Elezioni amministrative a Palermo. Almeno all’inizio, Orlando cercherà di riproporre, come ormai sua consuetudine, una giunta ‘non politica’, ma formata da suoi fedeli collaboratori. Comunque, abbiamo visto alle urne tante liste civiche, ma poca cittadinanza
di Mario Guglielmino*
Leoluca Orlando ha vinto. Ha vinto nettamente e senza ombra di dubbio. Con il suo progetto è riuscito a catalizzare e unire le giuste forze per ottenere l’alchimia della coalizione vincente, confermandosi ancora una volta gran maitre della politica. Ma fu vera gloria? A livello personale ha riconfermato doti innate di attivazione del consenso, magari un po’ annacquate dal peso degli anni, ancora suscitando i sospiri ammirati di una discreta parte del popolo palermitano. Il suo motto ‘facciamo squadra’ è stato davvero un indice profetico di ciò che il campo ha sancito: la superiorità numerica di una compagine diversificata, che unisce molteplici anime sotto simboli e storie di partito più o meno ben dissimulate.
Tuttavia, nel progetto di squadra, possiamo ravvisare anche i caratteri della possibile futura debolezza. E’ cambiata la legge elettorale, e il sindaco dovrà contare, in consiglio, su una maggioranza non ‘monocolore’ né monolitica, come quella che il Mov 139 seppe esprimere alcuni anni fa in sostegno. Qualcuno, infatti, definì non a caso quella come una ‘maggioranza bulgara’. Anche se poi fu parzialmente sgretolata da alcune defezioni. Nel corso della scorsa consiliatura ciò si è tradotto in una sorta di patto di non belligeranza tra i consiglieri filo orlandiani e l’opposizione, rappresentata dal centro destra, determinando un fluire quasi piatto della vita del consiglio.
Le cronache e i documenti non hanno riportato infatti nessun particolare scontro importante che abbia messo davvero in crisi la leadership e gli equilibri della maggioranza. Il vero nodo semmai è stato lo scollamento tra giunta e consiglio, quasi mai trovati sulla stessa lunghezza d’onda, ma più per questioni di invidie interne e politiche, non sostanziali.
Le più grosse critiche all’operato del sindaco sono arrivate, nel corso della precedente sindacatura, da parte della cittadinanza attiva, cui piuttosto raramente hanno dato sostegno alcune isolate voci di consiglieri.
Questa esperienza si apre adesso sotto auspici certamente diversi. Almeno all’inizio, Orlando cercherà di riproporre, come ormai sua consuetudine, una giunta ‘non politica’, ma formata da suoi fedeli collaboratori. Stavolta, però, un consiglio comunale variegato potrebbe assumere un comportamento più spiccatamente oppositivo, e potrebbe sorgere la necessità di una trattativa serrata e di un compromesso, al fine per ottenere il riconoscimento della forza relativa di alcuni partiti da cui provengono i consiglieri della squadra della coalizione vincente.
In tutto questo, le figure di Ferrandelli, come riferimento dell’opposizione di centro destra, e di Forello e dell’agguerrita flottiglia dei 5 stelle, neo eletti in assoluto in consiglio, ravviveranno certamente le cronache e le vicende politiche palermitane. Era ora. L’auspicio di tutti i palermitani è che questo confronto, che sarà, crediamo, abbastanza vivace, possa portare nuove idee e nuova linfa necessaria alla crescita della città.
E’ stato, del resto, forse molto più importante il dato dell’affermazione filo orlandiana in tutte e otto le circoscrizioni, segno che la figura di un presidente di circoscrizione vicino all’area di governo può rappresentare una risorsa vicina al cittadino, diretta ed efficace per la soluzione dei problemi del territorio, pur nella pochezza delle risorse e degli strumenti a disposizione. E’ su questo che ancora una volta dovrà misurarsi la sfida orlandiana: la perenne promessa e la mancata attuazione del decentramento.
Una delusione invece viene dalla mancata risposta della metà dei palermitani, molti hanno preferito la giornata piena al mare. Il dato dell’astensione – o forse meglio dire del disinteresse ? – di quasi il 50 per cento dell’elettorato è in effetti devastante. Le tante liste civiche e le tante candidature civiche non hanno affatto sortito un aumento o uno stimolo alla partecipazione. E probabilmente la stessa frammentazione delle preferenze verso tanti cittadini volenterosi ha giocato a favore di taluni candidati che sono, invece, per il loro ruolo anche partitico o nel mondo sindacale, tradizionali forti collettori del consenso, lasciando a bocca asciutta il civismo lontano dai partiti e dalle strutture di potere.
Oltre alle candidature civiche, il Movimento 5 stelle non ha saputo approfittare fino in fondo dello scontento della base dei cittadini e della grave disaffezione alla politica, raggiungendo comunque un ottimo traguardo con l’elezione di 5 consiglieri comunali, e alcuni altri nelle circoscrizioni.
Comincia quindi per Palermo un tempo diverso, in cui verosimilmente assisteremo a numerose schermaglie per raggiungere alcuni equilibri politici, che impegneranno non poco le notti del Professore Orlando. E, soprattutto, in vista delle prossime elezioni regionali, c’è da domandarsi se questa bonaccia di letargica astensione e disinteresse del 50 per cento dei palermitani continuerà a insistere sulla Conca D’oro, oppure se questa sarà destinata a trasformarsi in una premessa di tzu-nami, un’onda di ritorno imprevedibile verso la politica regionale. Con i riflettori puntati da tutta l’Italia sulla Sicilia e Palermo come laboratorio politico.
*Voci attive