Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Le verità sconcertanti sul 5G

Il 5G, tecnologia di nuova generazione per la comunicazione mobile rappresenta una vera e propria rivoluzione. Chi gestirà l’attuazione del 5G, avrà in mano componenti strategiche degli affari mondiali. Ma dietro la realizzazione del mega super 5G si insinuano gravi rischi sulla salute della popolazione. Tutto quello che dovremmo sapere e che ci viene taciuto. Ne parliamo con l'avvocato Nadia Spallitta, esponente di Europa Verde

di Patrizia Romano

Il 5G, tecnologia di nuova generazione per la comunicazione mobile, che segue le precedenti 2G, 3G e 4G, rappresenta una vera e propria rivoluzione, destinata a cambiare la vita  e le abitudini delle persone, le relazioni umane, la struttura della società, i rapporti di potere e controllo non soltanto economico.
Il 5G, infatti, secondo le comunicazioni illustrative del progetto, ha grandi potenzialità applicative. E non servirà soltanto per navigare più rapidamente su internet, ma creerà una rete veloce a cui ogni singola “cosa” sarà collegata, consentendo di gestire nelle smart city i servizi ed i dispositivi cittadini (viabilità, gestione del traffico, servizi per il cittadino, sensori di sicurezza, video sorveglianza. Nelle smart home, invece, consentirà di gestire gli oggetti della casa che potranno dialogare tra loro, ricevere informazioni dall’esterno ed essere gestiti da remoto da un unico dispositivo.
Tutto sarà connesso (conoscibile) e gestibile attraverso questa rete complessa e capillare, veloce ed a bassa latenza, all’interno della quale si svilupperà la nostra ‘controllabile’ quotidianità.
Insomma, chi gestirà l’attuazione del 5G, avrà in mano componenti strategiche degli affari mondiali.
Ma di fronte a tanta tecnologia, la salute dei cittadini è messa a forte rischio. La popolazione assiste inerme a quella che potrebbe rivelarsi una catastrofe.
Ma perché? Che cosa differenzia il 5G dalle tecnologie precedenti? Perché è tantopiù rischiosa rispetta alle altre?
Ne parliamo con l’avvocato Nadia Spallitta, esponente di  Europa Verde.

Il 5G non è il 4G più potente

Avvocato Spallitta, quali sono le differenze con il 4G?

Con il 5G la struttura della rete diventa molto più articolata e capillare. Uno stesso utente, con lo stesso device potrà ricevere, contemporaneamente, servizi che compiono percorsi diversi.

Per raggiungere questi obiettivi, sempre secondo i dati forniti, la rete 5G sviluppa una velocità 20 volte superiore rispetto al 4G, passando dalla di 100 Mbit al secondo a 2 Gbit al secondo,  permettendo di scaricare enormi quantità di dati in tempi brevissimi. (Così ad es. un film di due ore, quindi, potrà essere scaricato in dieci secondi contro i sei-sette minuti di una connessione 4G).

Altra differenza riguarda la capacità e cioè il numero di dispositivi che riesce a tenere collegati, e di conseguenza il numero di flussi di che riesce a gestire, per ogni chilometro quadrato. Il 5G ha una capacità teorica dieci volte superiore a quella del 4G: 1 milione di dispositivi per chilometro quadrato, contro gli attuali 100 mila.

Anche la latenza cambia e da quando un dispositivo invia una richiesta di dati a quando inizia a riceverli, dagli attuali 40-50 millisecondi, si scenderà a 5-10 millesimi di secondo.

Infine, diversa è la funzionalità: il 5G è efficace su aree molto ristrette, per cui la copertura potrebbe implicare la realizzazione di migliaia di ripetitori a frequenza molto elevata, necessaria per accrescere la velocità, capillarmente diffusi nelle città per garantire la completa copertura della rete.

Questo potrebbe implicare il rischio per il cittadino ad una sovraesposto costante ad onde elettromagnetiche.

Le novità

Perché il 5G è considerato un “nuovo” web?

