Voglia di cinema! I consigli di Massimo Arciresi
The Square (id., Svezia/Germania/Francia/Danimarca, 2017) di Ruben Östlund con Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary
L’arte moderna veicola la tolleranza? In teoria è così, soprattutto nella civilissima Stoccolma, dove gli agiati frequentatori di mostre recepiscono perfettamente le opere esposte. Ma i fatti dicono altro; se ne accorge (forse) l’organizzatore Christian, vittima d’un furto “gentile” che lo destabilizza. E poi, fino a che punto la provocazione – pure incontrollata – è legittima? Qual è il confine con il commerciale? L’ambiente fisico influisce? Östlund, vincitore della Palma d’Oro, si/ci interroga in modo stimolante, come nel precedente Forza maggiore. Mantenendo il senso del grottesco (e cavalcando il discorso, anche con i “quadrati”), il regista palesa l’ipocrisia (borghese) in situazioni di variabile gravità, dalla risistemazione della ghiaia di un’installazione allo scontro con un inviperito ragazzino.
Borg McEnroe (id., Svezia/Danimarca/Finlandia, 2017) di Janus Metz con Sverrir Gudnason, Shia LaBeouf, Stellan Skarsgård, Tuva Novotny
Cinema sportivo (la lunga, attesa finale di Wimbledon ’80 copre l’ultima parte), nonché introspettivo (non per niente la produzione è scandinava), dato che azzarda uno sguardo sulle adolescenze dei due grandi tennisti del titolo (più del primo, volutamente). Stili di gioco e personalità opposti (lo svedese triste e preciso al limite del maniacale, lo statunitense indisciplinato e sbraitante) che potrebbero avere radici comuni in un’indole ribelle (sappiamo che oggi i due campioni sono grandi amici). Determinanti e calzanti lo sconosciuto e somigliante Gudnason e il realmente intemperante LaBeouf.
La frase della settimana
«Non dimentichi le chiavi!» Il premuroso orsetto adottato da una famiglia londinese all’inizio di una sua giornata-tipo si rivolge a un distratto signore che sta uscendo di casa, prima di scoprire che l’antiquario Jim Broadbent vende un bellissimo libro animato che gli piacerebbe regalare a sua zia ma sarà sgraffignato per venali motivi dall’attorucolo trasformista Hugh Grant nell’assai grazioso – se si pensa al fiacco precedente – Paddington 2 (id., GB/Francia, 2017) di Paul King.