Itinerari alternativi a Palermo, tra graffiti, muri e “segnali” da grotte preistoriche
di Giovanna Calabretta
Nella nostra vecchia Palermo, che si nutre del suo nuovo percorso Unesco arabo-normanno, c’è chi ha intravisto la possibilità di “percorsi” alternativi a quelli conosciuti e già battuti dal turismo ortodosso. Nei giorni scorsi si è svolta la ventesima edizione dello Street Art Tour promosso dall’iniziativa privata del gruppo Alternative Tours di Palermo: passeggiate (inglesizzate in walking tour) che dal 2015, vengono proposte a chi desidera affacciarsi su una realtà palermitana alternativa e poco nota.
Tema del tour sono i graffiti urbani, una forma d’arte dell’effimero che dagli anni ’70 del novecento è ormai una realtà presente in numerose metropoli occidentali. Nata come forma di protesta sociale come hanno dimostrato i clamorosi casi del newyorkese Basquiat o dell’inglese Banksy, possono essere considerate odierne espressioni artistiche vere e proprie. Writing, graffiti, stencil o poster fanno parte, al di là del giudizio di valore, della nostra “estetica urbana”; anche se in Italia chi deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punibile secondo il codice penale, qualcosa sembra mutare dopo la sentenza della Corte di Cassazione che, nell’aprile 2016, ha stabilito che non vi è reato se l’artista agisce “con l’intento di abbellire la facciata, realizzando un’opera di oggettivo valore artistico”. E tralasciando di entrare nel merito del valore artistico, che interessa la singola opera e non il genere a cui appartiene, a Palermo questa forma di espressione ha trovato terreno fertile nelle tante aree “trascurate”, alle spalle delle nuove pedonalizzazioni e dei monumenti-cartolina.
Quasi sconosciuti sono il progetto di urban art “St.Art” o il “Borgo Vecchio Factory” e il motivo è da ricercarsi nel fatto che questi movimenti urbani non toccano i grandi assi noti e trafficati e non interessano il salotto buono di Palermo, ma al pari di altre realtà urbane periferiche, diventano monumenti collettivi del antidegrado a tema. Il parcheggio dell’Ibis Hotel è un caso di vera “decorazione pianificata” nel senso che i writer armati di bomboletta spray sono stati invitati a rendere meno grigi i prospetti ciechi degli edifici che si affacciano sull’area adibita a parcheggio dell’hotel. Corn79 e Mr Fijodor da Torino, Hunto da Londra, Dms dal Brasile, Rosk da Caltanissetta, Mister Thoms e Sed 1 da Roma e Firenze sono i “tag”( le firme) dei sette artisti, autori delle cinque opere realizzate tra febbraio e marzo del 2014 sui muri di cinta. Il tema su cui sono stati chiamati ad esprimersi è quello della generica denuncia sociale contro ignoti: è stato chiesto loro di rappresentare “forme di sopraffazione provenienti dall’illegalità”, una specie di “Trionfo della morte” in cui la peste è un polipo gigante che si impone tra vittime di mafia e dittatori koreani. Il murales nasce come manifesto di protesta, come grido spruzzato sui muri ciechi della metropoli, anche quando il graffito diventa un’opera su commissione. Altro contesto, e altra storia è il Borgo Vecchio Factory, che interessa il quartiere proprio alle spalle del Politeama e di via Libertà. Street Art Factory ha coinvolto l’artista comasco Ema Jons che autofinanziandosi, ha tenuto laboratori di street art per i bambini e i ragazzi del quartiere; come riporta il sito web si tratta di un “progetto di promozione sociale rivolto a contesti considerati sensibili e marginali: un format basato sulla street art, per arginare dinamiche di emarginazione sociale e rigenerare le aree urbane interessate”, identificato dallo slogan che “l’arte pubblica avvicina le sensibilità degli abitanti a riconsiderare il luogo in cui vivono”. E così i ruderi e i muri screpolati diventano superfici utili a comunicare il disagio di un quartiere, per dare voce a chi non pensava di avere qualcosa da dire.
Altre porzioni di città sono teatro di progetti collettivi e iniziative private di arte urbana, alcuni discutibili, sempre mutevoli, che si sovrascrivono e si aggiornano di continuo, e che Alternative Tours rintraccia e include nei propri percorsi. Il graffitismo proprio a Palermo ha un suo precedente storico e unico nei graffiti preistorici rinvenuti sulle pareti delle grotte dell’ Addaura, sulle pendici di Monte Pellegrino. Ed è di questi giorni la notizia che la Regione siciliana si è ricordata di avere nel proprio territorio uno dei siti archeologici rupestri più antichi e interessanti al pari di Altamira e Lascaux, che è però interdetto alla fruizione e soggetto a possibile distruzione per rischio crollo. Speriamo che presto si possa parlare di un percorso alternativo, inclusivo del nostro patrimonio storico dimenticato.
Foto di Giovanna Calabretta