Il 2021 sarà l’anno dei borghi silenziosi, degli artigiani dimenticati, dei mestieri ritrovati, dei sapori che sanno di casa; ma anche di tradizioni, di esperienze immersive, di un vivere lento che non vuole dire pigro, piuttosto a misura d’uomo e di natura. Lo hanno già battezzato SlowTourism e sta attirando l’attenzione sulle piccole comunità.
La Sicilia è già avanti: è nata infatti una nuova associazione di piccoli comuni uniti sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori, che vogliono intraprendere azioni di rigenerazione, di ripopolamento, di sviluppo sostenibile. E ha preso corpo una prima esperienza pilota, a fine estate, che fa tesoro dell’esperienza accumulata dal festival che da quindici edizioni apre e mette in rete il patrimonio culturale siciliano e non solo. E’ stato nominato un comitato scientifico presieduto dal fisico e accademico Federico Maria Butera.
Due fine settimana, dunque, 28 e 29 agosto e 4 e 5 settembre, quando una sessantina di borghi apriranno i “gioielli di famiglia”: conosciuti e non, di montagna e sul mare, arroccati sotto i castelli o dimenticati in un campo di grano, colmi di tesori d’arte o morbidamente green, pronti a mostrarsi, a scoprirsi, punteggiati come sono di castelli e conventi, chiese preziose e botteghe artigiane, palazzi nobiliari e neviere dimenticate, osservatori astronomici, miniere e laboratori.
Ieri la presentazione con i 59 sindaci e amministratori che hanno aderito al festival. Presenti il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, l’assessore ai Beni culturali e Identità siciliana, Alberto Samonà; l’assessore alle CulturE del Comune di Palermo, Mario Zito, il presidente dalla Fondazione Le Vie dei Tesori Laura Anello, il cantautore Mario Incudine.
“Il governo regionale in tre anni ha speso 213 milioni di euro in oltre 220 interventi per la riqualificazione dei borghi siciliani. Con Terna e Enel sono stati sottoscritti investimenti per 550 milioni. Siamo intervenuti con 285 milioni su 16 mila chilometri di strade che, ricordo, sono di competenza delle ex Province o dello Stato – interviene il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – . Da qualche anno, per fortuna, si registra un ritorno ai piccoli comuni, a patto però che chi torna possa trovare servizi di qualità come la banda larga o la guardia medica. E’ qui che si gioca la scommessa della politica: rendere attrattivi e attraenti i borghi, ma non solo per i visitatori. I due fine settimana del Festival delle Vie dei tesori sono un momento di vetrina importante, ma quando si spengono i riflettori rimangono i problemi. Una cosa è il borgo da visitare, un’altra è abitarci. Dobbiamo puntare a entrambi gli obiettivi, perché un borgo abbandonato è un luogo poco attraente. Lavoriamo affinché l’iniziativa rimanga duratura e questi borghi consentano ai nostri figli di restare”.
“I borghi sono il cuore della nostra storia e della nostra tradizione, rappresentano il luogo dell’identità per eccellenza in tutta l’Italia. È da qui – sottolinea Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – che dobbiamo ripartire se vogliamo costruire un futuro che rivitalizzi i territori della Sicilia, creando le migliori condizioni per rilanciare le economie locali. Il fascino di luoghi unici, di borghi medievali ancora poco conosciuti, è ciò che ha spinto alcuni paesi siciliani ad aggiudicarsi negli ultimi anni importanti riconoscimenti. Grazie a iniziative come quella della Fondazione Vie dei Tesori, ma anche a progetti come “I cantieri dell’Identità” lanciato già la scorsa estate dall’Assessorato dei Beni culturali, possiamo dire che il futuro è già presente”.
“I borghi siciliani contengono tesori inaspettati, una volta arrivati non ve ne vorrete più andare – sorride l’assessore alle CulturE del Comune di Palermo Mario Zito – E’ capitato a me, scoprire nelle chiese delle Madonie, gioielli straordinari. Spero che si torni nei borghi per ritrovarne la grande bellezza”.
