Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

L’artigianato siciliano: una rotta per il futuro, ripartendo dalla dimensione culturale dell’Isola

Da tempo assistiamo ad una crescita esponenziale e un po' selvaggia della produzione. Alla quale si aggiunge la crisi. La conseguenza naturale è una profonda incertezza. Incertezza che incide sul futuro. Per provare a ritrovare la rotta dobbiamo ripartire dalla dimensione culturale. L’artigianato siciliano nella sua dimensione culturale può essere la nostra rotta in questo mare di incertezze. Ne parliamo con Luca Tumminia, presidente dell’associazione Artigianando e Pietro Muratore, presidente associazione Alab. Le associazioni che, come tutti sappiamo, hanno dato vita al mercatino dell'artigianato per questo Natale 2021

di Patrizia Romano

Immergersi tra le preziose miniature esposte nelle casette in legno del mercatino natalizio nel Centro di Palermo, è come fare un viaggio nella storia della tradizione artigianale della Sicilia. Quei piccoli oggetti in cuoio, vetro soffiato, argilla, metallo, tessuto, lavorati da abili mani con il solo ausilio di semplici attrezzi, ripercorrono secoli di cultura dell’Isola.

Ma l’artigianato non ha soltanto un lungo passato, ha pure un presente, che è il mercatino del Natale dal quale vogliamo partire per raccontare l’artigianato, e ha, soprattutto, un futuro, che è quello su cui tanti artigiani/artisti stanno investendo la propria vita.
Ed è proprio attraverso due creativi del settore che vogliamo trasferire qualcosa in più sul valore dell’artigianato. Quel valore in più che si nasconde e che possiamo scoprire tra le bancarelle del mercatino del Natale.
A parlarci delle prospettive e del futuro dell’artigianato siciliano, sono gli organizzatori del mercatino del Natale 2021: Luca Tumminia, presidente dell’associazione Artigianando e  Pietro Muratore, presidente dell’associazione Alab.

Il Natale, un’occasione ideale per parlare di artigianato

L’Inchiesta Sicilia – Il Natale, con la sua magia, è l’occasione commercialmente più opportuna per introdurre fiere di prodotti tipici. Parliamo, quindi, dell’evento più caldo dell’anno per disquisire sul tema dell’artigianato siciliano.

Dicembre un mese commercialmente importante

Pietro Muratore – Dicembre è un mese importante per l’economia. Quest’anno in particolare le persone hanno tanta voglia di tornare a una vita a cui era abituata, anche a costo di sopportare la mascherina e fare il vaccino. Amiamo la libertà. A dicembre possiamo avere denaro in più e diverse sono le occasioni che si presentano, in particolare i mercatini di artigianato creativo artistico in cui ALAB è impegnata 

Dicembre un mese magico

Luca Tumminia – A Palermo, come in tante altre città europee, finalmente, si respira aria di Natale attraverso i mercatini. L’artigianato, la creatività, sono concetti che per troppo tempo sono stati relegati ai margini. Veniva considerato di più l’aspetto commerciale di un prodotto. In un periodo storico come questo che viviamo, dove un prodotto realizzato in serie lascia ancora una forte impronta, l’artigianato è tornato a farsi sentire. Ogni popolo coglie la propria forza attraverso la manualità. I mercati di Natale a Palermo sono una forma di rigenerazione urbana e di rilancio dell’economia in un periodo storico molto brutto per via della crisi scaturita dall’emergenza sanitaria. Natale in centro è all’interno di una zona che è diventata pedonale da poco meno di un anno e che il Comune ha il preciso intento di rilanciare. Sono zone che per anni hanno visto il transito di auto. Il mercato di Natale da l’opportunità di riportare in vita zone centrali che sono state poco fruibili a piedi. Natale in centro ha lo scopo di riportare prodotti che non sono più presenti.

