Il 23 settembre, durante le manifestazioni per il XXIV Anniversario del Martirio del Beato Giuseppe Puglisi, è stato presentato al grande pubblico Gian Burrasca, rivisitazione teatrale di un romanzo senza tempo: Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba dei primi anni del Novecento
di Liliana Serio
Lo spettacolo giovane e frizzante, per la regia di Rinaldo Clementi, prodotto dal Teatro Nuovo – Associazione Culturale e Teatrale di Silvana Di Salvo, ancora una volta ripropone l’importante, quanto discusso, rapporto tra adulti e ragazzi, tanto cari questi ultimi al Beato Pino Puglisi.
Chi è Gian Burrasca?
La storia è quella che tutti conosciamo, raccontata sotto forma di diario dal giovane Giannino Stoppani, soprannominato per il suo vivace temperamento “Gian Burrasca”, unico figlio maschio di un’agiata famiglia fiorentina.
Nel suo diario Giannino annota tutto ciò che gli viene in mente, pensieri legati alla sua famiglia e soprattutto le sue avventure (a cui seguono puntualmente esemplari punizioni), in un susseguirsi di eventi che alla fine, ritraendolo sempre come un inarrestabile combina guai, al di là del suo desiderio di aiutare gli altri, lo portano ad essere rinchiuso nel collegio Pierpaolo Pierpaoli, gestito dagli avidi coniugi Stanislao.
Qui Giannino trova dei veri amici, tutti appartenenti alla società segreta “Uno per Tutti e Tutti per Uno”, con i quali condivide esperienze e riflessioni sugli adulti, strane creature che non riescono a comprendere il mondo dei ragazzi, il loro modo di vedere e percepire ciò che accade loro intorno, che vivono al contrario di apparenze, opportunità e avida ricerca di denaro.
Quando, per fortuite circostanze, Giannino scopre che la minestra di magro del venerdì è il frutto della rigovernatura dei piatti di tutta la settimana, decide di smascherare i coniugi. Solo grazie ad una seduta spiritica, alla quale segue la solenne bastonatura dei coniugi stessi, Gian Burrasca riesce finalmente a farsi giustizia per i torti subiti.
Giustizia è fatta e la verità è venuta a galla, ma ancora una volta Giannino paga per la sua ennesima “marachella”. Come? Tornando a casa dalla sua famiglia!
Gian Burrasca: il romanzo di ieri, lo spettacolo di oggi
In un’ambientazione perfetta, quella del Giardino delle Palme – Educandato Statale Maria Adelaide, lo spettacolo teatrale Gian Burrasca è il riuscito esito di un’ottima combinazione tra scenografia, scelta perfetta di costumi, dal sapore volutamente contemporaneo, e di un brillante cast di attori che sul palcoscenico ha dato tutto ciò che poteva al suo pubblico, donandogli una performance irriverente, dissacrante, fuori dai consueti schemi, in una parola: unica!
Tra un selfie e una posa, tra il coinvolgente e incalzante Rap di Giannino e le posate in plastica che vestono gli attori in scena, nutrendo questa tragi-commedia che si destreggia tra una piena risata e un’amara riflessione, la storia che si svolge davanti ai nostri occhi, che in parte ognuno di noi ha vissuto e vive tutt’oggi, non è altro che il resoconto beffardo di un fallimento, quello umano, la rappresentazione di quel sacro che non c’è più e di quel profano, fatto di vizi e sotterfugi, che regna incontrastato.
Due chiacchiere con Rinaldo Clementi, regista dello spettacolo Gian Burrasca
Come nasce lo spettacolo teatrale Gian Burrasca?
L’idea dello spettacolo nasce dalla volontà della signora Silvana Di Salvo del Teatro Nuovo, che ha creduto nel senso e nella possibile riuscita di un testo come quello di Vamba… per quanto rivisitato da me. E devo dire che la cronaca le dà ragione: le scuole stanno rispondendo bene. Ah, preciso che sono informate che al posto della Pappa col pomodoro c’è il Rap di Marsilio Muscato.
Gian Burrasca è un classico senza tempo che affronta l’importante questione del rapporto ragazzi/adulti, quali secondo lei le differenze tra ieri e oggi?
Ieri, quando ruoli e classi sociali avevano una loro ragione e soprattutto una credibilità diffusa, un rapporto ragazzi/adulti, per quanto pedagogicamente sbagliato, esisteva; da anni ormai questo rapporto si è dissolto, come si sono dissolti i ruoli e le classi sociali. Quello che un tempo era un dramma violento dai toni cupi s’è ridotto oggi a patetica farsa, se non sconcia barzelletta.
Gian Burrasca mostra di avere un forte senso di giustizia, crede che oggi sia un valore raro?
Il sentimento della giustizia di Giannino è il sentimento della giustizia dei semplici, e cioè il buonsenso. Non è certo un’alta e oggettiva idea di Giustizia quella che anima il ragazzino; ma evidentemente il degrado oggi è tale che anche il buonsenso sconcerta, dà fastidio. Ai sudditi è richiesto solo un silenzio acquiescente.
Le differenze tra l’originale e il riadattamento teatrale nascono da…?
Le differenze nascono dal mio bisogno di dare, a quanto andavo mettendo in scena, un umore che corrispondesse il più possibile all’idea che ho della società contemporanea. Devo precisare ulteriormente che non ne ho un’idea ottimistica?
Alcuni attori in scena hanno interpretato più personaggi, che difficoltà ha comportato ciò?
In realtà, solo due degli attori hanno interpretato un doppio ruolo, Lorenzini e la Baiamonte; la qual cosa converrà è abbastanza normale di questi tempi e in una compagnia privata. Di fatto, tranne Giannino sempre uguale a sé stesso, è una scelta drammaturgica che i vari personaggi del primo atto interpretino – scopertamente – i diversi personaggi che appaiono nel secondo atto.
Si riconosce di più nel ruolo di regista o interprete?
Mia cara, il problema è riconoscermi… ma scherzi a parte, mi piace di più la regia.
Sta già lavorando ad un altro progetto?
Proposte, progetti… ma finché non si concretizzano non è il caso di parlarne.
Foto di Mario Cucina