Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Il panorama di Palermo visto dai salottini in pietra del Monte Pellegrino

Nel 1896 Giuseppe Damiani Almeyda, progettò la "La Panoramica" che dalle Falde del Monte Pellegrino porta al santuario di santa Rosalia...

di Redazione

Era il 1896 quando Giuseppe Damiani Almeyda, lo stesso artefice del teatro Politeama Garibaldi, progettò  la “La Panoramica” che dalle Falde del Monte Pellegrino porta al santuario di Santa Rosalia

 

di  Salvo Sbacchis

La strada “Nuova” fu costruita in stile Belle Epoque palermitana, fu intitolata a Pietro Bonanno e inaugurata nel 1924. Ebbene, a ridosso di alcuni dei tornanti che si affacciano su Palermo qualcuno vi collocò dei salottini fatti in pietra. Salottini insoliti, visto che per pareti hanno i ripidi costoloni rocciosi della montagna sacra e per balconata su Palermo arborei pini ed eucalipti, fioriti ficodindia tra la macchia mediterranea.  Salottini dai quali, nelle calde serate di luglio, i palermitani amano andare a godersi dall’alto i giochi di fuoco del festino di Santa Rosalia sparati alla Marina, rinfrescati  dal venticello di levante, sorseggiando vino e succhiando babbaluci al chiaro di luna.
Di questi salottini, che sembrano venire da altri tempi, alcuni si presentano interi, altri rovesciati per terra e sparsi fino a pochi metri dal Santuario. Censiti e catalogati ne sono stati contati 69 pezzi, ma non è escluso, che un giorno, scavando nel piazzale antistante il Santuario di S. Rosalia se ne possano trovare altri. La disposizione è quasi sempre la stessa: un divano  ricavato da una porzione più lunga dì colonna scavata a “L”; un capitello a centro per tavolino; due o tre sedili circolari ricavati da pezzi corti di colonna.sedile sul Mezzarancio
Da alcune ricerche sembrerebbe che i pezzi provengano dal colonnato di un certo Palazzo Monteleone, un palazzo prima situato tra piazza San Domenico e Via Cavour, andato distrutto durante i lavori per la costruzione di via Roma. Da lì, qualcuno pensa, furono poi portati sul Monte Pellegrino. Ma in realtà nessuno ancora conosce nè l’artefice nè quando i misteriosi salottini in pietra furono portati sul Monte, se prima, durante, o dopo la costruzione della strada intitolata al Pietro Bonanno.

Per anni, posti di sosta e di ristoro per chi in carrozza o in auto sale sul Monte, oggi sono snobbati, divelti, riversi nella polvere, ammassati l’uno sull’altro, disseminati e in abbandono, assieme a tante altre cose sparse della  Riserva del Monte Pellegrino. L’unico gruppo di questi salottini che ancora resiste è quello del “Mezzarancio”, lo spiazzo da dove la folla assiepata  seguiva i beniamini degli anni d’oro della cronoscalata sul Monte Pellegrino dei Florio e di Vaccarella. Per poterseli “gustare”, l’ideale sarebbe di raggiungerli, salendo per i tornanti in bici, o ancora meglio a piedi.  Il panorama che poi si ammirerà standosene seduti su questi salottini, ripagherà della fatica della salita.
Un modo, per eccellenza, per vedere Palermo dal promontorio da cui il Goethe scrisse «È in Sicilia che si trova la chiave di tutto … La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra … chi li ha visti una sola volta, li possiederà per tutta la vita».
Ogni salottino ha una vista diversa sulla Conca d’Oro. Da qualcuno orientato verso Bagheria si vede Mongerbino, da altri la piana di Ciaculli e Baida, e da altri ancora, il castello Utveggio e  Monte Cuccio. Il periodo ideale per salire sul Monte in bici, ma sarebbe meglio a piedi, è quello del mese di luglio: il mese dei ficodindia; nel  mese caldo, quando il sole fa brillare la macchia mediterranea, tra i pini carichi di cicale, e  i variopinti ficodindia. Colazione a sacco. Anche perchè lungo la strada non ci sono posti di ristoro.
Tre cose però si possono ancora garantire a chi affronta l’ “acchianata”: una sosta alle Falde per dissetarsi all’antico abbeveratoio degli antichi pellegrini, che a chi sale per l’ “Ercta” augura ancora il suo «AMICI NEBRODES SITIENTI ERCTA LEVAMENT»; i ficodindia selvaggi che chiunque può cogliere per editto dei Normanni; e, a chi si spinge fin su, fino alla spianata del Santuario di santa Rosalia, il tradizionale panino con le panelle di farina di ceci e con crocchè di patate al prezzemolo.

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