Per l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, “Ancora una volta Le Vie dei Tesori sarà promotore di esperienze di formazione, di scoperta del territorio, della sua storia e del suo patrimonio artistico. Un’iniziativa di animazione territoriale che coinvolge il mondo della scuola e delle università ma che soprattutto incrementa opportunità rivolte alla crescita formativa delle giovani generazioni”.
“Si tratta di un’iniziativa preziosa per valorizzare il nostro territorio, offrendo la possibilità ai nostri conterranei di conoscere tesori nascosti e a chi proviene da fuori Sicilia, di immergersi nella cultura locale, attraverso visite esperienziali uniche – afferma l’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina – Fare rete tra i territori è la carta vincente per offrire occasioni di sviluppo, insieme alla destagionalizzazione, una delle strategie che il governo regionale sta mettendo in campo per promuovere il brand Sicilia in campo internazionale”.
Borghi dei Tesori Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni e Fondazione Con Il Sud, ed è sostenuto da IGT e Fondazione Sicilia: “In questo momento di ripresa per il Paese vogliamo contribuire partecipando anche quest’anno a un nuovo e importante progetto della Fondazione Le Vie dei Tesori a sostegno della rinascita dei borghi siciliani e in modo particolare ci impegniamo nella formazione di 500 giovani che saranno preparati a raccontare il loro patrimonio anche in modalità digitale – afferma Fabio Cairoli, amministratore delegato di Igt – Preservare il valore del territorio in cui siamo presenti, attraverso la conservazione del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico e supportare progetti sul territorio volti allo sviluppo delle competenze dei giovani e dell’innovazione tecnologica per sostenerli nella costruzione del proprio futuro, questi sono gli obiettivi che perseguiamo in favore della comunità”.
“Dalla sua nascita, Fondazione Sicilia ha rappresentato un presidio importante per la tutela dei borghi, veri gioielli del territorio, ma spesso destinati allo spopolamento. Siamo quindi doppiamente motivati – commenta il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore – nel sostenere I borghi dei tesori perché quello della valorizzazione e della riscoperta della nostra isola è un tema a noi molto caro, ma anche perché, grazie a iniziative come queste, i piccoli centri si stanno lentamente trasformando in risorsa e opportunità di lavoro”.
Il progetto, dopo un primo avvio, è “scoppiato” tra le mani: in pochissimi mesi i Comuni siciliani hanno fatto a gara per partecipare, ed è nato il Festival che raccoglie 59 borghi in otto province: il plotone più numeroso è nel Palermitano dove il festival arriverà in 26 borghi; sono 7 i piccoli comuni dell’Agrigentino, 4 nel Nisseno, 2 ciascuno nelle province di Enna, Ragusa e Siracusa; 3 nel Catanese e 13 nel Messinese.
Alcuni borghi fanno già parte dei percorsi turistici, altri finora erano noti solo ad appassionati globetrotter. Di tutti è stato fatto un censimento dei tesori che saranno aperti alle visite: tesori messi in circuito, promossi, raccontati. Oltre 500 giovani dei territori saranno formati all’accoglienza e alla narrazione dei tesori. Intorno ai luoghi, i borghi si accenderanno di tour ed esperienze speciali. Sarà il primo passo per ridare alle comunità contezza del valore delle tradizioni e della storia: i borghi si muoveranno compatti, sfruttando le risorse locali, offrendo visite, tour, esperienze nel verde, invitando i giovani ad accogliere i visitatori, magari scoprendo che il turismo esperienziale può essere una delle chiavi per crearsi un futuro nell’Isola. Il 25 per cento della raccolta dei contributi dei visitatori sarà devoluta a progetti mirati a potenziare l’attrattività dei territori e a offrire opportunità ai giovani. “Riscoprire le bellezze della nostra terra dopo la pandemia che ha pesantemente fiaccato il turismo, e al contempo lanciare un forte messaggio nel segno della valorizzazione di quei borghi gioiello dell’isola, di cui l’area metropolitana di Palermo è protagonista con ben 26 comuni, credo sia il duplice senso di questa importante iniziativa che coniuga arte, turismo ed esigenza di ripresa economica, agli obiettivi di rigenerazione e sviluppo sostenibile, in luoghi troppo spesso penalizzati. Il mio apprezzamento va dunque alla fondazione Le Vie dei Tesori e alla Regione Siciliana” ha dichiarato il sindaco metropolitano, Leoluca Orlando.
