Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Covid, sindacati: tutelare la salute dei lavoratori negli ospedali

sindacati chiedono interventi a tutela della salute dei lavoratori dei servizi di pulizia, vigilanza e ristorazione negli ospedali. “I Protocolli vanno applicati anche per questi lavoratori”. Un focolaio al Civico di Palermo, interviene la Fp Cgil

di Lavinia Castelli

Con una nota inviata all’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza, i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs siciliane chiedono alla Regione “interventi condivisi” per garantire la tutela della salute, ancor di più con l’emergenza Covid-19, di tutte le lavoratrici e lavoratori, senza distinzione tra lavoratori diretti e in appalto, impegnati in servizi di pulizia, vigilanza e ristorazione negli ospedali. E per definirli sollecitano un “incontro urgente”. I sindacati ricordano di avere già sollecitato da ben 4 mesi l’estensione del protocollo di protezione da Covid-19 a tutto il personale che svolge servizio in appalto presso gli Ospedali e l’effettuazione dei tamponi rinofaringei, con criteri di urgenza per chi è venuto in contatto con pazienti positivi, ma di  avere avuto finora parziali  riscontri “a seconda della sensibilità mostrata dai singoli dirigenti sanitari”.  “Il rispetto dei Protocolli di Regolamentazione delle Misure per il Contrasto e il Contenimento della Diffusione del Covid-19 – scrivono Monia Cajolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto- è indifferibile considerando anche l’aggravarsi dell’emergenza che vede di nuovo questi lavoratori, circa 15 mila nella regione, in prima linea a garantire servizi pubblici essenziali e che non possono lavorare senza le dovute garanzie a tutela della propria  salute”. “Ora più che mai- concludono- è necessario attuare politiche di inclusione tra lavoratrici e lavoratori che, seppur appartenenti ad aree contrattuali differenti, condividono lo stesso luogo di lavoro e, purtroppo, lo stesso rischio per la salute propria e dei propri cari”.

Di queste ore anche l’intervento della Fp Cgil di Palermo. “Siamo convinti che un luogo che per antonomasia dovrebbe essere sicuro non può e non deve trasformarsi in un possibile focolaio di contagio”. Lo scrive la Fp Cgil Palermo, in una nota indirizzata al direttore dell’Arnas Civico, al Prefetto di Palermo, all’Ispettorato Funzione pubblica,   preoccupata per la nuova fase dell’emergenza, con  numeri sensibilmente superiori alla prima ondata, e per la sicurezza di lavoratori e pazienti del principale nosocomio cittadino.      

Il riferimento è  al focolaio scoppiato all’interno della II° U.O.C. di Medicina dell’Ospedale Civico di Palermo, un reparto non Covid, dove sono stati confermati nove casi di positività.    
Secondo  la Fp Cgil Palermo, il focolaio è “senza ombra di dubbio una grave conseguenza anche di scelte mai condivise e scarsa applicazione di misure per la prevenzione del contagio da Sars-Cov -2 in codesta azienda”.   Al Civico, denuncia la Fp Cgil,  non è stato ancora costituito quel  “comitato di controllo” obbligatorio, previsto dai protocolli sottoscritti da ministero e organizzazione sindacale. Risultato:  i lavoratori non vengono sottoposti a test, ci sono ancora dei reparti misti e, in alcune aree, non ci sono sono percorsi separati o ci sono pochi filtri all’ingresso per i parenti che alle visite salgono a  trovare i pazienti nei reparti non Covid.      

“La costituzione dell’apposito comitato avrebbe potuto dare, da parte dei lavoratori direttamente interessati e delle loro rappresentanze, indicazione sui reali rischi e proposte di soluzione – scrivono per la  Fp Cgil Palermo il segretario generale Giovanni Cammuca, il segretario aziendale del comparto Fortunato Corrao, il segretario provinciale Fp Cgil medici Domenico Mirabile e il segretario aziendale medici Franco La Barbera, che ne chiedono la immediata costituzione e convocazione, per adottare le misure di contenimento del focolaio in atto e per prevenirne altri.         Secondo quanto ha verificato la  Fp Cgil, invece, fino al 14 ottobre il personale della seconda  Medicina non Covid non è stato mai sottoposto a tampone molecolare e, pertanto, non é stata applicata la sorveglianza sanitaria prevista dal protocollo.

“I test di laboratorio, complessivamente, anche in altri reparti, sono stati effettuati in maniera episodica e a distanza di diversi mesi – scrive la Fp Cgil – Se c’è una cosa che la prima ondata ha insegnato è che occorre assolutamente evitare reparti misti, Covid-non Covid, con separazione netta dei percorsi”.   La “promiscuità” che ancora esiste tra diversi  reparti preoccupa assai il sindacato. “Nel caso specifico,  la seconda divisione di Medicina, non Covid, è situata al secondo piano del Padiglione 4, dichiarato  padiglione Covid sin dalla prima ondata di marzo-maggio – annota la Fp Cgil Palermo –  E si trova in mezzo, come un sandwich, al reparto II° Medicina Covid e a Pneumologia (anch’esso Covid), situati al terzo piano e alla I° Rianimazione,  che accoglie anch’essa pazienti Covid positivi, e che si trova al primo  piano”.      
E ancora: al piano terra si trovano da un lato  la Terapia intensiva respiratoria (Utir), che dovrebbe accogliere ulteriori pazienti Covid e dall’altro la Gastroenterologia a indirizzo endoscopico. “Si tratta di una condizione di inequivocabile promiscuità tra reparti Covid e non Covid, con il personale impegnato nei reparti Covid che usa gli stessi ascensori del personale impegnato nei reparti non Covid – aggiungono Cammuca, Corrao, Mirabile e La Barbera – L’accesso agli ambulatori della II° Medicina non Covid, dove viene rilevata solo  la temperatura, di nessun valore nel caso di positivi asintomatici, unita alla altissima probabilità che i parenti dei pazienti della II° U.O.C. non Covid riescano in qualche modo ad arrivare al letto dei propri congiunti, mancando un vero e proprio filtro all’ingresso che possa impedirlo, espone enormemente al rischio infezione pazienti e operatori sanitari dell’unità  questione”.        

Per questo la Fp Cgil chiede la costituzione del comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione per mettere in sicurezza l’ospedale. “La costituzione di un comitato in azienda è un preciso obbligo  previsto nel protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto il 14 marzo 2020 fra Governo e parti sociali. Un obbligo ribadito dal protocollo del 24 luglio 2020 fra il ministro per la Pubblica Amministrazioni e le organizzazioni sindacali che, per la sicurezza dei lavoratori della Sanità, dei Servizi Socio Sanitari e Socio Assistenziali,  ha previsto che  tutto il personale esposto che opera nei servizi oggetto del  protocollo in via prioritaria venga sottoposto ai test di laboratorio necessari ad evidenziare l’eventuale positività al Sars-Cov-2, anche ai fini della prosecuzione dell’attività lavorativa”.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.