L’artigianato come prospettiva per i giovani

L’Inchiesta Sicilia –  L’artigianato può ancora rappresentare un’opportunità di realizzazione professionale per i giovani?

Pietro Muratore – Una nazione non può trascurare l’artigianato. Semmai deve rafforzarlo e sostenerlo. I cambiamenti climatici ci costringono a una svolta di economia sostenibile. E noi di ALAB, da quando siamo nati, ci poniamo questo aspetto in particolare con il riciclo e i prodotti di qualità per la salute di tutti noi.
Sostenere l’artigianato è dare anche un’opportunità di lavoro ai giovani. ALAB, come potete verificare dalle locandine che pubblichiamo, sta cercando persone che sappiano ricamare e che vogliano partecipare ai corsi molto professionali che faremo dal mese di febbraio per dare e creare lavoro, in particolare ai giovani.

Luca Tumminia – Ci sono tantissimi giovani che si stanno avvicinando, da qualche anno, ai lavori manuali. E’ chiaro che i giovani vanno seguiti perché ci vuole formazione, ci vuole qualcuno che gli indichi la strada per   approfondire un processo di lavoro, di opportunità. I giovani sono molto   interessati all’artigianato. I dati degli ultimi anni sono volti a far venire fuori una visione di artigianato giovane, ma proiettato verso il futuro. Ormai si parla di artigianato 4.0, artigianato digitale. E’ una serie di figure che soltanto i giovani con la propria mentalità contemporanea possono rappresentare.
Quindi si. Dall’agricoltura all’artigianato c’è un fervore molto importante. Servono delle linee guide che li aiuti a comprendere cosa ci sia dietro queste potenzialità.

Cambiamenti nell’artigianato siciliano

L’Inchiesta Sicilia –  Come è cambiato l’artigianato siciliano, rispetto al passato?
Pietro Muratore – Una domanda complessa, forse andrebbe studiato prima cos’è artigianato creativo artistico che si distingue da quello più professionale. Il primo si caratterizza per l’unicità delle creazioni. ALAB sta in questo spazio. E non ha nulla a che vedere con l’assemblaggio. In questo ultimo caso la legge è chiarissima. Il secondo, quello professionale, si distingue, invece, per l’uso di strumenti che agevolano la produzione perché può essere anche serale. I cambiamenti in particolare stanno in alcune novità, individuali o associative, come la ricerca dell’uso della canapa, del pale di fichi d’india e così via che sono utilizzati in particolare nell’artigianato.

Un po’ comincia ad uscire da schemi molto tradizionali rigidi

Luca Tumminia – L’artigianato siciliano, rispetto al passato, si è un po’ scrollato di dosso quella visione di alcuni prodotti specifici che lo caratterizzavano, come la ceramica o prodotti legati agli antichi mestieri.
L’evoluzione la dà la contemporaneità che viviamo. Grazie soprattutto all’utilizzo dei social, dei nuovi formati, dei nuovi strumenti che ci  permettono di confrontarci con il mondo. Oggi l’artigianato ha  subìto sicuramente un’evoluzione e vede un artigiano  tecnologicamente  più avanzato, con una  forma mentis differente. Parliamo di un artigianato che si rivolge ad esempio al riciclo di prodotti che permette di lavorare nuovi materiali mai utilizzati prima. Oggi c’è l’artigiano che ha voglia di confrontarsi con nuove realtà che lo portano a creare oggetti di design.
Sicuramente è un impulso importante. C’è anche un recupero degli antichi mestieri però evoluti attraverso l’utilizzo di strumentazioni   contemporanee, come la stampante 3d ad esempio. L’artigianato siciliano guarda a un futuro differente e, come dicevo, ha bisogno di linee guide che possono essere anche i mercati stessi.

L’export può partire dalla tradizione?

L’Inchiesta Sicilia –  Il lancio di un artigianato da portare al di là dello Stretto, potrebbe partire da una tradizione della Sicilia in senso lato?

