Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

L’economia? Colpita e affondata da pandemia e scelte politiche errate

Alla vigilia dell'entrata in vigore dell'ordinanza del Presidente Musumeci che istituisce la zona rossa nella città di Palermo, fino al prossimo 14 aprile, abbiamo intervistato Gigi Mangia. Cuoco molto conosciuto in città, con un ristorante nel centro del capoluogo siciliano, dipinge un tristissimo quadro non solo del settore della ristorazione, ma di tutta la nostra economia. "Troppe imprese non avranno più la forza di ripartire".

di Clara Di Palermo

“Quello che ci ha travolti è alla stregua di un ciclone che ha raso tutto al suolo: la pandemia da Coronavirus è piombata come un fulmine a ciel sereno e ci ha colpiti e affondati.  Una ricetta per consentire alle aziende di ripartire potrebbe essere davvero semplice: considerare tutte le imprese come delle start-up, dar loro le agevolazioni fiscali previste per queste e dare così la possibilità di ricominciare e ricostruirsi il futuro”.

Gigi Mangia, cuoco palermitano, ristoratore molto noto in città, risponde volentieri alle domande de L’InchiestaSicilia e suggerisce quello che, da imprenditore che vive la quotidianità della strada, potrebbe essere il primo passo per venir fuori dalla crisi causata dall’emergenza sanitaria.

Lei, dunque, crede che le imprese dovrebbero tutte esser considerate delle start-up?
“Sicuramente. Ma prima bisognerà accompagnare quelle aziende che lo desiderano a una chiusura senza traumi. Di morti e disperati ce ne sono stati fin troppi per la pandemia. La prima azione che questo Governo dovrebbe compiere è quella di allargare le maglie della legge 3/2012, quella sul sovraindebitamento, per intenderci. Oggi non si può più continuare a parlare di moratoria dei tributi. I tributi degli anni 2019 e 2020 vanno aboliti, altrimenti si corre il rischio di ingolfare ancor di più la macchina della Giustizia civile, tributaria, penale e amministrativa.”.

 Cosa si potrebbe fare, ancora, per il mondo imprenditoriale?
“L’economista americano Alec Ross dice che il 99% di europei e americani potrebbero pagare meno tasse se l’Europa e gli Stati Uniti unissero le forze per gettare le basi di una sorta di accordo di Parigi in materia fiscale, permettendo la nascita di un FISCO UNIVERSALE. Io non oso spingermi così avanti, ma secondo me è certo che se davvero si vuole far nascere un Europa unita ed efficiente non bastano la BCE e l’Euro. Tutti i Paesi europei si troveranno in grandi ambasce per il recupero dei tributi 2020 e forse anche 2021, da più parti si discute su una riapertura dei cordoni della borsa del Recovery Fund, perché adesso tutti hanno più bisogno di prima e il protrarsi dei contagi, uniti alle mancate consegne dei vaccini allungherà la situazione di stallo. Allora perché non cogliere l’occasione per una vera riforma fiscale europea?

Lavoro

Bisogna rendere le imprese adeguate ai nuovi mercati

“Ma per presentarsi al tavolo delle riforme bisogna andare ben vestiti e in ordine – continua Mangia -, queste pantomime delle rottamazioni di poche cartelle di crediti inesigibili che chiamano “condono” non ha sortito nessuno degli effetti auspicati dal Governo e dai cittadini. Proporrei una moratoria degli accordi di Basilea e una sospensione di CRIF e CR affinché agli imprenditori, alle cooperative, alle società di capitale che vogliono ripartire e ammodernare rendendole compatibili alle condizioni di mercato contemporanee possano essere concessi prestiti a tasso 0 con due anni di preammortamento a 15 anni con garanzia dello Stato al 90%. In questo modo si potrebbero tranquillamente sospendere i ristori o sostegni e si infonderebbe maggior fiducia sul mercato, e soprattutto maggiori certezze sia per la categoria datoriale che per quella dei collaboratori”.

Quanto ci vorrà perché si sia in grado di fare nascere nuove imprese?
“Nuove imprese? Se si procedesse ad accompagnare senza traumi alla chiusura le imprese in sofferenza, tutte quelle che resterebbero sarebbero davvero NUOVE IMPRESE. Altrimenti non sono ottimista sulla tenuta dell’equilibrio sociale dopo giugno”

