Dopo 80 anni dal Regio Decreto del 30 gennaio 1941 sull’ordinamento giudiziario, si ritorna a parlare di riforma della giustizia. Infatti, agli inizi di giugno, Lega e Radicali hanno depositato in Corte di Cassazione sei quesiti referendari che riguardano la riforma della giustizia, annunciando, in merito, la raccolta di firme.
I sei referendum giustizia, promossi dalla Lega e dal Partito Radicale, sono riusciti a raccogliere una media di 700 mila firme, anche se in realtà sono, poi, passati da un’altra strada.
Alla fine, a fare richiesta sono stati, infatti, i Consigli regionali. Esattamente, quelli della Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto. Tutte Regioni governate dal Centrodestra). La raccolta delle firme è stata, comunque, massiccia. Forte la partecipazione in Sicilia. Così come è stata forte l’influenza delle firme raccolte in Sicilia. L’Isola, infatti, è stata tra le regioni con più firme raccolte.
I sei Referendum sulla Giustizia
I sei quesiti riguardano la riforma del Consiglio superiore della magistratura, la responsabilità diretta dei magistrati e la loro valutazione, la separazione delle carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione del decreto Severino.
La partita dei referendum sulla giustizia si intreccia con la riforma promossa dalla Ministra Marta Cartabia.
Alcuni dei quesiti proposti hanno avuto l’approvazione anche di una parte del centrosinistra. Ma i lati oscuri rimangono ancora tanti.
Quando si vota
Se ci sarà il via libera di Cassazione e Consulta, si voterà tra il 15 aprile e il 15 giugno. Il 31 ottobre era l’ultimo giorno per consegnare le firme per tenere un referendum abrogativo nel 2022.
Antonio Catalfamo, capogruppo della Lega all’Ars e Donatella Corleo, Consigliere generale del Partito Radicale
Per comprendere come verrebbe modificato il quadro giudiziario nel caso in cui si realizzasse il referendum è necessario analizzare i quesiti depositati e l’iter che è stato seguito, nonché le ragioni che li hanno ispirati. Per una maggiore analisi, abbiamo rivolto qualche domanda a due esponenti dei due partiti che hanno voluto i referendum, focalizzando l’attenzione sulla Sicilia che rappresenta una tra le regioni con più firme raccolte. Antonio Catalfamo, capogruppo della Lega all’Ars e Donatella Corleo, Consigliere generale del Partito Radicale, i nostri interlocutori.
L’iter
L’Inchiesta Sicilia – Quali saranno gli altri passaggi per arrivare al referendum?
Donatella Corleo – Prima di essere sottoposti al voto popolare i 6 referendum sulla riforma della giustizia ammessi dalla Corte di Cassazione, dovranno essere vagliati dalla Corte Costituzionale che stabilirà quali dei referendum sono ammissibili secondo Costituzione.
Antonio Catalfamo – All’approvazione della cassazione segue il parere della consulta prima dell’indizione delle date
Cos’è successo?
L’Inchiesta Sicilia – I sei referendum sulla giustizia hanno raccolto
un congruo numero di firme, ma in realtà sono poi passati da un’altra strada.
A fare richiesta sono stati infatti i Consigli regionali di alcune regioni,
compresa la Sicilia, ma poi, in Sicilia è successo qualcosa di raccapricciante.
Cosa?
Donatella Corleo – Le firme raccolte sui quesiti inerenti alla giustizia, che sono circa 750 mila per ogni singolo quesito, come viene fatto osservare dalla domanda posta, non sono state depositate in Cassazione per la verifica del congruo numero, perché si è scelto di percorrere la via dell’ammissibilità espressa dalla Corte sulle delibere avanzate dalle Regioni e resa nota qualche giorno prima della data, il 30 ottobre, in cui sarebbe dovuta avvenire la consegna.
Antonio Catalfamo – Per la Sicilia si e’ verificato un sanabile errore procedimentale che non altera il dato politico registrato in ars
La scelta ai cittadini?
L’Inchiesta Sicilia – Il referendum è uno strumento estremamente delicato. Pensa che i cittadini siano veramente in grado di decidere su una materia così complessa?
