di comunicazione e stimoli visivi, non riusciamo a riconoscerne più gli effetti e assorbiamo di tutto, anche ciò che fa male e che non riusciamo a cancellare dalla memoria. Pensiamo invece alla natura, alla sua saggezza nello spargere con generosità, tonalità differenti ad ogni stagione. E questi colori si riflettono nel nostro stato d’animo come nella vita degli animali, che sanno riconoscere quei cambiamenti, che sono anche profumo e calore: semplicemente perché loro sono natura, quello che noi non possiamo più dimenticarci di essere.Non produttori e consumatori, ma esseri viventi in relazione col tutto.
Un progetto per tutti
Chiunque può approcciarsi a questo progetto o bisogna avere una certa predisposizione e una particolare sensibilità artistica, rivolte proprio alle arti visive?
Certo, il progetto è rivolto a chiunque e non importa dell’abilità artistica, della fotocamera a disposizione o dello sguardo abituato a cogliere i particolari. Non è un progetto per addetti ai lavori, ma sociale, infatti mi sorprenderei se qualche artista dovesse unirsi ad un evento che nella sua semplicità spiazza, gioca, provoca e ribolle come una pentola che trabocca di proposte e tentativi. Oggi molti artisti sono stretti nel loro ruolo e hanno paura di sconfinare, per limiti, menefreghismo o per la “reputazione” e dunque una simile iniziativa che spinge alla spontaneità dell’istante, diventa un problema per coloro che recitano una parte. Tuttavia, questo è un aspetto che tocca molti intellettuali confinati nel politicamente corretto che non possono fare un passo più in là di quanto concesso.
Un progetto per arginare l’ansia
Vorrei che questo “esperimento collettivo” riuscisse a distogliere anche per un solo istante le persone più sensibili dalle ansie e dalle preoccupazioni che le assalgono. Il mio compito non può di certo paragonarsi a quello impagabile dei medici o dei vari rappresentanti di stato che stanno valutando al meglio come agire, ma si rivolge ad una parte di persone – non importa se grande o piccola – a cui trasmettere una modalità di osservazione curiosa e inaspettata dell’ambiente che per forza di cose, di punto in bianco, sono costrette a vivere 24 ore su 24.
Il successo del progetto
Che riscontro ha avuto il progetto da quando è stato lanciato?
Ho avuto una doppia soddisfazione. La prima perché molti hanno superato il timore di essere considerati banali o di non aver oggetti o dettagli interessanti da fotografare. La seconda perché poi ci hanno preso gusto e hanno iniziato a guardare in modo sorprendente il proprio spazio domestico, coinvolgendo figli piccoli o genitori anziani. Il progetto è una sorta di caccia al tesoro, dove il premio sta nel guardarsi meglio e nello stare insieme. Lo scopo non è altro che questo. Esserci, pensare a quanto bello c’è in noi e a quanto bene possiamo ancora dare.
Un’occasione per stare insieme
Soprattutto a chi abbiamo di fianco e che a causa dei ritmi di lavoro, prima della sospensione forzata forse abbiamo trascurato.L’idea di questo progetto mi è venuta quasi subito, non appena ho iniziato ad osservare le espressioni, lo smarrimento nello sguardo, che in alcuni casi si rivelava iniettato di rabbia paranoica, nel considerare le assurdità, tipo uno col naso che gocciola, come un probabile aggressore. L’arte ci rende protagonisti dell’ascolto del profondo e chi come me lavora sulla sensibilità sa che se la paura prende il sopravvento essa intacca non solo la concentrazione, ma anche il sistema immunitario. L’umore al chiuso peggiora, l’arte come un raggio di sole è invece un anti depressivo.