L’altra metà del mondo è femminile. Soltanto nel capoluogo siciliano vivono quasi 13 mila donne con cittadinanza straniera, provenienti da 115 diverse destinazioni diverse. Ma come vive quest’altra metà di essere umani?
di Luca Licata
Nel variegato e colorato mosaico interculturale presente ormai da decenni nella nostra Isola, le donne rappresentano una presenza numericamente molto forte. Soltanto nel capoluogo siciliano vivono quasi 13 mila donne con cittadinanza straniera, provenienti da 115 diverse destinazioni diverse.
Le donne, con la loro presenza massiccia rappresentano quasi i due terzi del totale degli immigrati presenti in Sicilia. Nell’arco di un paio di anni, sono passate dal 43 a più del 49 per cento. Possiamo affermare con certezza che le donne sono cresciute di più rispetto agli uomini.
Il maggior numero di donne straniere ha origini rumene e rappresentano il 17 per cento del totale delle donne straniere. Alle rumene seguono le cittadine provenienti dallo Sri Lanka con una rappresentanza pari al 14 per cento. Poi, abbiamo il Bangladesh, con il 12 per cento, Ghana e Filippine, che si attestano intorno al 14 per cento, nonché le Mauritiane con il 5 per cento. A queste seguono le tunisine, le cinesi e le marocchine che si aggirano, più o meno, intorno al 4 per cento delle presenza femminile straniera.
Come in tutte le realtà del mondo, sono le donne che oggi garantiscono il maggior carico del lavoro di cura nella famiglia, in un territorio cronicamente deficitario nelle politiche sociali riguardo ai minori e agli anziani. Il ruolo lavorativo che rivestono, infatti, si muove in quell’ambito.
Il rapporto già abbastanza complesso tra la realtà delle migrazioni e la retorica dell’integrazione assume caratteri più ostili quando si parla di donne. Infatti, le migrazioni femminili portano con sé una serie di caratteristiche particolari che contraddistinguono ogni fase del percorso migratorio. Inoltre, i meccanismi di discriminazione che colpiscono tutti i migranti provenienti dai paesi più poveri vengono acuiti da precisi fattori di genere.
Purtroppo, però, le donne immigrate rappresentano una realtà forte e incisiva nell’impiego della tratta che, negli ultimi anni, ha aumentato esponenzialmente il numero di persone schiavizzate, violentate, comprate, vendute, trasformate in merce.
Le donne, tra queste molte minori, sono i soggetti più vulnerabili. Secondo dati riportati dall’Oim, Organizzazione internazionale immigrati, in tutta Europa, l’85 per cento delle persone è vittima della tratta. Ebbene, il 68 per cento è composto da donne e il 12 per cento da bambine e adolescenti. Sempre secondo dati dell’Organizzazione, negli ultimi anni si è registrato un forte incremento del fenomeno, soprattutto nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione che vede particolarmente coinvolte le nigeriane, fatte arrivare in Italia con il preciso scopo di renderle oggetto di sfruttamento sessuale. Non solo sfruttate e maltrattate, anche sotto il profilo sanitario, le donne straniere sono i soggetti più fragili. Basti pensare che complessivamente le donne aiutate dagli enti caritativi sono 12.745, pari a poco più del 48,4 per cento del totale degli utenti. Le donne straniere tendono ad essere più giovani, e una su quattro è minorenne. In particolare, nel capoluogo siciliano, le donne aiutate dagli enti caritativi sono 5.800 circa, pari al 43,7 per cento del totale degli utenti. In generale si tratta di donne più giovani: è minorenne una su quattro tra le italiane e quasi una su tre tra le straniere.
Ma il ruolo delle donne è essenziale, soprattutto, per offrire un punto di vista fondamentale alla comprensione delle dinamiche comunitarie. Le loro pratiche interculturale si riproduce direttamente nel mercato del lavoro, della scuola, della famiglia e della società intera.
Le donne rappresentano quella metà del mondo che porta avanti idee, progetti, obiettivi.
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