In Giuseppe Rizzo, raffinato compositore di musiche per il teatro e il cinema, emerge prepotentemente l’esigenza di esprimere in musica l’ “urgenza” interiore della propria anima
di Pippo La Barba
Giuseppe Rizzo si è diplomato in chitarra nel 2007 presso il Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo. Nel 2011 si è laureato in Didattica dello strumento musicale e nel 2017 ha conseguito la laurea magistrale in Musica Elettronica. Come compositore ha avuto diverse collaborazioni in campo teatrale, cinematografico e nelle arti performative. Dal 2006 cura, come musicista di scena, le performance della compagnia di danza contemporanea L’Espace Centro Coreografico di Palermo. Dal 2009 fa parte della compagnia di danza Omonia Contemporary Arts diretta da Silvia Giuffrè. Nel 2010 pubblica per ZONA Editrice Inferni in Cerimonia, un audiolibro di poesia e musica elettroacustica con lo scrittore Antonino Bondì. Attualmente collabora con la cantautrice siciliana Simona Norato.
Chiedo a Giuseppe di definire il suo genere di musica
Non faccio un particolare genere di musica. Mi piace la musica classica, colta, ma anche quella contemporanea
In senso più generale, cosa è per te la musica?
Ho con essa un rapporto spontaneo, giocoso, quasi “erotico”, come un bambino di fronte a un pacchetto di caramelle o di cioccolattini. Ma nello stesso tempo ne ho un grande rispetto, perché mi da da vivere e mi fa respirare.
Tu sei diplomato in chitarra classica, che tipo di strumento è?
Contrariamente a quel che si crede la chitarra è uno strumento difficile. E’ “femmina”.
Oltre al diploma in chitarra classica hai conseguito la laurea magistrale in musica elettronica.
La musica elettronica oggi è essenziale perché consente “illusioni sonore”, che non si possono ottenere con i singoli strumenti
Da dove nasce la tua vocazione musicale?
Veramente ho iniziato con il teatro. Nei primi anni 2000 ho fatto teatro con Isabella Ragonese, poi sono passato alla musica. Il teatro ha una interconnessione con la musica, è fondamentale estenderne la paletta dei suoni. Con le sole parole sarebbe monco
Chi ti ha convinto a scrivere musiche per il teatro?
E’ stato determinante l’incontro con Claudio Collovà, che mi ha spinto a fare musica a modo mio, non preoccupandomi minimamente del successo immediato. Con Claudio, di cui scrivo le musiche di tutti i suoi spettacoli, parliamo spesso di “urgenza”, di una imprescindibile tensione interiore. Con questo metodo alla fine il successo arriva
Per un artista il lavoro può diventare routine?
C’è questo pericolo, cerco per quanto possibile di evitarlo. Io faccio anche molti arrangiamenti su richiesta, ma ho un gusto innato per il lavoro fatto bene. E’ un buon antidoto per non scadere nella routine e nella banalità.