Donatella Corleo – Sono convinta che i cittadini italiani siano consapevoli dei disastri economici, sociali ed individuali provocati da un sistema giustizia che, nei decenni, ha fatto strage perfino di alcuni principi sanciti dalla Costituzione e di uno Stato, quello italiano, che si proclama Stato di Diritto. E sono altrettanto convinta che se il sistema di informazione, pubblico e privato, affrontasse la questione referendaria ed i suoi temi, complessi certo, per informare ( appunto) con approfondimenti puntuali e tali da permetterne la conoscenza, allora avremmo cittadini ancor più ed in maggior numero consapevoli. E consapevoli, aggiungo, di tante delle disfunzioni di una giustizia che è mala giustizia.
Antonio Catalfamo – No, perché nel raccogliere le firme ho verificato grande consapevolezza sui quesiti da parte dei firmatari e voglia di acquisirne contezza di chi si avvicinava chiedendo cosa stessimo facendo nelle piazze.
Incidenza delle firme in Sicilia
L’Inchiesta Sicilia – I sei referendum sono stati promossi dalla Lega e dal Partito Radicale, raccogliendo una media di 700 mila firme. Quanto hanno inciso le firme raccolte in Sicilia nel computo complessivo delle 700 mila?
Donatella
Corleo – La Sicilia ed i
siciliani, hanno offerto un contributo prezioso nel computo delle circa 750mila
firme. Di certo, i punti di raccolta, tavoli e gazebo, sono stati presenti sul
territorio ed anche nelle Case Circondariali di Palermo, Trapani, Siracusa e
Catania per garantire anche ai reclusi ed alle recluse, la possibilità – al
pari dei cittadini liberi – di essere informati e firmare.
Antonio Catalfamo – Parecchio dal momento che la Sicilia è
tra le regioni con più firme raccolte se non addirittura la più virtuosa sotto
questo aspetto
I Consigli regionali che hanno fatto richiesto
L’Inchiesta Sicilia – A fare richiesta sono
stati i Consigli regionali di Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria,
Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto (tutte regioni
governate dal centrodestra).
Perché diventa una querelle politica con una connotazione squisitamente di
centrodestra?
Donatella Corleo – Anche alcune forze di sinistra, penso ai socialisti, hanno aderito alla campagna referendaria. Ciò precisato, le regioni governate da maggioranza di centrodestra sono, sì, quelle che con le delibere hanno permesso la indizione dei referendum e se i quesiti passeranno il vaglio della Corte Costituzionale, anche i cittadini che non hanno ” collocazione” politica e perfino i cittadini di sinistra che hanno sottoscritto anche in Sicilia i referendum sulla Giustizia ne beneficiera no.Voglio dire: che se di querelle dobbiamo parlare, la querelle dovrebbe incentrarsi su una domanda: perché i big del centro sinistra non si sono espressi in maniera chiara, scevra da pregiudiziali ideologiche che secondo me( e lo dico per inciso), spesso hanno due pesi e due misure, sul loro no ?
Antonio Catalfamo – Perché il centrodestra in questo momento in Italia è l’unico polo che tratta temi socialmente sensibili, mentre incredibilmente altrove, solo a titolo di esempi, si parla di inasprimenti fiscali o di liquidità di genere
Comune denominatore tra Lega e Partito Radicale
L’Inchiesta Sicilia – Cosa accomuna questa scelta Lega e Radicali?
Donatella Corleo – La risposta è molto semplice. Non in questi ultimi 8 mesi, ma da decenni, il Partito Radicale ha sempre avanzato proposte di riforma sulla Giustizia.
Tre anni fa abbiamo organizzato della carovane per una campagna raccolta firme intitolata “8 Pdl contro il Regime e per la transizione allo Stato di Diritto ” che toccavano, anzi, avevano il loro fulcro, nella questione Giustizia. E già lo scorso anno, di Referendum, aveva parlato da Radio Radicale il segretario del Partito Radicale on. Maurizio Turco. Nessuna forza politica di governo ha risposto. Solo la Lega di Matteo Salvini.
Antonio Catalfamo – Ci sono temi che dovrebbero essere trasversali, ed evidentemente lega e radicali dimostrano sul punto una ragionevolezza che mi sorprende non rinvenire in tutte le forze politiche