Ai Borghi dei Tesori infatti è legato a doppio filo un altro nuovo progetto della Fondazione che si chiama “Ho scelto il Sud”, un network di coloro che sono rientrati al Sud, all’esodo. Con loro i “resistenti” che non se ne sono mai andati costruendo opportunità e di coloro che, nati altrove, hanno scelto il Sud come luogo di elezione. Il progetto, cui collaboreranno anche l’associazione Southworking e la rete Rifai-Giovani delle aree interne, punta a costruire un network tra tutte queste energie, un network di straordinari ambasciatori di un Sud produttivo, creativo, non assistito, a volte eroico. Che costituiscono un grandissimo potenziale di innovazione.
“Un progetto che coltivo da anni – dice Laura Anello, presidente delle Vie dei Tesori – nato dal censimento delle tante storie di meridionali di ritorno, un flusso consistente e non raccontato di gente del Sud che sceglie di tornare al Sud per fare, per costruire, per innovare. Storie di successo nell’agricoltura, nel turismo, nel sociale, nella cultura, nelle produzioni eco e sostenibili che si è consolidato grazie al progetto nei borghi, a contatto con i territori. Finalmente diventa realtà: primi obiettivi la costruzione di una community che sia una casa digitale dove scambiarsi esperienze e contatti, e la produzione di video sulle storie”.
A battezzare il progetto è stato Mario Incudine, che ha composto un pezzo dal ritmo trascinante, dedicato a questa Sicilia orgogliosa. Ed è stato presentato il primo video sul progetto, racconto di Fuoririga di alcune storie di successo di chi è andato e poi tornato; di chi ha scelto di restare e di chi da fuori, ha eletto la Sicilia a sua terra. “Sta tutto nel titolo – spiega il cantautore ennese – Ho scelto il Sud è una dichiarazione di intenti, che è anche la mia. E’ un brano originale per un progetto originale, che racconta l’orgoglio di vivere qui. Perché sono convinto che la vera forza stia nell’aver resistito alla tentazione di andare via. La rivoluzione vera parte da qui”.
Le Vie dei Tesori ha messo a disposizione il proprio background, la voglia di costruire, l’efficienza di una rete già consolidata e l’esperienza organizzativa: anche Borghi dei Tesori Fest sarà una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per tutti i circa trecento luoghi – una media di cinque siti per ciascun borgo – che apriranno le porte. E siccome il mantra delle Vie dei Tesori è noto – un luogo non raccontato è un luogo muto – ecco che sul sito www.leviedeitesori.it, sui social e sul magazine del festival, saranno disponibili curiosità, approfondimenti, schede dei siti, preparati da una squadra rodata di giornalisti, divulgatori, appassionati, esperti di turismo esperienziale.
Come nel Festival delle città, un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, un coupon da 10 euro per 4 visite: saranno donazioni che i visitatori faranno per sostenere il progetto. I coupon saranno disponibili sul sito www.leviedeitesori.com/borghideitesori e in un infopoint in ciascun borgo. Una preview del Festival sarà il 15 e 16 luglio quando i visitatori potranno scoprire il fortino di Mazzallakkar, a Sambuca di Sicilia: ricomparso come per magia dalle acque del lago Arancio, era andato sommerso con la costruzione della diga e la realizzazione del lago Arancio. Ora c’è un progetto di valorizzazione che coinvolge l’azienda Planeta, la cui cantina Ulmo si trova proprio sulle sponde del lago, di fronte Mazzallakkar. Sarà possibile partecipare a visite guidate e degustazioni sulla riva del lago.
