Inquieta e creativa, Antonella Calandra ha espresso con l’arpa la sua anima e ha contribuito a portare uno strumento aulico alla fruizione di tutti
di Pippo La Barba
Antonella Calandra, arpista musicista classica di formazione, è nel campo dello spettacolo da diversi anni e ha gestito nel contempo la sua associazione culturale. Ha completato gli studi in Arpa presso il Conservatorio di Musica F. Cilea di Reggio Calabria, e per ampliare la sua conoscenza nel 2013 ha completato gli studi in Canto Lirico, presso il Conservatorio di alta Cultura A. Scontrino di Trapani.
Per il contributo artistico e per la promozione dell’arpa che in questi anni ha dato alla città di Palermo, il 12 marzo 2017 le è stato assegnato dal Comune di Palermo il ” PREMIO DONNA ” LORY RESTIVO IV Edizione.
Chiedo ad Antonella di spiegare qual è la sua idea di musica
La mia visione e percezione è quella di un grande amore e di passione per la musica, per questa forma di espressione, a volte evanescente ma allo stesso tempo presente in ogni mio spazio-tempo.
Perché hai scelto l’arpa?
Ho scelto a 8 anni la musica e di suonare questo strumento, anche se mio padre si rivelò subito contrario alla mia scelta artistica così ostinata da parte mia. Era solo l’inizio di un susseguirsi di conflitti genitoriali, dove l’arpa è stata determinante al superamento di tutto ciò.
Cosa ti ha spinto in particolare a questa scelta?
Fu mia zia suora, Eleonora, a indirizzarmi verso lo strumento degli Angeli, mi diceva: pensa agli angeli che sono buoni e suonano l’arpa! Così fu la mia occasione per passare da “bimba cattiva” dei miei genitori a bimba buona e amata. L’occasione per rigenerarmi e trasformare “la mia vita in bella copia”.
Che differenza c’è tra l’arpa classica, moderna e l’arpa celtica?
L’arpa classica a pedaliera doppia è la prima arpa con la quale ho iniziato il mio percorso formativo in Conservatorio. Ha delle dimensioni più grandi della celtica e possibilità di cambi di tonalità. Va dalla letteratura classica compositiva ad autorevoli trascrizioni dal barocco, spaziando alla scuola francese, come Claude Debussy, a composizioni di autori contemporanei.
E l’arpa celtica?
L’arpa celtica mantiene il fascino arcaico, con le sue dimensioni ridotte permette di trasportarla più agevolmente, il suo repertorio spazia dal Medioevo al Tradizionale scozzese-irlandese. Molte compositrici moderne hanno composto e compongono per questo strumento ogni sorta di arrangiamento sia in forma didattica che professionale “easy and advanced harp”. Oggi l’arpa è il simbolo dell’Irlanda raffigurata nella bandiera ufficiale.
Tu quale preferisci?
Entrambe, la celtica rappresenta la mia anima pop! Mi ha dato la possibilità di suonare nei posti più svariati e di farmi avvicinare da un pubblico variegato e di ogni fascia di età, diventando fata per i bambini negli spettacoli, in versione da PUB Irish, trasformandomi insomma come un supereroe dei fumetti per sognare con l’arpa.
Quale futuro ha l’arpa in Italia?
Nell’ultimo decennio è stata proprio l’arpa celtica ad avere un seguito maggiore principalmente come riflesso delle band norvegesi e nord -europee in stile gotico-medievale. In Italia il campo è ben più esteso, sia al futuro in generale non solo della musica, ma al futuro dei musicisti e al valore che la politica gli vuole riconoscere. Si dà tanto spazio nei media al lancio di nuovi improbabili talenti, dimenticando gli artisti già formati fin da giovanissimi. L’arpa, strumento millenario, tuttavia continuerà a vivere come da sempre anche in periodi come oggi, offuscata per occhi e orecchie di ciechi e di sordi.