Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Intervista ad Antonio Ferrante, candidato a segretario regionale PD

“Dobbiamo andare verso un modello innovativo, non più arroccato su individualismi ma che sia condivisione tra persone”.

di Clara Di Palermo

Incontriamo Antonio Ferrante, a un paio di anni di distanza dall’ultima intervista e ritroviamo la stessa determinazione e convinzione nelle proprie proprie idee ma una diversa maturità politica.
Ha da poco presentato la propria candidatura a segretario regionale del Pd, definendola una candidatura collettiva perché nasce dal confronto con chi ha fatto con lui lo stesso percorso.
Quarantatré anni, imprenditore agricolo, sposato e padre di Greta, una bella brunetta di due anni, da sempre impegnato sui diritti civili, Antonio Ferrante ha certamente ereditato la passione per la politica dal papà Giuseppe, scomparso alcuni anni addietro, che fu assessore e consigliere comunale, sia con Elda Pucci che con la prima sindacatura di Orlando, oltre che deputato regionale.

La passione politica

Quando ha iniziato l’attività politica?
“Per me la politica è attivismo da quando avevo 15 anni, ho aderito al Pd quasi dieci anni fa ed oggi più che mai credo nel progetto politico espresso dal segretario Zingaretti: basta politica organizzata ma condivisione tra persone. Sono queste le ragioni della mia candidatura, chiudere una fase gattopardesca e dare concretezza alla parola cambiamento”.
Annunciando la sua candidatura lei ha parlato più volte di candidatura collettiva. Cosa intendeva?
“Ho lottato insieme ad altri perché anche in Sicilia si svolgesse un congresso vero. A settembre abbiamo lanciato la nostra visione del Pd e della Sicilia per i prossimi anni e, dopo aver girato in lungo e in largo per incontrare amici e compagni in tutte le province, oggi sono in campo per rappresentare quelle che il Segretario Zingaretti definisce “persone” oltre la “politica organizzata” fatta di accordi a tavolino, caminetti e spartizioni varie. Io sono un semplice attivista che, avendo ricoperto un incarico regionale, ha potuto incontrare e conoscere tanti amici e compagni che, come me, condividono una visione di Pd che rappresenti un valore aggiunto tra elettori ed eletti, nel quale le decisioni vengano condivise e mai più calate dall’alto a partire proprio dal prossimo congresso regionale che, lo ripeto, deve essere vero e non a tavolino”.

Antonio Ferrante

Ci metto sempre la faccia

Lei è candidato unico?
“Ad oggi rimango l’unico che ci mette la faccia senza chiedere permessi o paracadute vari. Ovviamente so che da Roma verrà indicato qualcun altro e ne sono felice, perché vorrà dire che faremo un congresso vero in cui si confronteranno il modello delle persone da una parte e quello della politica organizzata dall’altro”.
La prima richiesta da fare a Roma?
“Come primo atto da segretario chiederò a Roma una moratoria economica per i prossimi due anni che ci permetta di ricostituire la rete delle sedi territoriali e così ripartire dalla militanza e da luoghi di incontro e confronto continui. Inoltre istituiremo la scuola di formazione politica perché i nostri giovani meritano l’occasione di diventare una classe dirigente consapevole, competente e, soprattutto, autonoma dalle vecchie logiche”.
Cosa vorrebbe dire ai vostri tesserati?
“A tutti i nostri tesserati chiedo di leggere la nostra mozione come le altre che arriveranno e di confrontarne la credibilità rispetto alla mia storia come a quella degli altri candidati. Solo così potremo finalmente aprire una fase nuova per il Pd in Sicilia che sia ispirato al percorso di apertura e cambiamento che il segretario Zingaretti ha avviato”.

Governo regionale? Qui sembra che non ce ne sia

Una regione come la Sicilia, con un patrimonio culturale incredibile, è ancora senza assessore ai Beni culturali. Come mai, secondo lei?
“A dire il vero da oltre due anni in Sicilia manca completamente un governo, quella dell’assessore ai beni culturali è un’assenza formale oltre che sostanziale. Ad oggi non risulta uno straccio di riforma e la maggioranza di Musumeci batte un colpo solo per spartire poltrone compromettendo l’immagine della Sicilia. Un esempio su tutti: un ciclo di conferenze sulle dittature allo Stabile di Catania, sponsorizzate dall’Assessorato, che pongono sullo stesso piano Hitler, Mao e Stalin”.
Infrastrutture, lavoro, istruzione, ambiente e lotta alle disuguaglianze: lei li ha indicati come punti fondamentali del suo programma. In che ordine di priorità?
“La lotta alle disuguaglianze: oggi la forbice tra chi può permettersi tutto e chi, invece, niente è troppo alta. Partiamo da una legge efficace contro lo spreco alimentare e liberiamo risorse di welfare per garantire a tutte le famiglie beni non di prima necessità. A parità di costi riusciremmo anche a mettere in moto l’economia”.

Tre cose tre

Tre cose di cui ha necessita questa regione?
“Innanzitutto di un governo. E in questo senso faccio un appello al Presidente Musumeci, guardi in faccia la propria maggioranza e decida nell’interesse dei siciliani se ha senso continuare l’agonia. Secondo: un rapporto diretto con l’Europa che ci permetta di recuperare il gap con le altre regioni,soprattutto nel settore delle infrastrutture e delle connessioni, perché Sicilia forte significa Europa forte. Terzo – conclude Antonio Ferrante-, mi permetta di dirlo, un Pd libero dalle logiche di autoreferenzialità e sopravvivenza individuale che possa rappresentare il faro di una nuova coalizione riformista”.
Lo Statuto autonomo ha ancora un senso?
“Abbiamo da sempre una Ferrari parcheggiata perché nessuno ha mai avuto il coraggio o la volontà di guidarla ed oggi molti insorgono perché altre regioni rivendicano lo stesso mezzo. Come tutte le fuoriserie ferme da troppo tempo necessita di un restyling ma contino a credere che possa essere decisivo per risollevare le sorti della nostra Sicilia”.

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