Il giovane attore, reduce dal recente successo televisivo “I fantasmi di Portopalo” di Alessandro Angeli, confessa la sua passione per il teatro che ha frequentato poco rispetto al cinema e alle fiction TV
di Pippo La Barba
Maurizio Prollo è entrato nel mondo del cinema giovanissimo, a sedici anni nel 1989 quando è stato scelto assieme ad altri ragazzi da Marco Risi per il film Mery per sempre. Ha interpretato il personaggio di Claudio, il “buono” di un gruppo di ex detenuti sbandati che stentano a reinserirsi nell’alveo della legalità. L’anno successivo ha interpretato lo stesso personaggio nel secondo film di Risi Ragazzi fuori. Tra le successive interpretazioni cinematografiche Vite perdute di Castellani, Anni 90 1^ e 2^ parte di Enrico Oldoini, Mario e il mago di Klaus Maria Brandauer, I baci mai dati di Roberta Torre e ultimamente L’ora legale di Ficarra e Picone. Attualmente sta lavorando al film TV di Rocco Cesareo su Emanuela Loi, che uscirà a giugno. Per la televisione ha partecipato a diverse fiction: Uomo di rispetto di Damiani, il Commissario Montalbano, Squadra Antimafia 3. La sua esperienza teatrale è legata alla scuola di Mario Pupella dove si è formato. Ha avuto ruoli in diverse piece : Io e Alessandro (protagonista), La patente (giudice), Cecè e L’Uomo dal fiore in bocca di Pirandello, Splendida fiamma di Victor, Processo a Gesù di Diego Fabbri (nel ruolo di Pietro), L’utima vuci di Giovanna Bonanno, La sgualdrina timorata di Sartre.
Parlami de tuo ultimo film TV I fantasmi di Portopalo
Un’esperienza straordinaria accanto a un mostro sacro della fiction come Beppe Fiorello. Mi ha voluto come il pescatore suo braccio destro. Mentre giravamo il film abbiamo visto in “diretta” uno sbarco di migranti e questo ci ha motivati ulteriormente nel nostro lavoro.
Tu hai fatto molto cinema, un po’ di televisione e poco teatro. Che attore ti consideri?
Sono nato con il cinema perché nel lontano 1989 mi si è presentata questa opportunità grazie a Marco Risi che mi ha scelto per Mery per sempre, diventato poi un film cult per una generazione. Ma è il teatro la mia vera passione.
Cosa ti ha spinto verso il teatro?
Debbo dire grazie alla scuola di Mario Pupella, che mi ha insegnato la tecnica teatrale, la dizione, il modo di stare in scena.
Cosa da il teatro in più rispetto al cinema?
L’emozione, il contatto diretto con il pubblico. Devi seguire rigidamente il copione, ma puoi arricchirlo, e questo ti consente di animare il personaggio, di calarti in una persona che è diversa da te.
Perché non hai continuato con il teatro?
Sono sincero: il teatro è povero, non ti da un’autonomia economica, anche se è ricco di altre cose, stimoli e motivazioni a fare sempre meglio.
Tu sei ancora considerato nell’immaginario collettivo come Claudio, il ragazzo deviato di Mery per sempre e di Ragazzi fuori. Questo ti pesa?
Si, è vero. Sono ancora prigioniero di questo personaggio. Ma ho fatto e continuo a fare un percorso artistico per diventare da personaggio attore.