Corrono, tutto il giorno, da una parte all’altra della città. Sfidano la velocità in sella ad una bici o ad un ciclomotore. Sono incuranti del maltempo e dei pericoli. Non badano agli orari. Non festeggiano nessun festivo. Non godono di ferie. Non usufruiscono di malattie. Non hanno giorno di riposo.
Per i riders, tutto questo è il solo modo per sbarcare il lunario. Un milione, circa di giovani e meno giovani in tutta Italia. Circa un migliaio, soltanto in Sicilia.
Ma chi sono i riders? Come lavorano? Quali garanzie hanno i nuovi fattorini dell’app economy?
Tutto quello che sappiamo è che lavorano in condizioni veramente critiche e che, in questa emergenza COVID-19, molte aziende di ristorazione sono rimaste in vita solo grazie al loro lavoro.
Lavoratori indefessi
Questi indefessi corrieri expres delle piattaforme hanno garantito il servizio a domicilio in condizioni veramente difficili, comprando a proprie spese i dispostivi di sicurezza e andando oltre la paura del contagio.
Il governo li ha inseriti tra coloro che svolgono un servizio pubblico essenziale che non può essere effettuato, però, in assenza di diritti e tutele, come affermano i sindacati.
Questa emergenza ci fa capire in maniera forte e chiara che è necessario assicurare a questi lavoratori gli stessi diritti del lavoro subordinato regolare, naturalmente.
A prescindere, in realtà, l’intero settore del food delivery necessita, comunque, di una urgente regolamentazione.
In che termini? Per saperne di più abbiamo rivolto qualche domanda ad Andrea Gattuso, Segretario Generale Nidil-Cgil Palermo, nonché Coordinatore Nidil-Sicilia.
Decreto rider
Sulla carta sono considerati autonomi, nella realtà, sono soggetti a ogni sorta di subordinazione. I riders italiani, chiedono un “decreto rider” che faccia chiarezza sulla loro posizione. Cosa prevede tale decreto?
In realtà un “Decreto rider” esiste già: si tratta della L. 128/2019 entrata in vigore a novembre dello scorso anno. La legge prevede molte novità interessanti, alcune che hanno effetto già dall’entrata in vigore della L.128/2019, altre differite nel tempo.
Già da Novembre, è obbligatorio per le piattaforme la fornitura ai propri riders degli ormai famosi DPI (Dispositivi di Protezione individuale). Parliamo di caschi per bici e moto, guanti, scarpe anti-infortunistiche, giacche impermeabili eccetera, che le piattaforme non hanno mai messo a disposizione, ma che, addirittura, continuano a vendere ai propri riders attraverso i propri store.
Da Febbraio, è entrato in vigore l’obbligo dell’assicurazione Inail che, invece, pare le piattaforme stiano rispettando.
La sfida più difficile è quella che ha scadenza Novembre 2020 e riguarda il pagamento su base oraria del lavoro dei riders e non a cottimo come accade adesso. La legge prevede, inoltre, che, a fronte di un accordo sindacale, si sarebbe potuto anche anticipare i tempi, ma ciò pare non interessare alle piattaforme.
Al di là della positività dell’intervento legislativo di Novembre, come Cgil abbiamo da subito chiesto che il lavoro dei riders fosse configurato come lavoro subordinato, viste anche le ultime sentenze della Corte di Cassazione a seguito della vertenza Foodora.
Situazione attuale
Com’è attualmente la loro situazione?
Con il recente decreto “chiudi Italia”, i riders si sono trovati dalla mattina alla sera, da lavoratori senza nessuna professionalità riconosciuta ad essere considerati lavoratori che svolgono un servizio pubblico essenziale. In questa trasformazione, in questo ampio riconoscimento, però, per loro non è cambiato nulla a livello di diritti e tutele riconosciuti.
I loro contratti di lavoro sono diversi. Le piattaforme multinazionali come Glovo e Deliveroo utilizzano contratti di collaborazione autonoma occasionale, praticamente lavoro autonomo. Quando i riders arrivano ad un guadagno annuo superiore a 5.000 euro, obbligano all’apertura della partita iva per continuare a lavorare. Piattaforme locali come SocialFood (che è presente anche a livello nazionale) e Zangaloro, invece, utilizzano contratti di collaborazione coordinata e continuativa.
Le maggiori piattaforme
Il loro datore di lavoro è
una piattaforma online di food delivery. Quali sono le maggiori piattaforme?
Le piattaforme maggiori operanti in Italia, ma anche a livello globale sono la spagnola Glovo, Deliveroo, UberEats. Glovo e Deliveroo sono presenti praticamente in ogni città italiana e hanno un giro di affari di milioni di euro e migliaia di riders. A livello regionale operano anche Just Eat, presente in molti paesi del mondo, e piattaforme locali a partire da SocialFood che nasce a Palermo, ma nel giro di pochi anni si è estesa anche in altre città siciliane e italiane. A livello palermitano è presente Zangaloro che si è dotata di una propria piattaforma per il domicilio dei numerosi punti vendita in città. A Catania è presente anche PrestoFood. Le compagnie multinazionali non hanno sedi fisiche in Sicilia e ciò è un problema di non poco conto per i riders che, per qualsiasi problematica, devono rivolgersi ad una chat o scrivere mail con tempi a volte lunghi di risposta, anche durante l’orario di lavoro.