Da tempo le connessioni mobili hanno superato il numero degli abitanti sulla Terra. Voci, immagini, video, dati, passano per le reti mobili che sono destinate quindi a diventare il nuovo Web.

Il 5G, in particolare, è l’infrastruttura che gestirà  l’Internet delle cose (IoT).

Secondo le stime riportate dal Sole 24 ore,  nel giro di pochi anni ci saranno circa  22 miliardi di nuovi oggetti collegati a Internet a cui si aggiungono 621 milioni di nuovi utenti Internet e 605 milioni di nuove sottoscrizioni mobile che faranno crescere il traffico dati in media del 46% all’anno.

“Il passaggio dal 4G al 5G rappresenta quindi una rivoluzione tecnologico con un potenziamento poderoso della velocità di trasmissione dei dati, e della riduzione dei tempi necessari per accedere a quelli memorizzati,  in  una società che  sarà fondamentalmente amministrata dai logaritmi del web.

Il 5G sarà probabilmente utilizzato, come ho già accennato, per la progettazione e sviluppo di città intelligenti, a partire dalla coordinazione del traffico delle auto a guida autonoma fino alla gestione dell’offerta energetica, e per l’internet delle cose, (IoT) per cui   oggetti e device disporranno di connettività e funzioni di rete, gestite in maniera centralizzata, passando per i software e le infrastrutture dei provider”.

Tutto ciò porterà ad un’impressionante automazione delle attività industriali e dei servizi, mentre il valore e la mole dei dati prodotti dalle attività economiche aumenteranno a dismisura.

 I dati digitali diventeranno il principale strumento per produrre ricchezza all’interno delle economie avanzate, (con rischio che il divario con i Paesi più poveri e meno attrezzati aumenti), e il 5G sarà al centro del passaggio di tutte le informazioni.

Questa capacità di raccolta e conservazione dei dati deve far riflettere. L’uso di algoritmi applicati alla conoscenza dei comportamenti  e dei gusti degli utenti, (senza considerare i rischi per la privacy che il sistema  potrebbe comportare), consentirà infatti  di intervenire più rapidamente sul mercato  con possibilità di influenzare e comunque di incidere sull’economia e sulla società.

In sintesi, le infrastrutture che gestiranno il traffico e l’utilizzo di queste informazioni assumeranno un   enorme valore strategico.

Le redini del mercato

Chi comanda nel mercato delle infrastrutture mobili? 

In questo momento, probabilmente, la Cina, precursore nella corsa globale alla nuova tecnologia e maggiore produttore di infrastrutture 5G.

Secondo l’istituto di ricerca dell’Oro Group nei primi nove mesi del 2018 i cinque leader di mercato sono Huawei, Nokia, Ericsson, Cisco e Zte. Insieme rappresentano il 75% del mercato globale con Huawei, produttore cinese, che vale da sola il 30% (Sole 24 ore). 

In mano a chi è il giro di affari?

Qual è il volume di affari che ruota attorno al 5G? 

Le cifre del valore economico delle operazioni connesse con il 5G sono stratosferiche e giustificano questa corsa al 5G e lo scontro tecnologico tra due superpotenze quali l’America e la Cina.

Secondo uno studio pubblicato da Ihs Markit e commissionato da Qualcomm, l’economia alimentata dal 5G arriverà a valere oltre 13 mila miliardi di dollari entro il 2035 tra manifattura, trasporti, agricoltura, edilizia, servizi pubblici, utility e altri ambiti. Il solo mercato diretto varrà oltre 3.600 miliardi.

 A guidare questa corsa saranno, appunto, la Cina e gli Stati Uniti, che nei prossimi 15 anni investiranno circa 2.500 miliardi, coprendo il 52% degli investimenti totali.

Nel giro di pochi anni, quindi, il quadro dell’economia modale, legato al rafforzamento dell’importanza di tecnologie di frontiera  quale il 5G rappresenta, sarà modificato a vantaggio di pochi gruppi finanziari e del  controllo dei mercati ( e non solo).

Il 5G in Italia e in Sicilia

Qual è la situazione in Italia ed in Sicilia?