I 59 BORGHI DEI TESORI
AGRIGENTO: Bivona, Burgio, Caltabellotta, Naro, Sambuca, Sant’Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina.
CALTANISSETTA: Butera, Montedoro, Sutera, Vallelunga Pratameno.
CATANIA: Licodia Eubea, Militello Val di Catania, Piedimonte Etneo
ENNA: Centuripe, Sperlinga
MESSINA: Castelmola, Condrò, Frazzanò, Graniti, Mirto, Monforte San Giorgio, Montalbano Elicona, Roccavaldina, San Marco d’Alunzio, San Piero Patti, San Salvatore Fitalia, Santa Lucia del Mela, Savoca
PALERMO: Baucina, Blufi, Bompietro, Caccamo, Castelbuono, Castellana Sicula, Castronovo, Collesano, Contessa Entellina, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana, Godrano, Gratteri, Isnello, Lercara Friddi, Montemaggiore Belsito, Palazzo Adriano, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, Prizzi, Roccapalumba, San Mauro Castelverde, Vicari.
RAGUSA: Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo
SIRACUSA: Buccheri, Portopalo di Capo Passero
I BORGHI DEI TESORI: le prime suggestioni
PALERMO, 26 borghi.
Si sale sulle Madonie per assaporare un vivere slow e vicino alla natura e all’arte. A partire dai castelli medievali che segnano le mappe delle grandi famiglie nobiliari per poi dirigersi verso il mare. Si parte da Gangi dove si scoprono le mummie della Fossa di parrini, il carcere borbonico e i palazzi nobiliari oggi museo, i racconti delle confraternite, ma soprattutto un borgo con una vocazione insita per il turismo; la stessa che mostra Castelbuono, da sempre borgo letterato e intellettuale che ha aperto il Castello dei Ventimiglia all’arte contemporanea, ha restaurato chiese e palazzi, si inchina alla straordinaria cappella serpottiana di Sant’Anna ma conduce anche per sentieri e foreste alla ricerca di funghi. Per arrivare a Polizzi Generosa, che passa indenne dall’alta moda (forte è il legame con Domenico Dolce) al fagiolo badda, alle tantissime chiese colme di opere d’arte, al museo unico dedicato all’Abies Nebrodensis; all’araba Vicari – arroccata sotto i resti del maniero fortificato dei Chiaramonte – dove ci sono ancora i laboratori golosi del dolci di mandorla, ma si può visitare la Cuba araba. E ancora, Geraci Siculo con il bellissimo Castello dei Ventimiglia e Cappella Palatina, ma soprattutto i suoi conventi dove il tempo sembra essersi fermato nei chiostri silenziosi: sarà bello parlare con i pastori che partecipano alla Carvaccata di Vistiamara, a luglio. O San Mauro Castelverde, comune sulle Madonie che va dai monti al mare, l’unico con tre chiese monumentali con opere del Gagini e gli ipogei della Badia; e quest’estate la loro inedita zipline sospesa sul vuoto, è stata una delle attrazioni più richieste dai giovani. Eccoci alle Petralie: Soprana è il comune più alto del Palermitano con le sue 33 frazioni, le chiese-gioiello colme di opere d’arte, i crocifissi di frate Umile e gli artigiani che ancora oggi sbozzano sculture a soggetto sacro, i palazzi nobiliari dei Pottino, la cerimonia tradizionale del “matrimonio baronale”; e l’affascinante miniera di salgemma con il suo museo, che da sola vale il viaggio. Poi c’è Sottana che invece apre le porte della centrale idroelettrica di Catarratti, delle cappelle antiche, dei santuari, ma conduce anche per mano sul sentiero degli agrifogli giganti, o alla ricerca degli ultimi scalpellini e liutai. A Caccamo non si può prescindere dal castello, certo, ma il borgo consiglia anche di raggiungere il