Una lucida e rigorosa disamina de ‘Il contesto’, l’opera di Leonardo Sciascia del ‘71, condotta dallo scrittore Carmelo Sciascia, che si spinge sino ad individuare più di una inquietante analogia con la realtà odierna. Una riflessione/conversazione sulla democrazia, la giustizia giusta, la legalità, la corruzione e il problema della rappresentanza politica
di Lillo Alaimo Di Loro*
‘Il Contesto’ è l’opera di Leonardo Sciascia, dove la confusione tra sinistra e destra, tra governo e opposizione, è totale. Si descrive il potere. Un potere che organicamente usa qualsiasi opposizione, e spesso la crea in modo fittizio e strumentale, per restare arroccato alle proprie rendite di posizione nel tentativo di perpetuare all’infinito i propri privilegi.
Il Contesto (romanzo) è ambientato in un Paese immaginario che rimanda in modo evidente all’Italia.
La storia inizia con l’uccisione di un procuratore e continua con il susseguirsi di una lunga serie di delitti. L’ispettore Rogas, incaricato dell’indagine, segue la questione con particolare impegno e inconsueto interesse intellettuale. Si rende conto che si sta architettando una sorta di complotto, col quale chi detiene il potere cerca di consolidare la propria supremazia; è un gioco di cui fanno parte i partiti di governo e d’opposizione, i rappresentanti delle istituzioni e del potere economico ed il sedicente partito rivoluzionario internazionale, di cui Sciascia ci lascia solo intravedere i contorni.
L’epilogo della storia è il più tragico possibile. Rimangono uccisi l’ispettore Rogas e il presidente del “partito rivoluzionario internazionale”. Sarà il vice presidente di quest’ultimo (il potere si auto-conserva aldilà di tutto e tutti) a dipanare il gomitolo della matassa e rivelare a Cusan, buon amico dell’Ispettore Rogas e persona informata dei fatti, che il movente di cui lo stesso Rogas è stato vittima è la ragion di stato, e questa volta coincide con la ragion di partito.
Dal romanzo ‘ Il Contesto ’:
- La region di stato, signor Cusan: c’è ancora, come ai tempi di Richelieu. E in questo caso è coincisa, diciamo, con la ragion di Partito ..
E ancora …
- Siamo realisti, signor Cusan. Non potevamo correre il rischio che scoppiasse una rivoluzione -. E aggiunse – Non in questo momento.
- Capisco – disse Cusan. – non in questo momento.
Queste parole hanno dato il via a una riflessione/conversazione sulla democrazia, la giustizia giusta, la legalità, la corruzione e il problema della rappresentanza politica. Tutti temi di grande attualità.
Inoltre, ci offre l’opportunità di aprire una grande discussione sul tema della democrazia. Valutare quanto e come il tempo trascorso dal “71 (anno della prima pubblicazione del romanzo) ad oggi, abbia prodotto dei progressi significativi, risolvendo almeno in parte le inquietudini descritte dal romanzo per edificare una società migliore, civile e governata con dignità e impegno in ossequio ai desideri del popolo. O in alternativa prendere atto che gli oltre quattro lustri trascorsi sono passati invano, addirittura consolidando le trame di potere intraviste nel romanzo in un contesto dai confini geografici allargati (europei e globali) e reso ben più efficiente nella capacità del controllo della libertà dei popoli e delle economie attraverso la nascita di strutture come il FMI, la BCE, il TTIP, il WTO eccetera.
In un contesto in cui parallelamente all’aumentare dei poteri forti, viene limitata via via l’autonomia nazionale e con essa la possibilità di autodeterminazione dei popoli. Ed allora si rende evidente il bisogno di parlare di democrazia. Oggi, più che negli anni ‘70, la interconnessione globale tra i destini degli uomini, la volontà dei loro governi e gli indirizzi sovranazionali che li guidano è ben più evidente, ma soprattutto è più evidente la sofferenza dei popoli che ne deriva, unico vero prodotto tangibile della globalizzazione. Mentre la più importante delle similitudini rimane la necessità di ricercare sempre, anche con appiglio dissacratorio, la verità.
A questa lunga serie di interrogativi ha tentato di dare una prima risposta lo scrittore Carmelo Sciascia, che ha sviluppato una lucida e rigorosa disamina dei fatti storico politico e letterario del periodo della storia italiana di cui il contesto è figlio, sino ad individuare più di una inquietante analogia con la realtà odierna.
“Capisco – dice lo scrittore – che attraverso una qualsiasi filosofia della storia riusciamo a trovare giustificazioni teoriche alla cronaca odierna, dalla teoria delle catastrofe di Arnold Joseph Toymbee, alla teoria dei corsi e ricorsi storici di Gian Battista Vico, oppure facendo riferimento all’eterno ritorno dell’eguale di Nietzsche: mi viene comunque difficile capire come siano stati buttati via più di 40 anni di storia per ritornare, come in un maldestro giuoco del caso, al tempo del “Contesto”; anzi, di esserci sempre stati. La DC muore nel 1994 per implosione, con la fine della prima Repubblica. Magnifica la descrizione della DC in “Todo Modo” (altra opera di Sciascia più tarda di un paio d’anni dal Contesto, precisamente del 1974). Lo stesso Partito democristiano finito nel ’94 – continua lo scrittore – attraverso un mirabile giuoco di specchi e di rimandi, di fusioni e di separazioni, di apparenti divisioni, destroidi e sinistre (termine che rende bene il concetto). Rinasce. La DC rinasce, sotto mentite spoglie, perché l’Italia è prevalentemente clericale e conservatrice, incapace di qualsiasi cambiamento radicale. L’Italia della prima o della seconda Repubblica rimane la Repubblica de Il Contesto”.
