Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Gigi Mangia: “Bisogna fare rete”

Gigi Mangia, noto ristoratore palermitano, individua nel fare rete il futuro del settore dell'accoglienza e lancia un preciso J'accuse al mondo politico che non riesce ad affrancarsi da una pesante e ingombrante burocrazia

di Lavinia Castelli

Una vita tra i fornelli, un ristorante nel “salotto buono” di Palermo, ritrovo di politici, intellettuali, attori e tantissimi amici: Gigi Mangia, classe ’56, ci ha incuriositi, ultimamente, per i suoi post su Fb. Le sue bordate non risparmiano nessuno: ha un contenzioso con l’Amministrazione Comunale (nel merito del quale non vogliamo entrare in questa sede), chiede l’intervento del Presidente Mattarella, cancella il suo ristorante da una delle più note piattaforme di prenotazione di ristoranti online, costituisce (con altri operatori del settore) una nuova associazione. Tutto per difendere una categoria, quella di chi fa accoglienza, che fatica a riprendersi dopo il lockdown, vittima di una burocrazia che sembra peggio di un virus.
Lui è, fondamentalmente, un pacifico, un positivo, per questo i suoi strali sui social ci hanno un po’ meravigliato e spinto a fargli qualche domanda.
Gigi Mangia, a poco più di un mese dalla nascita la sua AIOS balzata all’attenzione nazionale, il modello della neonata associazione viene citato nei media internazionali. Significa che colma un vuoto nel mondo associazionistico?
“Innanzitutto AIOS RistorAzione ITALIA, non è mia. È un progetto condiviso che nasce sì a Palermo ma che, grazie alla nuova comunicazione, quella del post Covid-19, ci ha dato la giusta visibilità ed è riuscita a mettere insieme ristoratori livornesi, con ristoratori marchigiani, agricoltori molisani con ristoratori pugliesi, guide turistiche siciliane con gelaterie friulane, allevatori laziali con casari sardi. Financo con studiosi del futuro, urbanisti, umanisti, poeti, intellettuali. Ne è testimonianza la nostra Carta Agroalimentare che è stata approvata dalla Lega dei diritti dell’Uomo”.

Un modello nuovo

Spieghiamo ai nostri lettori qual è il vostro progetto: perché questo modello sta creando tanto interesse ?
“Vede… ciò che ci ha lasciato l’esperienza del Coronavirus è che è cambiata e cambierà sempre di più l’organizzazione del lavoro, ma non il lavoro. Per essere più chiari: io avrò sempre bisogno di clienti per vendere, ma potrò raggiungerli in maniera diversa; io avrò bisogno sempre di muovermi, ma il trasporto pubblico va ripensato, dovrà essere più condiviso, sharing per dirla come i miei figli. In questo, AIOS ha avuto il pregio di capire subito che, se volevamo conservare in vita il ristorante italiano che conoscevamo, dovevamo stringere alleanze, con i nostri collaboratori, con i nostri fornitori, con i territori e tra noi. Bisogna far partire le reti d’impresa, che io mi ostino a chiamare leggere”.
In che modo avete pensato a costituire queste reti d’imprese ? E perché leggere ?
“Alla base della costituzione di una rete d’impresa ci vuole innanzitutto spirito di condivisione. Bisogna che tutti gli attori che si muovono per dare vita a questo soggetto economico abbiano ben chiaro che tutti dipendiamo da tutti. Fatto questo primo passo, la costituzione di una rete d’impresa viene da sé : oggi non si può pensare di sopravvivere all’uragano Covid-19 se non si stringono forti alleanze. Quindi non si può prescindere da alleanze tra gli stessi ristoratori, o come li chiamo io gli artigiani del cibo e i loro stessi fornitori. Il mio amico Lucio Pompili scrive che “ Mangiare è un atto agricolo”, io , scherzando gli ribatto ittico, ma il senso vero è che noi siamo davvero cosa mangiamo”.