lago Rosamarina o di assaggiare la salsiccia Pasqualora, ma soprattutto di seguire l’itinerario San Teotista, sui passi del monaco basiliano del IX secolo che passa anche dall’abbazia del borgo di san Nicola de’ Nemori al Monte Eurako. A Lercara Friddi si cammina invece sulle tracce di Frank Sinatra (c’è la casa dei nonni) a cui è dedicato un museo, aperto più in generale dell’emigrazione siciliana all’estero. Ma è anche un paese votato al jazz, a Villa Rose sono conservati reperti archeologici di Colle Madore e delle miniere. Roccapalumba – dove si intrecciano ancora vimini, spighe e canne e si preparano conserve e sughi con il fico d’India – si stringe attorno al Planetario di ultima generazione, segue un itinerario di siti bellici o fa scoprire il Museo sulla civiltà del ferroviere, ma è l’ottocentesco mulino ad acqua Fiaccati che permette un tuffo nella storia. Poi Godrano, ai piedi della Rocca Busambra e ai margini del bosco di Ficuzza: siamo negli antichi feudi di re Ferdinando IV di Borbone che qui aveva la sua riserva di caccia. E sedeva sul “pulpito del re” scavato nella roccia. Ma anche Godranopoli vale il viaggio, arrivateci dopo aver seguito uno degli itinerari nella natura, tra peonie, orchidee selvatiche, ciclamini spontanei. Infine Castronovo di Sicilia, il comune green con le grotte di Capelvenere e i boschi Cumuni e di Santa Caterina, l’itinerario tra fonti e antichi lavatoi, o gli assaggi di pitirri al finocchietto selvatico, ‘mbriulati, tuma persa e pera coscia. Addentrarsi in una natura rigogliosa, antica, incombente: vuol dire che siete arrivati a Baucina, dove non è difficile incrociare rapaci, lepri, conigli, porcospini. Da non perdere le “montagne dalle rosse rocce”, ultime lembi delle Madonie come pizzo Cane, pizzo Trigna, la grotta del Leone, che ospita una sorgente sotterranea. Per sentir raccontare di un certo olio miracoloso capace di curare ogni malattia della pelle, bisogna raggiungere Blufi, anche se sarà difficile abbandonare le distese di tulipani che fanno da biglietto da visita del borgo; se invece volete assaggiare la frutta ormai scomparsa dalle tavole cittadine – giuggiole, azzalore, corbezzoli, nespole d’inverno – inerpicatevi fino a Bompietro, dove due tesori nominati “patrimonio umano vivente” sono la tessitrice Anna Messineo e l’intagliatore Damiano Sabatino. A Montemaggiore Belsito, invece, sembra che l’aria buona faccia vivere più a lungo visto che gli abitanti superano facilmente i cento anni; e qui si respira tralecci, querce, macchia mediterranea, sperando di incontrare, magari, un picchio rosso o uno sparviero. Una delle porte d’accesso alle Alte Madonie è di certo Castellana Sicula, dove vi racconteranno la storia di Gemma, nobile della famiglia spagnola dei Castellana, sposa del duca di Ferrandina, che diede al feudo il nome della consorte. Per seguire invece le tracce di Eleonora d’Aragona, trecentesca signora di terre e castelli, ci si deve dividere tra due borghi arbereshe: Contessa Entellina dove non si deve mancare il monastero di Santa Maria del Bosco di Calatamauro; e Giuliana, dove il fantasma della nobildonna vaga ancora tra le mura del castello federiciano, restando di guardia al suo tesoro. Al Idrisi scrisse che la nobile Collesano, borgo islamico dei più noti, era bella e prospera, e tale è rimasta anche oggi, punteggiata dalle sue innumerevoli botteghe di ceramisti. Per un tramonto mozzafiato c’è solo l’imbarazzo