Leonardo Sciascia l’aveva tenuto fermo due anni quel libro, aveva persino paura a pubblicarlo. E le reazioni virulente degli articoli scagliati al suo indirizzo l’hanno confermato. Sono stati più di venti gli articoli solo de L’unità e Rinascita (il nostro ex Presidente Napolitano sicuramente ricorderà anche chi li aveva firmati, quegli articoli). Descrivere l’Italia come luogo di omicidi eccellenti in nome di una ragione di Stato dove ci sono tutti, ma proprio tutti, opposizione compresa, è il tema preponderante del libro.
Il potere non sta in Parlamento diceva Sciascia ma chi decide sta fuori, si colloca oltre, al di là ed al di fuori del Parlamento stesso. Cioè le decisioni, le scelte vengono fatte al di fuori dei partiti, e non sono scelte apolitiche ma politiche elevate all’ennesima potenza, fatte da uomini fuori dai partiti (tecnici) che stanno oltre qualsiasi schieramento, e forse proprio per questo dentro tutte le forze politiche, ne costituiscono l’humus. Come lievito, come farina, come sale, comunque come forze inalienabili e vitali alla vita dello Stato, di questo Stato, che tutto comprende (nelle tasse e nei tagli) e tutto esclude (nelle scelte e nelle decisioni).
*Associazione Culturale Humus
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Oggi più che mai queste considerazioni sono di una attualità disarmante. Sembra un articolo scritto nel nuovo anno 2024 e non nel 2017. In questi ultimi tempi si stanno palesando apertamente le dinamiche descritte dallo scrittore Leonardo Sciascia. Meeting segreti e meno segreti (vedi quelli della lussuosa e rinomata città di Davos) di magnati della finanza, della tecnologia o semplicemente delle “persone che contano” si tengono “per il bene dell’umanità”. A porte chiuse, però, perché poi queste scelte potrebbero non andare incontro alle reali esigenze dei popoli, ma semmai accontentare i piani umanitari e altruistici di famosi filantropi del momento che in nome della sicurezza e del bene comune sarebbero disposti a tutto. Il popolo non capisce che questi personaggi sono buoni e agiscono per il bene dell’umanità: operano in segreto per migliorare le condizioni di vita delle persone, per preservarli dalle pandemie, per proteggere la terra da un inquinamento sempre più devastante che rischierebbe di rovinare la vita delle persone stesse; ovviamente non agiscono per i loro interessi, per garantirsi introiti inimmaginabili, sicuri e per il potere. La storia ci insegna che da sempre l’umanità è stata guidata da persone ricche e potenti che hanno sempre agito per il bene del popolo. Pensiamo, per esempio, all’ultima pandemia, senza l’imposizione dall’alto dell’OMS , sicuramente non si sarebbero vaccinate così tante persone, poco importa che i vaccini non fossero stati sottoposti a tutti i test di sicurezza necessari, in realtà l’OMs ha agito per il bene dei cittadini. Così come adesso la scelta dell’Europa di vietare ai contadini dell’Emilia Romagna e della Puglia di coltivare i propri campi, ha uno scopo benefico, così come i miliardi concessi con il PNRR sono tutti segnali importanti di aiuto economico e finanziario, non sono scelte imposte e calate dall’alto per schiacciare e rendere fragile l’economia italiana e soprattutto legarla ad un debito sempre più alto. Un tempo, nell’antichità, gli schiavi erano prigionieri di guerra o debitori che non avevano saldato i loro debiti, oggi, con la democrazia, fortunatamente la schiavitù non esiste più, e quindi il debito non viene più utilizzato per rendere schiavo un popolo o una Nazione, ma i potenti e ricchi uomini della terra agiscono per promuovere una distribuzione equa delle risorse sulla terra, per questo spingono a far cessare la produzione agricola e gli allevamenti di bestiami troppo inquinanti. Con la carne sintetica e i grilli si produrranno grandi quantità di cibo a basso costo e tutti potranno avere il cibo in abbondanza. Sono proprio buoni questi magnati della finanza, i cosiddetti Soros, Rock Feller, Bill Gates ecc, le case regnanti, tutti pensano al nostro bene, supportati dai politici del momento, non importa se di destra, di sinistra, del centro, verdi, gialli o rossi, tutti sono alleati per promuovere il bene dei cittadini. Mi vengono in mente le parole dei giudici Falcone e Borsellino: per combattere la mafia e contrastarne il potere, bisogna seguire la traccia dei soldi. Chissà se questa lezione di vita è ancora valida. Io non credo, perché al potere ci sono i filantropi che si affannano per il nostro bene, per il bene dei popoli, siamo in una botte di ferro, una botte con le sbarre però.