La necessità di fare rete

“Ecco perché individuiamo la necessità di rapporti, tra cluster produttivi e distributivi. Obiettivo finale: valorizzare insieme il percorso alimentare e ambientale. Come recita la nostra Carta Agroalimentare : “La qualità e il valore di questi prodotti che diventano, attraverso il linguaggio della cucina, una rappresentazione alimentare di origini, cultura e identità”.
Quindi parliamo non di semplice ristorazione ma di proposta di uno stile di vita, partendo dall’alimentazione?
“Certo. Uno stile di vita da diffondere nelle nostre attività, dalle mense scolastiche e ospedaliere, ai ristoranti. Rendendo remunerativo ed equo il consumo consapevole, niente sprechi né cibo globalizzato, ma secondo il concetto per cui ‘il cibo è di tutti’, attraverso il diritto al lavoro, di chi sta piegato sulla terra, e di chi come noi piegati sulle padelle “. La nostra struttura è comunale, leggera quindi, perché il rapporto con l’amministrazione comunale è fondamentale per la vita di un’impresa, basti pensare a tasse, tributi, regolamenti. Proponiamo un modello economico “GLOCALIZZATO”.

Gigi Mangia

Pro e contro della globalizzazione

“La globalizzazione – continua Gigi Mangia – ci ha dato tante ottime opportunità, prima tra tutti un modo fantastico di comunicare, ma ci ha reso più deboli perché, andando alla ricerca delle migliori opportunità produttive, abbiamo dimenticato i nostri territori. E allora… quando avevamo bisogno di ventilatori polmonari nessuno ne produceva più in Europa. Ci siamo resi conto di quanto sia importante in un momento emergenziale la presenza sui territori di industrie i cui prodotti possono essere fondamentali per la salvezza fisica Per questo abbiamo scelto di comunicare il nostro lavoro, le nostre scelte, di tenerci in contatto utilizzando la scienza della globalizzazione, ma abbiamo anche fatto la scelta di essere ambasciatori dei nostri territori nel vero senso della parola, stringendo veri e propri patti con gli agricoltori, i pescatori, gli allevatori, i casari, i norcini e promuovendo il prodotto locale. Diciamo che siamo entrati nella filosofia dell’io compro territoriale e lo comunichiamo fortemente al mondo globale”.
La vostra associazione, quindi, non è composta solo da ristoratori?
“No, le nostre reti d’impresa sono aperte ai diversi attori, dai produttori, ai ristoratori, agli albergatori o ai proprietari di b&b o di hotel de charme, ma anche ai professionisti come guide turistiche, urbanisti, consulenti del lavoro”.

Collaboratori, non dipendenti

Lei ha detto la parolina magica: lavoro. Come è il rapporto tra il vostro associato e i propri dipendenti ?
“Più che di dipendenti io amo parlare di veri e propri collaboratori. Abbiamo visto sulla nostra pelle come siamo stati abbandonati e abbindolati dalle chiacchiere del Governo. Abbiamo visto tutti dove stavano le associazioni datoriali e i sindacati nel momento del bisogno. E abbiamo visto dove stavamo noi. Per ripartire è necessario un patto solidale che preveda una redistribuzione degli utili, una formazione costante in massima parte on job, una premialità sia in riferimento alla migliore produttività che al migliore apprendimento formativo”.

Fatti? No, solo parole! La burocrazia uccide le imprese

Insomma… Gigi Mangia cosa prevede per questo prossimo futuro?
“All’inizio di quest’emergenza anch’io, come molti, ho pensato che Covid-19 poteva rappresentare una di quelle grandi tragedie in grado di cambiare il mondo. Le omelie di Papa Francesco, un certo atteggiamento solidaristico… tutto ciò mi confortava. Ci dicevamo che eravamo tutti sulla stessa barca. Oggi, devo amaramente dire che da quella barca qualcuno tenta di buttar giù più di un navigante. Le false promesse di aiuti economici si sono rivelate più che fallaci: chi aveva avuto accesso al prestito oggi deve ricorrere a quei soldi per pagare le tasse, la burocrazia malata sta uccidendo quelle aziende che tentano di sopravvivere nonostante tutto, lo smart working sta svuotando le città, rendendole molto pericolose e a poco varrà mantenere lo stato d’emergenza”.
E dobbiamo augurarci che non ci sia una ripresa dei contagi…
“Se dovesse arrivare una grande tragedia economica, cosa che ovviamente non mi auguro, potrebbe, questo sì, essere il grande disastro. Quel disastro che ci obbligherà a una riflessione profonda su noi stessi, su che cosa è la democrazia e quali responsabilità dobbiamo assumerci per mantenerla in vita. Perché se continuiamo a scaricare le colpe sugli altri la democrazia morirà e questo è il vero grande rischio, e, purtroppo temo che questa agonia sia già cominciata”.