della scelta sulle Madonie, ma a quanto pare quelli di Gratteri sono particolarmente belli. Si dice che in questo borgo sianoconservate quattro spine della corona di Cristo, portare direttamente da Gerusalemme da Ruggero d’Altavilla. E che intorno al Quattrocento, un fortissimo e misterioso vento riuscì ad impedire che fossero rubate. Tramonti da sogno dipinti di rosa anche a Pollina, borgo in cui le case sono un tutt’uno con il paesaggio naturale. Un labirinto di vicoli a quasi 700 metri d’altezza che culmina nella Torre che nel ‘500 fu l’osservatorio di Francesco Maurolico, astronomo e matematico siciliano. La fortezza inaccessibile di Menzil Al-Hamàr oggi si chiama Isnello: stanchi del lotte feudatarie che dilaniavano il borgo sottomesso ai potenti, nel 1788, gli isnellesi ricomprarono le loro terre e si dichiararono liberi dall’autorità baronale. E da Isnello partì, poverissimo, con la sua famiglia, tal Vincenzo Impellitteri: era il 1901, cinquant’anni dopo sarebbe tornato da sindaco di New York. Per Palazzo Adriano non si può non citare Peppuccio Tornatore, visto che il paese trent’anni fa divenne il set di Nuovo Cinema Paradiso. Da allora la piazza del paese è diventata un sito riconoscibilissimo ed è facile incrociare turisti che cercano i luoghi del film. Gli archeologi pensano di aver individuato in Prizzi (Prixis)l’antica città sicana nata dalla fuga degli abitanti da Hyppana sul Monte san Lorenzo, a 1007 metri di altezza: nasceva Prixis, il cuore dell’attuale borgo che conserva ancora il suo impianto medievale. A Hyppana gli scavi hanno portato alla luce tombe, mura e i resti di un teatro, il più alto del mondo greco.
AGRIGENTO, 7 borghi.
Si parte da Sambuca di Sicilia, il borgo dell’emiro, la bella Al Zabut dalla luce dorata, ormai abituata a sentir parlare di sé: le “case a 1 euro” che sono state imitate ovunque, ma hanno attirato visitatori che si muovono tra i vicoli saraceni, o salgono fino al sito archeologico più alto della Sicilia, quel Monte Adranone ancora misterioso. Anche Naro, la fulgentissima, non scherza: protetta dal castello ancora intatto, srotola un particolare barocco tra palazzi nobiliari e conventi. A Burgio bisogna cercare le tracce dell’antica Scirtea, la città sicana raccolta attorno alla fortezza inaccessibile di Acristia; oggi ci si perde tra i sontuosi ceramisti e l’ultima fonderia di Sicilia dove si costruiscono le campane. E non dimenticate il convento dei Cappuccini dove esiste una delle più impressionanti raccolte di mummie. Se nell’antica Bisbona (“due volte buona”), oggi Bivona la devozione è equamente divisa tra Santa Rosalia e la Madonna dell’Olio, bisogna raggiungere Santo Stefano Quisquina per mettersi sotto la protezione di colei che qualche centinaio di anni dopo salvò Palermo dalla peste: per raggiungere l’eremo della Quisquina, è bello perdersi nel fitto bosco che lo avvolge. Gli ultimi due borghi sono diversamente arroccati: per Sant’Angelo Muxaro si pesca nella Storia, prima dell’arrivo dei profughi albanesi, per ritrovare il cuore antico dei Sicani, e la ricca città di Kamikos, raccontata da reperti preziosi oggi al British Museum. Per Caltabellotta l’unico paragone è quello con un presepe: le case paiono arrampicarsi sulla cresta rocciosa del monte Kratas, Ruggero d’Altavilla costruì qui il suo castello sullo sperone più alto, nel 1302 qui si firmò la pace che mise fine alla Guerra del Vespro.
CALTANISSETTA, 4 borghi.