In Italia, già nel 2018 si è chiusa l’asta delle radiofrequenze, del valore complessivo 6,550 Miliardi di Euro. 5G aggiudicata a Telecom e Vodafone, Fastwb,  Iliad e Wind.

La rilevanza di questi importi evidenzia le potenzialità commerciali  ed economiche  che la nuova tecnologia 5G  comporta anche per il nostro Paese, così disponibile, quindi,  diversamente da altri Paesi,  ad avviare la sperimentazione del 5G, che coinvolge circa 120 comuni, senza le dovute garanzie di tutela per la salute dei cittadini

La sperimentazione, attraverso TIM ,  è partita anche in Sicilia  nelle città di Palermo e  Catania 

Quadro normativo

Quali sono le disposizioni normative vigenti? Quali le criticità?

Il sistema normativo è articolato e presenta, a livello nazionale, possibili profili di illegittimità costituzionale.

Da un lato viene in rilievo una disciplina internazionale ed europea  che impone di procedere in materia di  emissione di onde elettromagnetiche, quali quelle emesse dal 5G, con cautela e secondo i  principi di prevenzione e  precauzione, peraltro recepiti dalla normativa nazionale. Dall’altro, il sistema normativo italiano  ha  molto puntato sul concetto di liberalizzazione ed ha semplificato il regime delle autorizzazioni (introducendo nel codice delle comunicazioni  di cui al dlvo 297/2003, anche il silenzio assenso), affidando  le scelte  fondamentali  circa lo sviluppo di impianti 5G  allo Stato,   con ciò  ledendo  poteri, competenza e più in generale l’autonomia delle Regioni e dei Comuni,  costituzionalmente garantita dagli artt. 5 e 117 e ss  Cost.   

Quadro di riferimento

Il quadro di riferimento può sintetizzarsi, per grandi linee:

Secondo la Carta mondiale della natura (1982), pur se giuridicamente non vincolante: (i) le attività che comportano un elevato grado di rischio per la natura devono essere precedute da un esame approfondito e i loro promotori devono dimostrare che i benefici derivanti dall’attività prevalgono sui danni eventuali alla natura; e (ii) qualora gli effetti nocivi di tali attività siano conosciuti in maniera imperfetta, esse non dovranno essere intraprese (art. 11)

Tale principio è stato ripreso da trattati e convenzioni internazionali e recepito dall’Unione Europea. In particolare, recita l’art. 174  (oggi 191) TFUE che al comma 1 indica tra gli obiettivi da perseguire la protezione della salute umana  ed al comma secondo  precisa che :

L’Unione Europea in materia ambientale

2. La politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente,………………”.

Tali principi assumono carattere generale in materia ambientale in Italia in virtù del TU sull’ambiente, Dlv 152/20016 che all’3-ter. che  afferma:

1. La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.

Ed al successivo art. 301, c. 1 stabilisce che “In applicazione del principio di precauzione di cui all’articolo 174, paragrafo 2, del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione.

La salute diritto fondamentale

A ciò si aggiunga che la nostra Costituzione   prevede la tutela della salute come diritto fondamentale ed inviolabile  come emerge  dagli art.    2, 3, 9, 32, 117 commi 1 e 3, Cost.,  espressamente  richiamati dal TU sull’ambiente. 

Anche la l. n. 36/2001, “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, art. 1, c. 1, lett. b) rinvia al principio di precauzione.

Nessun impianto 5G potrebbe essere autorizzato in Italia

Orbene, in applicazione di detti principi, nessun impianto 5G potrebbe essere autorizzato in Italia ( o in Sicilia)  in quanto,  al momento,  manca un valutazione ex ante e  non risulta che sia stata scientificamente certificata la mancanza di pericoli o rischi per l’ambiente e per la salute.

