Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Covid19 e scarcerazione mafiosi:’querelle’ politica

Covid19 e scarcerazione mafiosi. Ormai, è diventata una vera e propria questione politica. Una bagarre pretestuosa tra Governo e opposizione. Uno scontro aperto, sul quale abbiamo chiesto un chiarimento ‘super partes’ a Fabio Massimo Bognanni, vice presidente della Camera Penale di Palermo.

di Patrizia Romano

L’opposizione attacca. Il Governo si difende.
Lo scontro è aperto.
Covid19 e scarcerazione mafiosi, diventa, da questione squisitamente giudiziaria, una vera e propria arringa politica.
Al centro della ‘querelle’, come è noto a tutti, la scarcerazione dal 41 bis e i domiciliari concessi al boss, capo mafia Francesco Bonura.
Il Governo, attraverso il Guardasigilli, prende le difese, dicendo che i mafiosi sono esclusi dal decreto ‘Cura Italia’, varato dal Governo per l’emergenza e che Bonura sia uscito per effetto della normativa ordinaria. Lo stesso procedimento, sempre secondo quanto sosterrebbe il Governo, è stato seguito per gli altri esponenti mafiosi di grosso calibro.
L’opposizione, invece, trova un pretesto per attaccare il Governo, considerando socialmente pericolosa la scarcerazione dei mafiosi e, quindi, inqualificabile la scelta del Governo.

Magistratura, terzo soggetto indipendente dello Stato

L’opposizione, però, forse, non sa che il ministro della Giustizia non ha potere assoluto sulla Magistratura, essendo, quest’ultima, il terzo soggetto indipendente dello Stato? E, comunque, piaccia o no all’opposizione, salvaguardare la salute anche dei condannati, è sancito dalla Costituzione. Quindi, questa contestazione sembra l’ennesima prova di ignoranza in materia giudiziaria mostrata dall’opposizione.

La posizione dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali

“È doveroso – dichiara Fabio Massimo Bognanni, vice presidente della Camera Penale di Palermo– esprimere solidarietà all’Ufficio del Tribunale di Sorveglianza di Milano che, con un provvedimento di natura ordinaria, ha concesso la detenzione domiciliare ad un detenuto di 78 anni. Tra l’altro, gravemente malato e sottoposto al regime di cui all’art. 41 bis.
La critica degli esponenti politici alla misura concessa come atto di cedimento alla criminalità – ribadisce l’avvocato – è un fatto gravissimo. Volto a diffondere sentimenti di rabbia sociale a fronte di provvedimenti ispirati, semplicemente, a principi di umanità della pena, nonché al giudizio di incompatibilità della detenzione in carcere con gravissime condizioni di salute che, evidentemente, la persona detenuta presenta”.

L’Informazione sulla situazione negli Istituti Penitenziari

Nel corso della drammatica emergenza sanitaria che stiamo vivendo, siamo sommersi da notizie provenienti da tutte le parti, circa la diffusione del virus.
Però, secondo l’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali Italiane, in questa valanga di notizie, l’informazione sulla diffusione del virus negli istituti di pena è rimasta del tutto ignorata.

Il vasto mondo penitenziario

Eppure, il mondo penitenziario coinvolge un numero rilevante di persone.
In Italia, vi sono 200 carceri, con circa 60 mila detenuti. Ciò vuol dire che le notizie sull’emergenza nelle carceri riguardano milioni di persone. Basti pensare ai ristretti, al personale e ai rispettivi familiari che ruotano attorno a un Istituto Penitenziario. Per non parlare, poi, di tutto l’indotto che consente all’istituto di funzionare: magistrati, avvocati, amministrativi.
“L’opinione pubblica – sottolinea il responsabile dell’Osservatorio Carcere – ha il diritto di conoscere tutte le scelte politiche. Siano esse amministrative, economiche, sanitarie, giudiziarie, ovvero, di qualsiasi genere, che il Parlamento e il Governo adottano o intendano adottare in determinate situazioni.

Prevenzione nelle carceri

L’Unione Camere Penali Italiane, sin dall’inizio dell’emergenza, si è posta il problema di come venisse affrontata la prevenzione negli Istituti di Pena.
“Dopo inutili sollecitazioni – riprende l’avvocato – lo scorso 2 aprile, la Giunta, insieme all’Osservatorio Carcere, ha posto pubblicamente 10 domande al Presidente del Consiglio, al Ministro della Giustizia e al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, stigmatizzando i numerosi silenzi e le varie reticenze sull’emergenza carcere, indegni di un Paese democratico”.

Informazioni sulla prevenzione nelle carceri, mai esaudite

Le informazioni richieste riguardavano tutte le misure adottate. Intanto, il numero di presidi sanitari forniti ai detenuti e al personale. Poi, le modalità d’isolamento dei contagiati o presunti tali, nonché delle persone entrate in contatto con loro. E poi, ancora, il numero dei contagiati tra detenuti e personale. A questi, si aggiunge l’effettiva diminuzione del sovraffollamento. E, quindi, il numero di braccialetti elettronici disponibili, al fine di consentire l’applicazione dell’articolo 123 del Decreto Legge numero 18 del 2020, emanato dal Governo. Infine, le modalità di trasferimento dei detenuti, secondo la questione Covid19 e scarcerazione mafiosi.

Nessuna risposta

A tali domande non vi è stata risposta alcuna.
“Dopo alcuni giorni – aggiunge, infatti, Fabio M. Bognanni – l’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane, ha rinnovato la richiesta d’informazioni, inviandola ai Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria. Su undici Provveditori, hanno risposto solo in tre: il Provveditore della Campania, del Lazio-Abruzzo-Molise e dell’Emilia Romagna-Marche”.
In questa richiesta, veniva evidenziato che il rischio di epidemia nelle carceri, interessava anche l’intera comunità sociale, per la catastrofica ricaduta sulle strutture sanitarie pubbliche di un eventuale contagio di massa.
“Dalle frammentarie informazioni ricevute – sottolinea l’avvocato –  si evince un quadro variegato di provvedimenti e di disponibilità di presidi sanitari, laddove sarebbe necessaria, ci si perdoni il temine ormai abusato, una ‘cabina di regia’ che governi una situazione di una pericolosità tanto elevata, quanto incompresa”.

Un unico calderone

Lo scorzo marzo, il Dipartimento amministrazione penitenziaria ha chiesto alle carceri una lista dei detenuti over 70 affetti da patologie e di fornirla all’autorità giudiziaria.
Tale richiesta ha scatenato pesanti reazioni negli ambienti giudiziari, perché non fa alcuna distinzione tra gli stessi detenuti, includendo in quegli elenchi i 750 carcerati, circa, in regime di 41 bis e le migliaia nei reparti ad Alta sicurezza.
Insomma, Covid19 e scarcerazione mafiosi è un vero e proprio calderone in cui mettere tutti quanti.

Conclusioni

Comunque, alla fine della fiera, dopo tutti questi precedenti, inevitabilmente, nei penitenziari di tutta Italia, i detenuti hanno cominciato a chiedere relazioni sanitarie che attestino il proprio stato di salute. Adesso, infatti, ambiscono alla scarcerazione tanti altri mafiosi del calibro di Leoluca Bagarella, Nitto SantapaolaRaffaele CutoloUmberto Bellocco.
In realtà, tutti settantenni e tutti affetti da qualche patologia.
Come finirà?
Questo, purtroppo, non ci è dato saperlo.

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