Butera dove si respira ancora la Sicilia araba con la fortezza saracena di Muculufa, il quartiere Consi, le ultime impastatrici della pasta co meli (con il miele): ma non è forse vero che questa era l’antica Omphake, una delle fortezze del mitico re Kokalos? Montedoro paese di stelle e miniere, sulle tracce del Ciaula pirandelliano; con l’Osservatorio astronomico e le solfare dai nomi di sogno, le case-museo e l’unica chiesa per poco più di mille abitanti; Sutera, inserita tra i borghi più belli d’Italia, con le case in gesso che abbracciano la collina e gli “ascichi” (terrazze) arabi del quartiere Rabato: provate ‘u pitirri, la polenta povera dei minatori; e Vallelunga Pratameno, piccolo borgo che sotto i nobili Notarbartolo, divenne importante e ricco: qui bisogna fermare il tempo e camminare lenti, magari scoprendo gli ultimi curdara o le ricamatrici delicate.
ENNA, 2 borghi.
La piccola Sperlinga arroccata intorno al suo castello che da solo vale il viaggio: dalle sale baronali ai magazzini alle carceri, fino alla scala insidiosa che un tempo, complici particolari trabocchetti, permetteva di liberarsi di ospiti indesiderati. Ma poi bisogna perdersi nei vicoli alla ricerca di tessitrici e artigiani; Centuripe, il borgo delle cento rupi con le sue chiese, il museo, gli straordinari vasi barocchi i ceramisti, ma anche i piatti della tradizione contadina come la frascatula di cicerchia che qui è diversa da ogni altro paese.
RAGUSA, 2 borghi.
Proprio sul filo del confine tra le province di Ragusa e Catania, ecco Monterosso Almo, il comune più alto sugli Iblei,dove vanno recuperati gli itinerari francescani e la storia dei Cocuzza, ricchi imprenditori, che nulla avevano da invidiare ai nobili Florio dell’altro lato dell’Isola. Così come questi ultimi andarono per mare, i Cocuzza, invece, preferirono le rotaie. Il loro giocattolo più bello fu infatti la ferrovia secondaria. Di cui restano ancora le case cantoniere. Invece a Chiaramonte Gulfi non si può saltare l’itinerario dei frantoi. Perché da queste parti l’olio extravergine (e la cucina in generale, non dimentichiamo lo storico Majore, dove si sublima il maiale dal 1896) sono una cosa seria e si può anche partecipare a cooking class a tema. Ciaramunti, come lo chiamano, è un “balcone” a 700 metri d’altezza, nata medievale, distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita barocca. Sul monte Arcibessi, una delle poche “neviere” superstiti.
SIRACUSA, 2 borghi.
Raggiungendo la punta estrema dell’isola, si arriva a Portopalo di Capo Passero, proprio dove si incontrano i due mari: borgo marinaro sin dalle sue origini, ospita ancora una grande comunità di pescatori. Ma tra loro si nasconde anche una famiglia, i Romeo, che da quattro generazioni fabbrica “nasse” ricavate dai giunchi. Mestiere antico ma ancora non del tutto scomparso. Anche a Buccheri troverete le “neviere”, anzi è possibile seguire un percorso che ne tocca quattro diverse, a grotta, a cupola e quadrata. Il borgo costruito attorno ala castello normanno, passò ad Alaimo di Lentini, protagonista dei Vespri siciliani, poi nelle nobili mani di diverse famiglie prima di essere distrutto dal terremoto seicentesco e ricostruito poco distante.
CATANIA 3 borghi.
Siamo nel cuore orientale dell’isola, in borghi arrampicati sui costoni, dalle tradizioni antiche, patria di letterati, artigiani, nuovi imprenditori. Dagli affreschi medievali della Grotta dei santi di Licodia Eubea, guardata a vista dai ruderi del castello di Santa Pau (qui provate la Patacò, la minestra di broccoli e cicerchia, o il torrone particolare senza zucchero) si fanno pochi chilometri per raggiungere Militello in Val di Catania, la “piccola capitale” dei potenti Branciforte, tutto un susseguirsi di monasteri, palazzi, chiese, ma vi racconteranno anche la leggenda della nobile marchesa Aldonza uccisa dal marito con il suo presunto amante. Se invece ci si immerge tra Nerello e Carricante, si troverà Piedimonte Etneo, borgo “giovane” rispetto a quelli che nascondono necropoli e argosoli: la sua storia inizia soltanto nel 1650 come parti dei possedimenti dei nobili Gravina Cruylas, baroni di Francofonte e principi di Palagonia. Ma da lì in poi, è diventato uno dei centri più belli.
