Gianluca non sa di essere vittima di una dipendenza e, ancora peggio, non lo sa… o non lo capisce, la sua famiglia.
Gianluca vive una realtà che non è reale, vive una vita dentro un videogioco perché quella è la sua dimensione quotidiana. Ventiquattro ore su ventiquattro attaccato a uno schermo, con un joystick e una sequenza di videogiochi così ben disegnati da sembrare personaggi reali.
E Gianluca li crede reali. Parla, si muove e si comporta come se fosse uno di loro, uno di quei personaggi forti ma violenti. Tende a imitarne i comportamenti. Così in classe, se qualcuno gli dice qualcosa che lui non condivide, aggredisce e tende a prevaricare, anche con le parole. Alza la voce e usa parolacce per offendere e imporsi.
Si illumina solo se gli chiedi di parlarti di uno di quei videogiochi di cui è vittima. Li conosce a meraviglia, ti spiega il meccanismo con grande dovizia di particolari e cerca di trascinarti nel suo mondo. Che non è quello dei suoi coetanei, fatto di scuola, studio, socializzazione con i coetanei, laboratori d’arte e teatro, partite di calcetto. Ma quello dei dispositivi elettronici da cui dipende. Attenzione a questa parola: dipende…
Gianluca vive in una realtà di provincia dell’entroterra siciliano, il suo è un nome di fantasia che abbiamo scelto per proteggere la sua privacy e quella di tutta la famiglia.
Carmela è la sua insegnate di sostegno, perché Gianluca ha un lieve ritardo di apprendimento e un disturbo comportamentale al quale, certamente, non giova questa dipendenza dai videogiochi.
Una dipendenza subdola e mal celata
Ma quello che è veramente grave è che Gianluca è un bambino di appena 8 anni la cui famiglia non si accorge di questo insidioso e pericoloso problema, semmai lo nega attribuendo tutto a “la malattia”, ossia i problemi del bambino.
Ventiquattro ore al giorno calato in un mondo irreale, dove la violenza impera, hanno scatenato nel bambino (che ha una sorella più grande) un isolamento progressivo per cui non ha quasi del tutto contatti con altri suoi coetanei. In classe disturba e rende difficile anche il lavoro della sua docente di sostegno che ha preso a cuore la vicenda di Gianluca.
“È un bambino che ha grandi potenzialità perché è veramente brillante. Se solo si facesse guidare verso l’apprendimento – dice Carmela, la sua insegnante di sostegno, una maestra sulla cinquantina, vecchio stampo ma con grandissime competenze specifiche e una incredibile capacità comunicativa – , potrebbe ottenere grandi risultati. In classe non riesce a interagire con i compagni e quelle volte che lo fa è solo per aggredirli verbalmente, usando le stesse parole dei videogiochi. Spesso è un linguaggio scurrile, oltre che violento, ma per lui è la norma”.
Il videogioco per amico
“Fa parecchie assenze e le volte che viene a scuola spesso si addormenta sul banco – aggiunge la docente – perché mi dice che è rimasto tutta la notte in salotto a giocare con i suoi amici. Chi sono i suoi amici? I personaggi dei videogiochi perché ormai lui riconosce quella come realtà, ha perso completamente il senso del tempo e della realtà”.
La storia di Gianluca è un esempio estremo ma molto più frequente di quanto si possa immaginare. Il numero di casi è in continua crescita, trasversale a tutte le fasce di età e ceto sociale ma, e questo è molto grave, l’età continua pericolosamente ad abbassarsi.
Nel corso del primo dei seminari del ciclo “Gioco o Malattia?”, promosso dall’Associazione Elementi Aps, il dottor Giuseppe Maniaci, Psicologo Specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Neuroscienze e Disturbi del Comportamento, ha detto con chiarezza che tutte le dipendenze, quindi anche quella da videogiochi e dispositivi elettronici in genere, coinvolgono le stesse alterazioni anche neurali. In pratica, ciò che avviene nel cervello è lo stesso devastante effetto della dipendenza da sostanze.
Identifichiamo bene il problema
“Bisogna fare, innanzitutto, un passo avanti verso una classificazione diversa del problema – dice il dr. Maniaci -, perché dobbiamo passare dal modello del vizio a quello della malattia. Se cominciamo a considerarli come affetti da una malattia, potremo cercare di prendere le contromisure e evitare che si arrivi alla patologia. Passando a una fascia di età più adulta, poi, dobbiamo realizzare che chi ha un disturbo da gioco d’azzardo, per esempio, non gioca per divertirsi o per socializzare. Gioca per rispondere a un impulso e trova gratificazione nel gioco stesso. E purtroppo il numero di casi di dipendenza da gioco è sempre in crescita e con questo aumentano tutti i disturbi mentali”.
Aggressività, violenza verbale, isolamento sono solo alcuni dei segnali da non sottovalutare e da affrontare in una costante sinergia scuola-famiglia perché prima si riconosco i sintomi e più velocemente e facilmente si riesce a intervenire. Con i bambini la tempestività dell’intervento è fondamentale.
Il calendario dei seminari
Venerdì prossimo, 11 febbraio, il secondo appuntamento del primo ciclo di seminari, completamente gratuiti, appositamente pensati per docenti e famiglie. DI seguito calendario e modalità di adesione.
Ecco le date del 1° ciclo “Scuola primaria e secondaria 1° grado”:
I venerdì di febbraio: 4 (già svolto)– 11 -18 – 25 dalle ore 15:00-17:00
Le date del 2° ciclo dei 4 seminari “Scuola Secondaria di 2° grado”:
I venerdì di marzo: 4 – 11 – 14 – 18 dalle ore 15:00-17:00
Per partecipare, compilare il Modulo d’iscrizione
https://forms.gle/6tgb96DbogdDaDEQA
Per informazioni rivolgersi al numero 3 2 9 6 5 0 9 9 4 1
oppure per email info@teatrodelfuoco.com