LETTERA APERTA RISTORATORI

Poco dopo aver concluso l’intervista con Gigi Mangia, riceviamo la lettera sottoscritta da circa 50.000 ristoratori italiani a seguito della dichiarazione del Vice ministro Castelli al tg2 un paio di giorni fa, quando ha detto che “se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante, allora bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività”, come dire cambia mestiere.

C.A. VICEMINISTRO ECONOMIA E FINANZE LAURA CASTELLI

PER IL VICEMINISTRO CASTELLI PASSIAMO DAL COVID DIRETTAMENTE ALLA RISTORAZIONE 4.0

“Se si sbagliano i tempi ed i modi si fa danno.
Per noi il commento del viceministro al servizio mandato in onda dal TG2 è BOCCIATO.
Non siamo più disposti a scusare, a capire o giustificare.
Siamo diventati intolleranti a questi scivoloni televisivi che mettono alla gogna mediatica un intero comparto. Ci hanno dato dei pigri, dei rivoluzionari, multati e adesso anche degli incapaci. Tutti questi appellativi non appartengono alla nostra categoria che rappresenta un importante colonna economica italiana ( 13% del Pil)

I ristoratori non hanno mai chiesto clienti al governo, hanno chiesto sostenibilità per le riaperture.

Molte attività, hanno riaperto con la consapevolezza di ricominciare in una situazione emergenziale, dove gli incassi non coprono i costi.
Con il coraggio e lo spirito di sacrificio che sempre contraddistingue la nostra categoria abbiano scelto di voler continuare a regalare una serranda alzata in città, di voler essere vicini ai nostri collaboratori, per sopperire ad uno stato che ha lascito nell’incertezza centinaia di migliaia di lavoratori del settore.

Nonostante tutto troviamo la positività e la dignità di non mollare e tentare di preservare occupazione e conservare la tradizione enogastronomica, elemento trainante del Made in Italy.
Abbiamo chiesto aiuti concreti e sufficienti a salvaguardare le nostre attività, disposti a farci carico di ulteriori indebitamenti non voluti e non previsti che toglieranno altri anni nostra volontà di crescita, sviluppo ed innovazione. Ci siamo solo ritrovati con un pacchetto di promesse su promesse ancora non mantenute.

A tutto ciò cosa si aggiunge l’incapacità della comunicazione politica.
Mai ci saremmo aspettati una dichiarazione del vice ministro Castelli totalmente fuori focus. Da quando è cominciata l’era dell’impresa 4.0 avete propinato alle aziende digitalizzazione, robotica, e-commerce, app tecnologiche, ecologia, monopattini, delivery e tanto altro, ma nulla di tutto questo rappresenta l’essenza dei principi fondamentali della ristorazione fatto di ospitalità, accoglienza e relazione.
Ci volete vedere mangiare tutti davanti al PC in smartworkig?
Così siete liberi di ingabbiarci a casa e negli uffici e lasciare le città in balia del degrado e delle attività clandestine.
Senza lavoratori, senza studenti, senza turisti migliaia di alberghi, musei e pubblici esercizi a breve abbasseranno le proprie serrande per non rialzarle più.
La politica non è show ma ha la responsabilità di dire cose giuste, nel modo giusto e con le parole giuste.
Gli chef ed i ristoratori, dopo gli artisti sono la categoria più creativa che ci sia.

Caro ministro Castelli non abbiamo bisogno di aiuti per cambiare modo di fare le nostre attività.
Non si risolve il problema invitando aziende non convertibili a convertirsi in altro.
Non sforzatevi ad analizzare il mercato che cambia nella domanda ed offerta, lo sappiamo fare bene anche noi.

In questo momento non abbiamo bisogno di sentirci dire nulla di tutto questo, abbiamo bisogno che turismo e mobilità torni a vivere nelle nostre vie. Abbiamo bisogno che portiate a termine le vostre promesse poi parleremo se vorrete della RISTORAZIONE 4.0.

Cordiali Saluti,

Gianfranco Vissani con Treviso Imprese Unite, Ristoratori Milanesi, Associazione ristoratori valle Camonica e Associazione pubblici esercizi alta valle Camonica, Associazione ristoratori Gussago Franciacorta, Associazione Palazzolese Enogastronomica, Movimento impresa Lombardia Liguria Riparte, Ristoratori Emilia Romagna, Ristoratori Toscana, Futuro Ho.re.ca Pisa, RistorItalia, Horeca Ciociaria, Associazione Commercianti per Salerno, Movimento Impresa Puglia, A.I.O.S., ARTHoB.

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