MESSINA 13 borghi.
Montalbano Elicona, dove sembra possa sbucare da un minuto all’altro un cavaliere medievale, con il castello, le chiese, lo straordinario Parco dell’Argimusco con le sue rocce enigmatiche. Santa Lucia del Mela, l’antica Makarru dei Sicani, immersa nel verde, dove gli escursionisti partono alla ricerca della felce preistorica: da visitare la basilica medievale con opere di Laurana, Marabitti e Novelli, le mummie dei Cappuccini, prima di perdersi tra le decine di chiese e conventi. Il borgo d’arte di Savoca, arroccato sotto i ruderi del castello di Pentefur, è un susseguirsi di cappelle nobiliari e cripte: in quella del convento dei Cappuccini, gli studiosi stanno analizzando le 17 mummie ritrovate. San Marco d’Alunzio è anch’esso arroccato sui Nebrodi e viene raccontato da Cicerone nelle Verrine: dai ruderi del castello di Roberto il Guiscardo si scende tra i vicoli alla ricerca delle chiese medievali e del museo bizantino. Non dimenticate maccheroni al tegamino e “lattupitte”, mentre a Monforte San Giorgio, tra un Riddu intonato dalle donne e un “cardiddu” solitario, si devono mangiare i granchi d’acqua dolce arrostiti della valle dei Niceto. Mirto dove è nato un particolarissimo e unico Museo del Costume, con la collezione Miraudo con lasciti delle grandi sartorie che fornivano abiti e accessori alle nobili signorine di provincia. Ma c’è chi raggiunge Mirto solo per comprare carne e funghi. Sopra la frequentatissima Taormina, si scopre Castelmola, l’antica Mylai, la fortezza naturalecon il suo panorama straordinario: il castello dove si esibiscono i falconieri, le cappelle rupestri, il vino alla mandorla amara, il fantasma di Lady Chatterley. E seguendo il millenario sentiero dei saraceni, si raggiunge proprio Taormina. Roccavaldina ha un nome nobile e si raccoglie attorno al castello: c’è un’antica farmacia del 1628 con la sua straordinaria collezione di oltre 200 maioliche urbinate, albarelli, vasi per pozioni e medicamenti. A pochi chilometri da Frazzanò, si trova l’abbazia basiliana di San Filippo di Fragalà da cui arriva il più antico documento cartaceo in Europa, il diploma in greco e arabo della regina Adelasia, oggi conservato all’Archivio storico a Palermo. Dal minuscolo Condrò bisogna assolutamente passare per perdersi tra albicocchi e ulivi, scoprendo i ruderi dell’antico convento dei Frati Minimi, mentre a Graniti ci si deve immergere tra i murales dai colori squillanti che lo rendono unico, insieme alle case con stipiti di pietra di contrada Roccachiacchiera. Se volete scoprire cosa sia un cubbùro dovete raggiungere il combattivo borgo San Piero Patti – ha una lunga storia di resistenza al potere e qui si parla ancora il dialetto gallo-italico – dove esistono esempi di questi antichi dolmen pastorali; e dove si racconta che nelle caverne di Malopasso siano ancora nascosti i tesori dei briganti. Oltre all’enorme altare di San Calogero, alto più di 10 metri, a San Salvatore Fitalia, “antico principato della Chiesa”, va assolutamente percorso l’itinerario del museo diffuso, dal museo delle tradizioni religiose in un antico convento, attraverso opere contemporanee e murales fino alla Rocca Pietra Giuda, dove ci sono tracce dell’antico insediamento ebraico, prima che il paese fosse conquistato dai Normanni. Da quassù lo sguardo arriva alle Eolie.