Si è concluso lo sprint elettorale, confermando in gran parte le previsioni della vigilia del voto. Il centro destra riceverà il maggior numero di seggi, il Mov 5 stelle è primo partito, seguito a poche lunghezze dal PD
di Mario Guglielmino*
In pratica i partiti che hanno ricevuto in assoluto il maggior consenso non potranno governare senza l’appoggio di almeno una parte degli avversari, e nemmeno la coalizione vincente, quella del centro destra, formata da Forza Italia –LEGA- Fratelli d’Italia, ha la forza di poter assumere autonomamente le redini di un governo. Si parla quindi già, anzi si continua a parlare, della necessità di una nuova legge elettorale e di nuove elezioni, che riescano a dare un indirizzo certo al paese.
In Italia, negli ultimi 5anni, le leggi elettorali sono diventate più numerose delle stesse elezioni, con vari cambi intermedi tra una legislatura e l’altra. Ricordiamo infatti nel 2013 la dichiarata incostituzionalità del cosiddetto “porcellum” (legge Calderoli), sui risultati del quale, peraltro, visse floridamente una intera legislatura di “nominati”. Da quel momento entra di fatto in vigore il “Consultellum”, che prende origine dalla “potatura” operata dalla Corte Costituzionale. Quindi si imbastisce l’Italicum, di fatto poi cassato dopo l’esito del referendum costituzionale. E abbiamo infine la legge Rosato (Rosatellum). In tutto sono, a ben vedere, gia 4 leggi elettorali in vigore e di fatto o anche solo virtualmente efficaci negli ultimi 5 anni.
Per non dire delle varie altre proposte nate qua e là e rimaste sospese in aria. Mettendole tutte in fila abbiamo un simpatico dizionarietto: Porcellum, Consultellum, Italicum, Democratellum, Verdinellum, Speranzellum, Grechellum, Provincellum, Legalicum, Rosatellum. Eh sì : pare proprio che noi italiani , dopo il decennio berlusconiano delle leggi ad personam, ci siamo dedicati alle leggi ad partitum” o “ ad coalitionem”.
E’ un ben triste primato. Nel frattempo le istanze profonde della gente rimangono in attesa, come se la panacea di tutti i mali fosse la legge elettorale. Ma, occorre domandarsi, è la semplice prevalenza di una parte o di una coalizione che darebbe come risultato il buon governo? E nel caso in cui si ottenesse, per ventura, una certa parvenza di stabilità, anche il sistema più solido non è forse chiamato a dar conto della varietà e della dialettica sociale, a meno che non diventi puramente autoritario e autoreferenziale? In realtà se dietro ogni promotore di questo o quel sistema si cela un interesse di una sola parte, nessuna legge elettorale potrà mai rispondere al bisogno di governo.
Ritroveremo questa maturità e senso di responsabilità nella attuale cultura politica italiana?
*Voci Attive