Pietro Muratore – La Sicilia ha ottimo potenziale. Qui occorre la presenza attiva della Regione siciliana che ha il dovere di sapere ascoltare e coinvolgere tutti gli elementi attivi, soprattutto le associazione presenti nel territorio. La Regione deve comprendere che l’artigianato non ha disposizione i mezzi economici delle grandi aziende, ma neanche entrare in questi meccanismi che non appartengono a un’economia legata alla sostenibilità e alla cultura del territorio.

La tradizione siciliana

Luca Tumminia –   La tradizione artigianale siciliana affonda le proprie radici su una serie di antichi mestieri, come quella della lavorazione del vetro, del ferro, della ceramica, così come quella del cuoio e del ricamo. Quindi si, assolutamente. Oggi ci insegna anche l’esperienza di Dolce e Gabbana che sono venuti qui in Sicilia a investire, attraverso il loro brand, su una forma di evoluzione dell’artigianato classico. Sicuramente il nostro artigianato può essere esportato al di là della nostra regione.

Servono più strumenti

Servono gli strumenti. Sono necessari per attuare questo tipo di processo. Attualmente abbiamo esempi di artigiani che, partendo da un concetto di artigianato base tradizionale, sono riusciti ad esportare   fuori   dal   proprio   territorio   la   tradizione   siciliana.   Ribadisco,   una   visione   più contemporanea e l’utilizzo di nuove tecnologie sono la base per avere una visione e un’opportunità differente

In che considerazione è tenuta la categoria artigianale

L’Inchiesta Sicilia –  Sotto il profilo istituzionale, è una categoria tenuta in considerazione quella degli artigiani?

Assolutamente no


Pietro Muratore – Assolutamente no! Noi di ALAB non abbiamo mai usufruito di nessun contributo, nemmeno durante le chiusure imposte dal governo per il Covid.
Nemmeno le banche hanno avuto un minimo di attenzione. Infatti, si sono fatte pagare anche il canone dei POS che non potevamo utilizzare. Possiamo solo dire grazie alla sensibilità dei tanti proprietari dei nostri locali, grazie a cui abbiamo ottenuto una riduzione del canone di locazione.

Una delle categorie più penalizzate

Luca Tumminia – Questo è un argomento particolare e spinoso. In realtà negli ultimi anni, se la guardiamo dal punto di vista della tassazione, quello degli artigiani è stata una di quelle categoria che più ha subito l’aumento della pressione fiscale che ha comportato tutta una serie di chiusure di laboratori artigiani e di negozi davvero preoccupante. Con i pochi aiuti disponibili, negli ultimi due anni, hanno subìto un colpo davvero pesante.

Le Istituzioni lontane

Le istituzioni in realtà sono lontane dal mondo artigianale.
A parole si parla spesso di artigianato ma è un mondo che andrebbe regolamento e quando si parla di regole, un legislatore dovrebbe sapere cosa fare e dove intervenire. Un grosso impulso è stato dato da noi associazioni, non di categoria tengo a precisare, associazioni culturali che con il loro lavoro hanno portato alla ribalta la figura dell’artigiano che, soprattutto in una fase di crisi, che identifico a partire dall’anno 2010, è ritornato prepotentemente all’interno del dibattito pubblico e ciò è stato possibile grazie, all’interazione e all’unione di persone che hanno permesso di parlare ancora di artigianato.

Occorre maggiore aiuto dalle Istituzioni

Le istituzioni, sicuramente, devono comprendere che la salvezza sta nel commercio di prossimità che, contestualmente alle nuove tecnologie, deve sopravvivere e rivivere attraverso la figura dell’artigiano classico ma comunque contemporaneo. Noi ci crediamo molto e crediamo che il futuro sarà del prodotto unico. Tutto ciò che sta in mezzo scomparirà ma il prodotto unico che vive attraverso l’artigianato sopravvivrà.

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