Si legge in una recente interrogazione parlamentare del 24 ottobre 2019, seduta n. 245, che: “Ugualmente è stato denunciato che non esistono studi preliminari d’impatto ambientale per gli effetti sull’umanità e sull’ecosistema, per ’irradiazione da inesplorate radiofrequenze (possibili cancerogene dal 2011), pensate in maniera ubiquitaria 24 ore al giorno addosso al 99 per cento della popolazione, sul 98 per cento del suolo italiano”

Mai accertate le conseguenze sulla salute

In altri termini, non sono state accertate le conseguenze  sulla salute   dei campi magnetici prodotti dall’istallazione di milioni di antenne  che si andranno, peraltro, a sommare a quelle già esistenti ed  ai campi magnetici di   fonti  naturali ( terra e sole) e tuttavia si ritiene di procedere, pacificamente, con la sperimentazione.

Tornando al quadro normativo, la  citata l.36/2001 attribuisce  alle Regioni il potere di legiferare  in materia (individuazione dei siti, definizione dei tracciati etc) ed affida ai Comuni le funzioni di vigilanza sanitaria e di controllo ambientale, anche previa adozione di apposito regolamento.

La Regione Sicilia non ha ancora legiferato

Orbene, la Regione Sicilia non ha ancora legiferato in materia. Inoltre, molti comuni, e quello di Palermo tra questi, non hanno  adottato alcun regolamento.

Rimane quindi poco chiaro quale sia stata la procedura seguita o che si intende seguire per il rilascio delle autorizzazioni all’istallazione delle infrastrutture  necessarie al 5G.

Sempre la citata l. 36/2001 prevede  all’art. 14 che le amministrazioni locali si  avvalgono dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA),  che ha il compito di  verificare l’eventuale superamento dei limiti di  esposizione consentiti,   previsti dal DM dell’8 luglio 2003 (attuativo della  Raccomandazione  del  Consiglio dell’Unione Europea  del 12 luglio 1999 n. 1999/519/CE relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici  e rivolta alla protezione  dei cittadini da eventuali effetti negativi sulla salute).

Mancano gli strumenti tecnici

Senonché, sembrerebbe, come emerge dalla citata interrogazione parlamentare che le agenzie regionali/provinciali per la protezione ambientale ad oggi non hanno strumenti tecnici, né uno standard per misurare l’elettrosmog del 5G.

L’Arpa del Lazio, tra l’altro, ha affermato che l’irradiazione delle micro-celle del 5G, spesso considerate a scarso impatto elettromagnetico, sono invero tutt’altro che trascurabili. Se «installale in ambienti ad alta frequentazione ne risulta un’esposizione complessiva della popolazione meritevole di attenzione da parte degli enti di controllo».

Impossibile monitorare l’impatto sulla salute

Al riguardo,  anche numerosi  scienziati  come i  medici di Isde e gli scienziati dell’Istituto Ramazzini  hanno dichiarato che  in assenza di strumentazione validata per misurarne l’irradiazione non è possibile monitorarne l’impatto sulla salute;

Non si comprende allora come sia stato possibile avviare in molte città italiane, e Palermo fra queste, la “cd sperimentazione”.

Prima di procedere bisognerebbe acquisire il parere sanitario

A quanto detto, si aggiunga che ai sensi della l.833/1978, è necessario acquisire il  preventivo parare  sanitario, da parte delle compenti autorità, che devono  esercitare il  controllo  “sulla produzione dell’energia termoelettrica”.

Anche questo parere, sembrerebbe che non sia stato acquisito, come emerge anche dalla citata interrogazione.

Tale parere appare ancor più necessario alla luce delle risultanze di numerosi studi scientifici per i quali il 5G è da ritenere una tecnologia   pericolosa.

Conclusioni del Cnr

A tali conclusioni pervengono ad esempio l’Istituto Ramazzini di Bologna o il   CNR di Bologna per i quali è alto il rischio di assorbimento, da parte dell’uomo delle onde millimetriche  prodotte dal 5G,  con frequenze così elevate,   con  probabili (ed inesplorati) danni  alla salute.

