Voglia di cinema! I consigli di Massimo Arciresi
Foxtrot – La danza del destino (Foxtrot, Israele/Svizzera/Germania/Francia, 2017) di Samuel Maoz con Lior Ashkenazi, Sarah Adler, Yonathan Shiray, Shira Haas
Dopo il claustrofobico e premiato Lebanon, ecco finalmente il nuovo lucidissimo lavoro dell’israeliano Maoz, punteggiato dalla tragica, simbolica ironia che piace a Iosseliani (rappresentata perlopiù da un lento e inesorabile cammello a spasso) ma che, in un ideale abbraccio artistico, sarebbe forse opportuno ricondurre al palestinese Suleiman. Per dimostrare che la guerra è mor(t)almente stupida non la si deve nominare né spiegare: basta mostrarne le conseguenze legate all’intrinseca tensione che vi si respira, perfino nelle fasi di noia. Il soldato Jonathan è il perno di quest’impalpabile riflessione, confinato in uno sperduto posto di blocco e alloggiato in un fetido container mentre ai genitori ne comunicano la caduta. Sono loro ad aprire e chiudere il film, tra segni sull’anima e balli senza sbocchi.
Un sogno chiamato Florida (The Florida Project, USA, 2017) di Sean Baker con Brooklynn Prince, Willem Dafoe, Bria Vinaite, Mela Murder
Sono coloratissimi i motel da quattro soldi nelle vicinanze di Disney World, per non far sfigurare i parchi che attirano turisti da tutto il mondo. Ma l’umanità che vi approda sta su un altro gradino della scala sociale. La grande intuizione di Baker, regista, ottimo montatore e sceneggiatore (con Chris Bergoch), è descriverla attraverso i giochi (spesso dannosi) di un gruppetto di bimbi (diretti magnificamente e capeggiati dalla straordinaria Prince), che osservano e catalogano genitori (c’è chi vive chiaramente di espedienti) e altri ospiti. Sotto gli occhi del paziente gestore e (angelo) custode Dafoe.
Voglia di cinema! La frase della settimana
«Starò qui a guardare.» Patrick Schwarzenegger, gentile nuotatore mancato, sprona la quasi-fidanzata Bella Thorne (affetta da XP, ma lui non lo sa) a esibirsi con la chitarra durante la prima serata spensierata della ragazza nella semplice, non sempre coerente – però in linea con un filone affermatosi negli ultimi anni – love story (ovviamente con coming of age), ispirata a un inedito giapponese, Il sole a mezzanotte – Midnight Sun (Midnight Sun, USA, 2018) di Scott Speer.