Guadagno medio
Quanto guadagna in media un rider?
È difficile fare una media del guadagno dei riders, in quanto non vi è un contratto che prevede un orario di lavoro e nemmeno una paga oraria. Il sistema di retribuzione è a cottimo: più consegne fai più guadagni.
Ci sono riders che vivono di questo lavoro e lavorano anche 10 ore al giorno 7 giorni su 7. In questo caso qualcuno arriva a superare anche i 1.200 euro di guadagno al mese.
C’è chi invece lavora solo qualche giorno alla settimana e soltanto nella fascia serale (la più richiesta) e in questo caso i guadagni medi non superano i 500 euro.
La quantità di ore di lavoro però non è decisa dai lavoratori: più ore lavori, più Sali nel ranking e più ore nel calendario potrai selezionare. Anche per questo abbiamo sempre parlato di una finta autonomia.
Mezzo in dotazione
Il mezzo che adoperano gli è dato in dotazione o devono averlo loro?
Non esiste una flotta di bici o moto delle piattaforme: queste sono tutte di proprietà dei lavoratori. Le piattaforme non dotano i propri corrieri nemmeno della connessione ad internet e dei telefoni cellulari indispensabili per poter utilizzare l’applicazione ed effettuare le consegne. Così, come è a carico dei riders il carburante e addirittura lo zaino termico che viene dato, ma pagato più di 50 euro. I mezzi di produzione sono quindi di proprietà dei lavoratori, le piattaforme non mettono a disposizione nulla, a parte la piattaforma stessa e l’algoritmo che regola tutte le fasi delle consegne.
Assicurazione
Godono di copertura assicurativa?
Fino a Febbraio, tutti i lavoratori autonomi occasionali e con partita iva non godevano di copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro, entrata in vigore appunto con la L. 128/2019. In caso di incidente, furto degli incassi, della merce o come è capitato della bici o della moto, o come raccontano le cronache recenti di aggressioni, non c’è nessuna copertura assicurativa. Ovviamente la RCA delle moto è a carico dei lavoratori.
Età
Qual è l’età media di un rider?
L’età media è abbastanza bassa, buona parte dei riders siciliani è formata da giovani sotto i 35 anni, ma non sono poche le eccezioni di chi si è reinventato rider dopo aver fatto i lavori più diversi. Come sono tanti i riders che hanno anche più di 50 anni.I
Il lavoro
Come funziona il loro lavoro?
In realtà il lavoro è molto semplice e consiste nell’andare a prendere l’ordinazione in un ristorante o qualsiasi altro locale e recapitarla al cliente. Un lavoro che non ha nulla di diverso della classica consegna a domicilio, se non fosse che il datore di lavoro non è la pizzeria o il ristorante, ma un’applicazione. I riders all’inizio del loro turno si devono loggare nella piattaforma e aspettare il primo ordine in cui è presente il ristorante e l’indirizzo del cliente. Alcune piattaforme pagano la consegna con importi diversi a seconda della distanza, altri hanno una quota fissa. Poi esiste una serie di bonus, per esempio, per i tempi di attesa o per il maltempo che però le piattaforme con difficoltà riconoscono. I riders di Glovo e Deliveroo sono costantemente geo-localizzati così che le piattaforme sanno sempre esattamente dove si trovano.
Ranking
I riders hanno un ranking, una sorta di posizione in classifica che viene determinata da un algoritmo. Come funziona?
La questione del ranking è una delle più
odiose nel complesso sistema che regola le applicazioni del Food delivery. Il
cosiddetto ranking reputazionale è un indice che si costruisce in base alle
prestazioni del rider su parametri quali presenze, ore lavorate, consegne
effettuate, ordini ri-assegnati, e in base al giudizio che viene dato dai
clienti alla fine della consegna. Quando il cliente riceve l’ordine a casa, il
cliente può assegnare un faccino più o meno sorridente per il servizio
ricevuto. Chiaro che se l’ordine arriva in ritardo, spesso non per colpa del
rider, ma per ritardi nella preparazione del cibo o qualsiasi altro incidente
di percorso (a volte anche il nome sbagliato nel citofono) arriverà un faccino
triste. Un faccino triste fa scendere il ranking del rider che l’indomani avrà
un punteggio più basso e probabilmente meno ore e, quindi, meno guadagno.
Insomma, un sistema decisamente disumano che abbiamo da sempre contestato.
In riders in cifre
Quanti sono i riders in Sicilia?
In Sicilia le piattaforme del Food Delivery sono presenti solo nelle grandi città e la stragrande maggioranza dei riders opera su Palermo e Catania. Il settore sta vivendo una crescita enorme e ogni anno ha visto reclutare nuovi fattorini.
Dalle nostre stime i riders in Sicilia sono poco meno di un migliaio.