La Vis

Invero l’art. 5 del TU sull’ambiente introduce per tali finalità nel nostro ordinamento la Valutazione di impatto sanitario , la “VIS”,  che è un  elaborato predisposto dal proponente sulla base delle linee guida adottate con decreto del Ministro della salute, che si avvale dell’Istituto superiore di sanità, al fine di stimare gli impatti complessivi, diretti e indiretti, che la realizzazione e l’esercizio del progetto può procurare sulla salute della popolazione”

Orbene non sembra che tale valutazione sia stata fatta, in evidente violazione del citato principio di precauzione.

I cittadini devono sapere

Viene in rilievo, infine, un ulteriore considerazione relativa al diritto dei cittadini  a conoscere ed a  partecipare ai procedimenti che possano coinvolgere l’assetto del territorio, dell’ambiente e della salute, tanto più se viene attuata  su larga scala “una sperimentazione”  sull’uomo.

Il TU sull’ambiente  all’art. 3-sexies prevede il  Diritto di accesso alle informazioni ambientali e di partecipazione a scopo collaborativo per cui. In attuazione della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, e delle previsioni della Convenzione di Aarhus, ratificata dall’Italia con la legge 16 marzo 2001, n. 108, e ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195, chiunque, senza essere tenuto a dimostrare la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante, può accedere alle informazioni relative allo stato dell’ambiente e del paesaggio nel territorio nazionale.

Alta esposizione a campi magnetici

Inoltre, la legge 36/2001, all’art 1° comma 1, impone, in presenza di   possibile esposizione  a campi  magnetici ed elettromagnetici,   l’obbligo  di   coinvolgere i cittadini  attraverso apposite  campagne  di informazione ed educazione ambientale, come del resto sancito in tempi recenti anche dal TAR Lazio sentenza  n. 500 del 15 gennaio 2019 (che ha condannato il Ministero dell’Ambiente ad ottemperare).

Senonché, di tale informazione non esiste  traccia, e nella maggior parte delle città  dove è stata avviata la fase sperimentale,  i cittadini sono all’oscuro di tutto  e non c’è alcuna conoscenza, né  chiarezza,  né trasparenza nel modus operandi delle amministrazioni pubbliche.

A Palermo protesta dei cittadini e richieste

A Palermo, un gruppo di cittadini, proprio per la mancanza di ogni obbligatoria e preventiva informazione,  ha già presentato una ben articolata istanza di accesso agli atti, per acquisire la documentazione  relativa agli impianti in corso di installazione in città, documentazione che tra l’altro,  in violazione dell’obbligo di pubblicità, sancito  dall’art 87 del Codice delle Comunicazioni elettroniche, (Dlvo 1 agosto 2003, n.259), non risulta pubblicata dall’amministrazione.

Ulteriore impatto ambientale

Per concludere sul punto, deve altresì osservarsi che la portata dei progetti di infrastrutture 5G potrebbe far venire in rilievo l’aspetto dell’impatto ambientale, con il conseguente obbligo  di attivare le procedure  di acquisizione della VAS (Valutazione di Impatto ambientale ), disciplinata dal dlvo 152/2006.

In particolare la VAS presuppone la partecipazione attiva, al procedimento, dei soggetti portatori di interessi collettivi,   garantendo trasparenza  dell’azione e tutela dei  diritti  fondamentali legati all’utilizzo del territorio.

Anche questa procedura di democratico coinvolgimento dei cittadini, sottoposti  a loro insaputa e senza avere dato alcun consenso, a sperimentazione,  per la città di Palermo,  non è stata seguita.

Autorizzazioni illegittime

In sintesi, le eventuali autorizzazioni fino ad oggi rilasciate per la sperimentazione del 5G, a mio avviso devono ritenersi illegittime.   Corrette appaiono le posizioni di molti sindaci che si sono opposti all’istallazione delle infrastrutture del 5G sui loro territori,  invocando il principio di precauzione sopra ricordato.

Presenterò un’istanza di accesso agli atti per meglio comprendere cosa stia accedendo a Palermo, quale procedimento sia stato seguito, chi abbia autorizzato, quali pareri siano stati acquisiti e quale sia lo stato di attuazione della sperimentazione. Non escludo, ad esito dell’accesso, la possibilità di intraprendere delle iniziative legali a tutele di un bene primario e fondamentale come la salute.

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