licenziamento

Si riferisce al blocco dei licenziamenti?
“Certo. Il blocco dei licenziamenti è stata una mossa dettata dall’emergenza, dal cuore, dal sentimento di protezione dei cittadini che ogni governante deve avere come scopo precipuo delle proprie azioni di governo. Purtroppo il rimedio, forse è stato peggiore del male. Si sono persi più di 600.000 posti di lavoro e quindi lo scopo per cui è stata introdotta questa norma, la salvaguardia dell’occupazione, non è stato raggiunto.  L’art 41 che sanciva la libertà d’impresa è stato “ superato” sotto una spinta emozionale, però adesso si è superato l’anno di sospensione di un articolo della nostra Carta Costituzionale, con proroghe stabilite anche dopo che era evidente che si erano tutelati solo i lavoratori a tempo indeterminato ; cioè l’applicazione di queste proroghe ha falcidiato le fasce più deboli della popolazione attiva e soprattutto le donne. C’è più di un motivo per chiamare in correità i Ministri del Gabinetto Conte II e il Presidente di quel Consiglio, nel caso di procedure fallimentari.  Se nulla dovesse cambiare da qui alla fine di giugno, le imprese in difficoltà saranno costrette a licenziare anche per tutelarsi in eventuale giudizio fallimentare, e con la sospensione degli ammortizzatori sociali si rischia la più grossa emergenza sociale dal dopo guerra”.

Qualche giorno fa lei scrisse una lettera aperta al Presidente Draghi, che a oggi non ha raggiunto il destinatario. Cosa diceva?
“Sì, chiedo scusa, è stato uno sfogo lucido. Dalle dichiarazioni del Presidente Draghi che anticipavano la seduta del Consiglio dei Ministri, mi era parso che il Suo maggiore e migliore consigliere fosse il Signor Buon Senso, dopo aver letto il testo del Decreto mi è apparso evidente che durante la seduta il signor Buon Senso forse per paura del signor Senso Comune che è, invece, il consigliere scelto dei nostri politici, si sia nascosto e abbia taciuto, sicuramente non abituato a urla e minacce. In buona sostanza, il Decreto Sostegni non ha prodotto e non produrrà gli effetti che si prefiggeva: I ristori hanno cambiato nome e sono diventati sostegni”.

Gigi Mangia

“La famosa “rottamazione”, la tanto annunciata “Pace fiscale” che sarebbe servita più al Governo per presentarsi al consesso europeo con un Bilancio più “pulito”. La situazione del nostro Bilancio – aggiunge Mangia -, gravato com’è da tutta una serie di finte somme attive in attesa di essere incamerate. Sappiamo tutti e, soprattutto, lo sanno bene i nostri Partners, come molte di quelle somme siano davvero inesigibili o costituiscano un dannato freno a mano per il lavoro e la produzione. Il Presidente Draghi ha parlato della necessità di una riforma del sistema tributario, fiscale e dell’esazione: sarebbe questo il momento da cogliere per far partire una comune riforma fiscale europea e rottamare le cartelle fino a diecimila euro. Senza tetto reddituale non sarebbe stato un regalo all’evasore, ma un’opportunità per lo Stato, a patto che tutte le cartelle in emissione fossero pagate immediatamente. Lei mi obietterà: come se soldi non ce ne sono? In realtà di soldi  freschi da esigere ce n’è anche troppi. Consideri che i depositi bancari, il cosiddetto risparmio  privato in questo anno è cresciuto del 12%. Nei depositi bancari degli Italiani ci sono 1.740 miliardi di euro, contro i 1.550 del dicembre 2020. Interi comparti, quello della GDO, quello della chimica, quello dell’informatica sono cresciuti del 400%, il comparto del delivery è cresciuto del 19%, la logistica, il commercio on line hanno avuto incrementi da capogiro, delle piattaforme digitali e delle multinazionali che gestiscono i social non ne parliamo. Ci si rende facilmente conto dove il Governo oggi e domani dovrebbe fare la spesa. Inoltre pensi a tutte quei titolari di partita IVA salvati  dal fallimento e con la possibilità di accesso al credito, secondo Lei non farebbero a gara per ripianare a stralcio la propria posizione debitoria, anche ricorrendo al prestito bancario ?”. 

Ma secondo lei, lo Stato potrà attuare una proposta del genere? 
“Parliamoci chiaro: qui bisogna salvare la pelle! È questa la priorità. E bisogna anche salvaguardare uno zoccolo duro di popolazione che possa tenere vivi i consumi. Attualmente chi guadagna ha paura e non mette in giro liquidità, i consumi si mantengono bassi, fatti salvi quelli per la spesa alimentare. Quando il Presidente Draghi ha detto, a proposito della sanità, “se l’Europa funziona, bene. Altrimenti sui vaccini si farà da soli”, ho avuto un moto di orgoglio. Ebbene, si dovrebbe fare lo stesso su tante e tante altre cose. Mettiamo le imprese in grado di ripartire. I crediti he avanza lo Stato sono, al momento, inesigibili, siamo concreti. Smettiamola con questi “ristori” risibili e smettiamo di chiedere soldi alle imprese che hanno voglia di ricominciare. Gli imprenditori non vogliono i pannicelli caldi dei ristori, vogliono che li si metta in condizione di tornare a lavorare”. 

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